Sguardi dal Giappone: gli artisti giapponesi contemporanei in Toscana


In Toscana, è folta la presenza di artisti giapponesi: almeno dagli anni Sessanta, la terra del Rinascimento attira infatti moltissimi artisti dal Sol Levante che arrivano in regione e si stabiliscono soprattutto tra Carrara e Pietrasanta per apprendere le tecniche della scultura occidentale. Molti poi sono rimasti. E nel territorio ci sono diverse loro opere.

La Toscana si è trasformata nel corso degli ultimi cinquant’anni in una delle destinazioni privilegiate per gli artisti giapponesi contemporanei, attratti dalla tradizione millenaria della lavorazione del marmo e del bronzo, dalla bellezza dei paesaggi e da un ambiente culturale che favorisce il dialogo tra tradizioni orientali e occidentali. Dalle cave di Carrara agli atelier di Pietrasanta, dalle colline del Chianti alle mura di San Gimignano, una nutrita comunità di scultori, pittori e ceramisti giapponesi ha trovato in questa regione il terreno ideale per sviluppare una ricerca artistica che coniuga l’antica sapienza nipponica con le tecniche e i materiali della tradizione toscana.

Questo fenomeno di migrazione artistica affonda le sue radici nella seconda metà del Novecento, quando il Giappone, ormai pienamente inserito nei circuiti artistici internazionali, ha visto molti dei suoi artisti più promettenti intraprendere viaggi di formazione in Europa. La Toscana, con il suo patrimonio artistico e la sua vocazione all’accoglienza di culture diverse, si è rivelata particolarmente magnetica per quegli scultori giapponesi che cercavano non solo di perfezionare le proprie tecniche, ma anche di costruire ponti tra due mondi estetici apparentemente distanti.

La casa giapponese di Hidetoshi Nagasawa nel giardino di Palazzo Pretorio a Certaldo. Foto: Museo Diffuso Empolese Valdelsa
La casa giapponese di Hidetoshi Nagasawa nel giardino di Palazzo Pretorio a Certaldo. Foto: Museo Diffuso Empolese Valdelsa

I pionieri dell’incontro tra Oriente e Occidente

Tra i primi a tracciare questa strada vi è Hidetoshi Nagasawa (Tonei, 1940 – Ponderano, 2018), figura di riferimento per molte generazioni successive di artisti giapponesi. Nato in Manciuria nel 1940 e giunto in Italia nel 1967 dopo un epico viaggio in bicicletta attraverso l’Asia e l’Europa, Nagasawa ha stabilito un rapporto particolare con la Toscana, dove ha realizzato alcune delle sue opere più significative. La sua presenza è tangibile in diverse località della regione: a Certaldo, presso il Palazzo Pretorio, si può ammirare il suggestivo Giardino della casa del tè del 2001, un’installazione che trasforma lo spazio espositivo in un luogo di contemplazione dove l’estetica zen si fonde con l’architettura medievale toscana. A Quarrata, presso la Villa medicea La Magia, l’artista ha realizzato nel 2008 il Giardino rovesciato, un’opera che ribalta i canoni tradizionali del giardino giapponese per creare un nuovo paesaggio poetico. La collezione Gori a Pistoia custodisce inoltre diverse opere dell’artista, testimonianza di un legame profondo e duraturo con il territorio toscano.

Il lavoro di Nagasawa si caratterizza per quella che Francesco Poli ha definito una “originalissima sintesi dialettica fra modalità operative ‘occidentali’ (legate all’area processuale poverista) e valori culturali e filosofici di matrice orientale”. Le sue installazioni toscane incarnano perfettamente questa filosofia, creando spazi dove la meditazione orientale si confronta con la storia e l’arte europea, generando nuove forme di bellezza e significato.

Altrettanto significativa è stata la presenza di Isamu Noguchi (Los Angeles, 1904 – New York, 1988), scultore e designer che, pur essendo americano di nascita, mantenne sempre un forte legame con le sue origini giapponesi. Negli anni Settanta e Ottanta, Noguchi lavorò intensamente a Pietrasanta, dov’era arrivato nel 1962 per poi tornarci regolarmente, e dove le cave di marmo e gli abili artigiani locali gli offrirono la possibilità di realizzare alcune delle sue sculture più monumentali. Il suo approccio alla materia, che univa la sensibilità orientale per le forme pure alla tradizione scultorea occidentale, ha lasciato un’impronta profonda nella comunità artistica pietrasentina, influenzando anche molti artisti giapponesi che successivamente hanno scelto di stabilirsi in questa cittadina. Oggi, il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta conserva alcuni suoi lavori.

Il Giardino rovesciato di Hidetoshi Nagasawa a Villa La Magia, Quarrata. Foto: Alessandro Pasquali / Danae Project
Il Giardino rovesciato di Hidetoshi Nagasawa a Villa La Magia, Quarrata. Foto: Alessandro Pasquali / Danae Project
Il Giardino rovesciato di Hidetoshi Nagasawa a Villa La Magia, Quarrata. Foto: Alessandro Pasquali / Danae Project
Il Giardino rovesciato di Hidetoshi Nagasawa a Villa La Magia, Quarrata. Foto: Alessandro Pasquali / Danae Project

La scuola di Carrara e il marmo come linguaggio universale

Carrara rappresenta il cuore vivo della presenza giapponese in Toscana. La città del marmo ha accolto nel corso dei decenni numerosi artisti provenienti dall’arcipelago nipponico, attratti non solo dalla qualità impareggiabile del materiale estratto dalle Alpi Apuane, ma anche dalla possibilità di confrontarsi con una tradizione scultorea che affonda le radici nell’antichità.

