André Chi Sing Yuen: una prospettiva cosmopolita tra tradizione euroasiatica e modernità dell'arte digitale


L'artista tedesco-cinese André Chi Sing Yuen esplora il mondo contemporaneo con i mezzi dell'arte digitale per un'arte che promuove l'amicizia, il rispetto, la tolleranza, la compassione e la pace.

Nonostante la Biennale di Venezia sia terminata da pochi giorni, ci sono ancora molti artisti da conoscere, tra quelli che hanno preso parte alla manifestazione e quelli che hanno partecipato agli eventi collaterali. Molti di questi sono stati esposti nella piccola ma interessante sede di Palazzo Mora, un edificio signorile a tre piani situato nel centro di Venezia, nel Sestier Cannaregio. Di Palazzo Mora e delle opere di Gonçalo Mabunda esposte al Padiglione del Mozambico, Finestre sull’Arte ha già ampiamente parlato nel terzo numero on paper.

Nel corso di May You Live In Interesting Times ha esposto le sue opere in Palazzo Mora, nell’ambito della collaterale Personal Structures, un altro interessante artista, il tedesco di origini cinesi André Chi Sing Yuen (Recklinghausen, 1971), rappresentato per questa occasione dalla galleria Weithorn di Düsseldorf. Yuen si occupa principalmente di media art, ovvero di quella nuova frontiera artistica che ha a che fare con l’arte digitale, l’animazione 3D, la grafica computerizzata, l’arte interattiva, i videogame, solo per citare alcune nuove tecnologie interessate.

Le installazioni di André Chi Sing Yuen rientrano nella modernità della media art in quanto create con un processo ad alta tecnologia, l’High Tech Driven, che combina tecniche considerate più tradizionali, quali la pittura, l’incisione, la fotografia e il video, in un’immagine, come ad esempio possiamo vedere nelle opere Marry the World e Most Popular. In queste installazioni si osserva non solo la forte componente Pop, in particolare Andy Warhol per quanto riguarda le icone del mondo contemporaneo e l’utilizzo dello screen- printing, ma anche altri modelli artistici, quali Robert Rauschenberg per il collage, Nam June Paik e Joseph Beuys.

André Chi Sing Yuen, Marry the world (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)
André Chi Sing Yuen, Marry the world (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)


André Chi Sing Yuen, Most popular (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)
André Chi Sing Yuen, Most popular (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)


André Chi Sing Yuen, This is the now (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)
André Chi Sing Yuen, This is the now (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)

L’utilizzo di questa particolare tecnica da parte di Yuen sin dagli anni Novanta ha reso il suo lavoro decisamente pioneristico rispetto a quello realizzato da altri suoi coetanei. La combinazione fra modernità e tradizione non riguarda soltanto la tecnica artistica in sé scelta da Yuen, ma fa parte proprio del suo bagaglio personale e culturale. André Chi Sing Yuen è nato nel bacino tedesco della Ruhr, ma la sua famiglia ha origini ben più lontane, tanto da aver vissuto fra Hong Kong, New York e L’Aia, insomma un vero cittadino del mondo. È però a partire dagli anni Novanta, durante i suoi studi, che entra in contatto con la tradizione asiatica, quando ha avuto a che fare con i testi di Confucio e Lao Tzu, accanto a quelli della tradizione filosofica occidentale, quali Marx, Adam Smith, Kant, Hegel, Platone e Tommaso d’Aquino. Tutto ciò che questo media artist ha studiato lo ha sempre investigato criticamente, in particolar modo la ricerca sulla la tradizione artistica occidentale e quella asiatica che ha costantemente connesso con la modernità.

Come afferma lo stesso Yuen, è proprio dalla sua prospettiva cosmopolita che emerge la sua dimensione estetica. Il suo linguaggio artistico si basa proprio su ciò che ha studiato in diverse accademie e università tedesche, ovvero grafica, fotografia, cinema, design e pittura. A Finestre sull’Arte, lo stesso artista ha detto: “non voglio scomparire come una cometa, ma essere capace di guardarmi allo specchio una volta anziano e dire che sono riuscito a dare un impulso alla società con la mia arte, un impulso che sia importante per l’umanesimo e la la pace del mondo”.

