Cultura e turismo sono scollati. Su biglietti e altri temi serve un cambio di rotta


Gli aumenti dei biglietti al Parco di Ostia e MANN di Napoli, decisi senza alcuna comunicazione, sono solo una delle tante occasioni in cui la cultura ha dimostrato poco rispetto per pubblico e operatori turistici. In fatto di programmazione, cultura e turismo appaiono sempre più scollati. E serve un cambio di rotta.

Mercoledì 1 marzo è comparso sulla pagina Facebook del Parco Archeologico di Ostia Antica un post che annunciava che dal giorno stesso, “oggi 1 marzo”, sarebbero entrate in vigore nuove tariffe. L’aumento è di ben 6 euro, da 12 a 18, giustificato dal fatto che il vecchio biglietto da 12 euro valeva un giorno e includeva solo Ostia Antica mentre quello nuovo vale 7 giorni e include tutte le sedi del Parco (altri 4 siti). Venerdì 3 si è saputo dell’aumento del biglietto del MANN a Napoli a partire dal giorno dopo, il 4 marzo: da 18 a 22 euro (con due giorni di validità invece che uno). Il MANN pubblica in media tre post al giorno sulla propria pagina Facebook: eppure neanche un post è apparso per annunciare l’aumento. Un altro aumento, di 5 euro dall’oggi al domani, si era verificato due anni fa; anche in quel caso, nessuna comunicazione sugli attivissimi canali del museo.

Gli esempi sarebbero tanti, i due citati sono solo gli ultimi in ordine di tempo. Lo scorso anno la Basilica di San Marco aumentò la prenotazione “salta-fila” da 4 a 6 euro in piena alta stagione. Certo, non è un monumento statale, ma è in assoluto il sito più visitato di Venezia. E denota lo stesso modo di fare. Non vogliamo entrare nella questione dei prezzi, se sono corretti o costosi, perché su questo argomento ci sono opinioni contrastanti e se ne è parlato già tanto.

Qui ci interessa sottolineare un altro aspetto: la totale mancanza di comunicazione, in anticipo, da parte di tante istituzioni culturali. L’assenza di avvisi e preavvisi denota una cronica mancanza di rispetto, da una parte verso i visitatori, perché i luoghi pubblici della cultura aumentano i biglietti come in un supermercato si cambia il prezzo della frutta, dall’altra verso gli operatori turistici.

E soprattutto indica lo scollamento totale dei due mondi: il turismo si basa sulla programmazione, termine che continua ad essere sconosciuto nei luoghi della “Cultura”. Un mondo, questo, dove si arriva sempre con i permessi e le firme all’ultimo minuto, le mostre che aprono mentre stanno finendo di montare i pannelli, i cataloghi che talvolta escono dopo le inaugurazioni. Di contro, il mondo del turismo deve avere le informazioni precise con una media di sei mesi di anticipo e le agenzie straniere impazziscono perché in Italia, ogni anno, a dicembre non si sa ancora, neanche nei siti più importanti, se l’anno seguente ci saranno aumenti o se li introdurranno di colpo a metà stagione. Gran parte delle direzioni pare non porsi il problema che gli aumenti improvvisi dei biglietti possano creare disagi a chi lavora nel settore.

L’aumento dei biglietti da un giorno all’altro è solo uno dei tanti aspetti dell’inaffidabilità dei siti in fatto di “costi”. L’altro particolarmente eclatante è quello delle mostre, che comportano un aumento significativo del prezzo. In tanti monumenti (a Roma Castel Sant’Angelo, Galleria Borghese e altri siti famosissimi) si legge che “il prezzo del biglietto potrebbe variare in caso di mostre”: ne consegue che non si sa mai per certo il prezzo del biglietto nei mesi seguenti se non quando, all’ultimo momento, viene comunicato l’inizio di una mostra; che talvolta viene anche prorogata, ovviamente all’ultimo momento. È un altro elemento che ci fa fare figure misere con aziende e agenzie quando vogliono organizzare visite e chiedono i preventivi e bisogna rispondere, per esempio: “i biglietti costano 12 euro, ma se a giugno ci sarà una mostra aumenteranno, però ad oggi non sappiamo ancora quando aprirà e comunque in caso quale sarà il costo finale”.

Visitatori al MANN di Napoli
Visitatori al MANN di Napoli

Il tutto poi per mostre che spesso limitano sensibilmente gli spazi angusti di monumenti antichi in cui l’area calpestabile determina il numero di biglietti che sono sempre sold-out; o che limitano e impediscono la vista delle collezioni permanenti, rovinando la visita di luoghi storici che sono gioielli di per sé; che costano tantissimo di allestimento e che tolgono tempo ed energia ai funzionari già oberati di lavoro; il tutto solo talvolta per risultati scientifici notevoli, più spesso per raggiungere obiettivi burocratici o per pubblicare e firmare l’ennesimo catalogo.

