L'opera ritrovata nei depositi del Museo Correr per la prima volta in mostra a Piazzola sul Brenta


Dopo un lungo e complesso restauro, l’importante dipinto di fine Quattrocento ritrovato nei depositi del Museo Correr di Venezia lo scorso dicembre sarà esposto per la prima volta in mostra a Piazzola sul Brenta. 

Lo scorso dicembre nei depositi del Museo Correr di Venezia fu rinvenuto un importante dipinto di fine Quattrocento raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante: ora, dopo un lungo e complesso restauro sostenuto dalla Fondazione G. E. Ghirardi Onlus, l’opera sarà esposta al pubblico dal 10 maggio al 27 ottobre 2024 per la prima volta in Villa Contarini - Fondazione G. E. Ghirardi a Piazzola sul Brenta, luogo natale di Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 1506.

Dopo l’importante ritrovamento infatti sono iniziati lo studio, l’indagine scientifica, anche con l’ausilio di sofisticate tecnologie, e poi il delicatissimo, complesso e lungo restauro, fino alla odierna restituzione del dipinto. Il primo dato significativo è che la stessa scena sacra tutta “al femminile” è pressoché identica a quella visibile di un dipinto oggi conservato all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (USA), da sempre attribuito ad Andrea Mantegna - ne reca la firma, anche se ritenuta non originale da alcuni studiosi- e già presente nelle collezioni mantovane dei Gonzaga. Di tale somiglianza le indagini radiologiche e riflettografiche compiute sul dipinto veneziano hanno dato chiara spiegazione tecnica, assolutamente inaspettata: il disegno, rilevato strumentalmente sotto al colore, delinea un tracciato pressoché perfettamente coincidente con il dipinto di Boston. Dunque, entrambi i dipinti sembrano essere stati realizzati a partire dallo stesso cartone, forato per trasferire a spolvero i punti guida del disegno sulle due tavole. È conseguente ritenere che le due opere siano state realizzate dal medesimo atelier (indubbiamente quello mantovano di Andrea Mantegna) a breve distanza di tempo se non in contemporanea: due dipinti quasi del tutto identici, solo con qualche piccola ma significativa variante di dettaglio e colore. Altro dato essenziale emerso da analisi e restauro è che si tratta di un’opera incompiuta: dopo un accuratissimo processo creativo, lungo e faticoso, per una ragione sconosciuta il pittore ha abbandonato l’opera ad un passo dal termine. Le domande aperte riguardano anche chi ne fu il committente o, più verosimilmente, “la” committente (forse un’ illustre dama Gonzaga) e per quale contingente motivo avrebbe richiesto due dipinti uguali, per quali destinatari, quali significati celano l’attorniarsi alla Vergine e al Bambino Gesù di tante sante donne, alcune identificabili chiaramente, altre invece apparentemente anonime, ma vestite elegantemente alla moda di corte coeva al dipinto. Un altro punto interrogativo riguarda il viaggio che il dipinto ritrovato ha fatto per giungere in laguna, e quali e quanti passaggi per finire nelle mani del collezionista Teodoro Correr tra Sette e Ottocento.

L’opera ritrovata sarà ora protagonista dell’evento espositivo L’impronta di Andrea Mantegna, promosso da Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondazione G. E. Ghirardi con il sostegno del Comune di Venezie e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. L’esposizione è inoltre occasione per tentare le prime risposte alle tante domande poste dalla particolarissima natura, materiale, artistica, iconografica del dipinto. L’opera sarà infatti accompagnata da un ricco apparato didascalico, su pannelli e multimediale con monitor touch-screen, con l’obiettivo di illustrare al pubblico i dati più interessanti emersi dalle indagini e dal restauro.

Si avrà quindi occasione di conoscere le prime ipotesi interpretative dei molteplici significati delle raffigurazioni che ruotano attorno alla corte mantovana dei Gonzaga e a celebri figure del Rinascimento, come Isabella d’Este, tra le più probabili committenti per il singolare “doppio dipinto”. A Piazzola sul Brenta, il dipinto è dunque offerto anche all’attenzione degli studiosi, che potranno tentare di scalfirne gli affascinanti segreti. Anche in attesa di tali risposte, la mostra-dossier vuole essere l’epilogo di una vicenda che unisce scoperta, indagine, studio, conservazione, restituzione, valorizzazione.

Descrizione del dipinto

Il dipinto rappresenta il tema della Sacra Conversazione: la Madonna e il Bambino Gesù in muto dialogo spirituale con san Giovanni Battista fanciullo e sei sante. Dal punto di vista strettamente iconografico, il soggetto sembra legarsi al tema figurativo fiammingo della Virgo inter virgines, vivo soprattutto nelle corti di Francia e Borgogna del secolo XV. Le figure, tutte e solo donne, ad eccezione dei due fanciulli, sono disposte a semicerchio, alcune sedute, altre inginocchiate su di un chiaro terreno, al limitare di un retrostante prato e con un profondo paesaggio aperto alle loro spalle. Una scoscesa quinta rocciosa bruno-scura è sulla sinistra, mentre al centro e verso destra serpeggia un largo fiume, oltre al quale più lontane e chiare quinte montuose fiancheggiano un dosso collinare punteggiato di piccoli alberi frondosi, sopra al quale si apre l’unico limitato spazio di cielo. Minuscole figure popolano il paesaggio: sulla cima del rilievo roccioso a sinistra si scorge San Girolamo eremita penitente con il leone; il fiume è guadato da San Cristoforo col piccolo Gesù sulle spalle; sulla opposta riva del fiume San Giorgio a cavallo combatte il drago; non lontane, pure sulla riva, vi sono minuscole figurine di uomini.

Delle sei sante, formanti l’insolito sacro gineceo, sono identificabili - le prime a sinistra della Madonna - Elisabetta, anziana e ammantata e Maria Maddalena, coi lunghi capelli biondi. Esse, come la santa Margherita a destra della Vergine, portano i panni all’antica della secolare tradizione figurativa cristiana. Invece, le altre tre ignote figure, una all’estrema destra, altre due verso il margine sinistro, vestono in ricchi ed elaborati abiti contemporanei e sfoggiano ricercate acconciature, secondo la moda delle corti italiane databile precisamente intorno al 1490. Possono alludere a “ritratti” di gentildonne realmente esistite, poste a impersonare sante o beate col loro stesso nome? Potrebbe tra esse celarsi la celebre Isabella d’Este, giunta a Mantova giovane sposa del marchese Francesco Gonzaga proprio nel 1490?

Immagine: Madonna col Bambino, san Giovannino e sei sante (1490-1495 circa; tempera, olio e oro su tavola, 38 x 44,5 cm). Foto di Matteo De Fina

L'opera ritrovata nei depositi del Museo Correr per la prima volta in mostra a Piazzola sul Brenta
L'opera ritrovata nei depositi del Museo Correr per la prima volta in mostra a Piazzola sul Brenta


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