André Chi Sing Yuen, No pain (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)
André Chi Sing Yuen, No pain (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 100 x 100 cm)


André Chi Sing Yuen, Buddha red red light (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 200 x 140 cm)
André Chi Sing Yuen, Buddha red red light (2018; dipinto high tech driven su alluminio diasec, 200 x 140 cm)

L’arte di André riflette e promuove l’amicizia, il rispetto, la tolleranza, la compassione e la pace. Da questi aspetti deriva la serie dedicata a Buddha, esposta in questa Biennale a Palazzo Mora. Per Yuen, Buddha è simbolo di libertà, amore e amicizia, una soluzione agli Interesting Times raccontati in quest’ultima edizione della mostra internazionale veneziana. Sulla situazione dell’arte contemporanea, l’artista afferma: “l’arte contemporanea è una sorta di religione del ventunesimo secolo. L’interesse nell’arte non è mai stato così globale come nel presente, perchè le persone sono continuamente alla ricerca di un significato, della verità e di una riflessione sulla loro esistenza. Penso che siamo sulla strada per una nuova era della ragione che potrebbe, con l’aiuto dell’arte proporre soluzioni ai problemi dei nostri ‘interesting times’. Collaboro con cinque gallerie e ho sempre pensato l’arte come un mercato, ma non ho mai messo l’interesse economico se non il contenuto artistico al centro del mio lavoro.”

Le installazioni dell’euroasiatico André Chi Sing Yuen sono state esposte e vendute in tutto il mondo, da Sacramento negli Stati Uniti a San Pietroburgo in Russia, interessando i visitatori e i collezionisti proprio per i valori estetici universali che sono contenuti in un linguaggio nuovo, fresco e all’avanguardia che è quello dell’arte digitale. Quest’ultimo si rivela essere un settore artistico completamente in espansione che interessa sempre più non solo gli artisti ma anche i visitatori delle varie istituzioni d’arte per le riflessioni che ne derivano in merito alla contemporanea era dell’informazione che si sta attraversando. La differenza sta nel medium artistico: non più olio e matita, ma luci, suoni e pixel, rivoluzionando il modo non solo di fare arte, ma di percepirla.


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Francesca Della Ventura

L'autrice di questo articolo: Francesca Della Ventura

Ha studiato storia dell'arte (triennale, magistrale e scuola di specializzazione) in Italia e ha lavorato per alcuni anni come curatrice freelancer e collaboratrice presso il Dipartimento dei Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Molise (2012-2014). Dal 2014 risiede in Germania dove ha collaborato con diverse gallerie d'arte e istituzioni culturali tra Colonia e Düsselorf. Dallo stesso anno svolge un dottorato di ricerca in storia dell'arte contemporanea all'Università di Colonia con una tesi sul ritorno all'arte figurativa negli anni Ottanta in Germania e Italia. Nel 2018 è stata ricercatrice presso l'Universidad Autonoma di Madrid. Ha scritto sull'identità tedesca e italiana nell'arte contemporanea e nella politica, sul cinema tedesco e italiano del dopoguerra e grazie a diverse borse di studio D.A.A.D. ha presentato la sua ricerca a livello internazionale. Attualmente i suoi temi di ricerca riguardano l’arte degli anni Ottanta, in particolar modo quella femminista. Dal 2020 è entrata a far parte del gruppo di ricerca dell’Universitá di Bonn “Contemporary Asymmetrical Dependencies” con un progetto di ricerca sulla costruzione dei nuovi musei e delle condizioni di dipendenza asimmetrica dei lavoratori migranti nell’isola di Saadyat ad Abu Dhabi. Nell'ottobre 2020 ha fondato inWomen.Gallery, galleria online, sostenibile e per artiste. Dal 2017 lavora come giornalista d'arte per la rivista online e cartacea Finestre sull'Arte.



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