Il mondo della cultura viaggia da anni su un binario per conto proprio e ancora non concepisce l’idea di doversi rapportare con i visitatori in generale e il mondo del turismo in particolare. La strategia economica dei beni culturali sembra schizofrenica: da una parte si aumenta il prezzo dei biglietti, dall’altra si aumenta il numero delle giornate gratuite. Avevamo sperato che il nuovo dicastero del Collegio Romano segnasse una frattura in questo senso, invece non solo ha confermato le domeniche gratuite istituite anni fa, ma le ha addirittura aumentate aggiungendo il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre. Il ministro Sangiuliano ha idea di cosa saranno il Colosseo, la Reggia di Caserta e altri siti famosi in quelle tre date? Anche in considerazione del fatto che quest’anno c’è il “ponte” che include il 2 giugno e la prima domenica del mese.

Le giornate gratuite sono un’iniziativa sicuramente amata da gran parte dei connazionali e soprattutto dei residenti, ma in alcuni siti più famosi mettono a rischio il patrimonio esposto in poche ore a folle non controllate da personale di custodia insufficiente. Dal punto di vista del settore turistico poi, impediscono addirittura di visitare i siti più noti, tenendo ben lontano chiunque abbia voglia di vedere in condizioni minimamente decenti un monumento come Pompei o il Colosseo; equivalgono a giornate “vietate”, perché i turisti sono in genere costretti a rinunciare alla visita, non essendo permessa la prenotazione; quando prenotano il viaggio in Italia, non sanno che il loro soggiorno a Firenze o Roma coinciderà con una domenica gratuita e non hanno idea di cosa comporti. Per gli operatori del settore è una maledizione riuscire ad assicurare comunque il servizio senza essere sommersi da lamentele.

È evidentemente assurdo trattare allo stesso modo gli Uffizi e il Bargello, eppure lo si sta facendo da anni. Servono strategie differenziate a seconda se si tratta di luoghi dove i visitatori mancano o dove sono in sovrannumero. Troviamo inconcepibile che si obblighino alle giornate gratuite tutti i siti indistintamente, e che il Ministero della Cultura non si ponga il problema di cosa tali giornate comportino per il turismo.

Non è questo il luogo per riaprire il dibattito se i luoghi della cultura dovrebbero essere sempre gratuiti per tutti o a pagamento, perché ci porterebbe fuori tema. Al momento nei siti statali hanno l’entrata gratuita i giovani, di tutti i paesi del mondo, fino ai 18 anni, mentre quelli della Comunità Europea dai 18 ai 25 anni pagano solo 2 euro. Oltre a queste fasce già protette, invece della strategia delle domeniche gratuite che finiscono col regalare l’ingresso pure ai pensionati d’oro e ai turisti che preferirebbero pagare 50 euro piuttosto che stare in fila un’ora sotto il sole, a nostro avviso lo Stato dovrebbe assicurare l’entrata gratuita ai cittadini con difficoltà economiche; e non la prima domenica del mese, ma quando vogliono e possono andarci loro.

Calcolando, orientativamente, che una giornata gratuita fa perdere al Colosseo almeno 100.000 euro e che tale cifra va moltiplicata per tutte le prime domeniche e quelle di tutti i monumenti d’Italia, non sarebbe meglio eliminare le domeniche gratuite e al loro posto creare una “tessera” da dare alle famiglie con un determinato ISEE, per l’entrata gratuita nei musei quando vogliono, senza dover stare ammassati per fare i “numeri” e per dimostrare che sono contenti? Per non parlare del fatto che, se si vuole avvicinare i cittadini (di tutti i livelli socio-economici) ai musei, ci sono varie strategie virtuose, in parte già messe in atto da tante istituzioni culturali e che potrebbero essere incrementate dovunque (musei comunali totalmente gratuiti per i residenti, abbonamenti annuali per fidelizzare il pubblico, sconti per coppie, sconti per fasce orarie, ecc.).

Invitiamo il ministro Sangiuliano ad azzerare tutto e ripartire con nuove politiche. E anche in questo caso, sarebbe troppo chiedere che il mondo dei beni culturali dialogasse con quello del turismo per trovare soluzioni (su biglietti, prenotazioni, gratuità, regole, aperture, orari, comunicazioni, ecc.) condivise e ottimali per tutti?


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L'autrice di questo articolo: Isabella Ruggiero

Presidente AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate



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