Kazuto Kuetani (Hiroshima, 1942) è stato uno dei primi a stabilire un ponte stabile tra il Giappone e la Versilia. Per anni ha diviso il suo tempo tra Carrara e Pietrasanta, sviluppando un linguaggio scultoreo che unisce la precisione tecnica giapponese alla monumentalità della tradizione marmoraria toscana. Le sue opere, caratterizzate da superfici levigate e forme essenziali, riflettono quella ricerca dell’assoluto che è tipica dell’estetica zen, interpretata però attraverso la nobiltà del marmo di Carrara. Sempre il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta conserva il bozzetto di In Comune del 1991, scultura monumentale situata a Hiroshima.

Da anni attivo in Italia, uno scultore come Yoshin Ogata (Miyakonojo, 1948) rappresenta forse l’esempio più compiuto di questa integrazione tra cultura giapponese e territorio toscano. Arrivato in Italia nel 1971 e stabilitosi definitivamente a Carrara nel 1973, Ogata ha fatto dell’acqua il tema centrale della sua ricerca artistica. Le sue “impronte d’acqua”, sono opere che, ha scritto Enrico Crispolti, “formalizza un’origine che riassume il senso sia della vita, sia della ciclicità naturale, cielo-terra-cielo-terra”. Le sue opere decorano piazze e strade di diverse città, tra cui Lerici, nella vicina Liguria, Lucca, Rapolano Terme e Carrara (dov’è stata installata una sua nuova opera a inizio 2025).

La presenza giapponese a Carrara si è consolidata con l’arrivo di artisti delle generazioni successive, come Isao Sugiyama (Shizuoka, 1954), che ha vissuto e lavorato nella città marmifera per molti anni. Sugiyama, scultore zen per eccellenza, ha sviluppato un’estetica che richiama i giardini di pietra del Giappone, creando minuscoli santuari inseriti sulla sommità di pietre in equilibrio. Le sue opere, presenti in diverse collezioni toscane, rappresentano una meditazione sulla precarietà dell’esistenza e sulla ricerca dell’armonia attraverso il contrasto tra elementi levigati e superfici grezze. E ancora, Kenji Takahashi (Kitagata, 1957), che vive e lavora a Carrara dal 1992, ha sviluppato invece un approccio al marmo che richiama la filosofia wabi-sabi, fondata sull’apprezzamento dell’estetica dell’imperfetto e dell’incompleto. Le sue sculture, caratterizzate da vistose cuciture che tengono insieme marmi lacerati, evocano la pratica giapponese del kintsugi, l’arte di riparare gli oggetti rotti con l’oro, trasformando la frattura in elemento decorativo.

Kazuto Kuetani, In Comune (1991; marmo nero del Belgio, 102 x 32 x 28 cm; Pietrasanta, Museo dei Bozzetti)
Kazuto Kuetani, In Comune (1991; marmo nero del Belgio, 102 x 32 x 28 cm; Pietrasanta, Museo dei Bozzetti)
Yoshin Ogata, Scia d'acqua (1990; marmo; Lucca, Viale Martiri delle Foibe)
Yoshin Ogata, Scia d’acqua (1990; marmo; Lucca, Viale Martiri delle Foibe)
Yoshin Ogata, Canto d'acqua (2025; marmo; Carrara, Via San Francesco)
Yoshin Ogata, Canto d’acqua (2025; marmo; Carrara, Via San Francesco)
Isao Sugiyama, Santuario n. 473 (2021; marmo di Carrara)
Isao Sugiyama, Santuario n. 473 (2021; marmo di Carrara)
Kenji Takahashi, Uovo (2008; marmo statuario e nylon, 18 x 12 x 12 cm)
Kenji Takahashi, Uovo (2008; marmo statuario e nylon, 18 x 12 x 12 cm)

Le nuove generazioni e la continuità della tradizione

Tra gli artisti più giovani che hanno scelto Carrara come propria dimora artistica, Akiko Saheki (Tokyo, 1986) rappresenta un esempio interessante di come le nuove generazioni interpretino il rapporto tra cultura giapponese e territorio toscano. Nata a Tokyo nel 1986 e trasferitasi in Italia per completare la sua formazione artistica, Saheki ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove attualmente vive e lavora. La sua ricerca si concentra sull’illustrazione, un campo in cui riesce a fondere la tradizione grafica giapponese con l’esperienza europea, creando immagini che celebrano la grazia femminile attraverso personaggi di donne forti e consapevoli.

Yuji Sugimoto (Nara, 1986), rappresenta invece la continuità della tradizione scultorea giapponese a Carrara. Dopo aver lavorato per dieci anni come artigiano per il restauro di beni culturali a Kyoto, si è trasferito in Italia nel 2018 per studiare all’Accademia di Belle Arti di Carrara. La sua prima personale, “Un-Mask”, tenutasi nel 2019, ha mostrato come anche le giovani generazioni continuino a trovare nel marmo apuano il materiale ideale per esprimere la propria sensibilità artistica, operando quella singolare fusione tra forme pop colorate e filosofia zen che caratterizza molta arte giapponese contemporanea.

Akiko Saheki, Sodanshikiri (2021; carboncino, pastello, foglia d’argento su carta, 107 x 54,5 cm)
Akiko Saheki, Sodanshikiri (2021; carboncino, pastello, foglia d’argento su carta, 107 x 54,5 cm)

Pietrasanta: laboratorio di sperimentazione

Oltre a Carrara, anche Pietrasanta, con i suoi atelier specializzati e la sua apertura alle influenze internazionali, ha attirato numerosi artisti giapponesi che vi hanno trovato le condizioni ideali per sviluppare progetti ambiziosi. Tra gli artisti che qui si sono trasferiti figura Kan Yasuda (Bibai, 1945), nato nell’isola di Hokkaido: Yasuda ha stabilito da anni il suo laboratorio principale a Pietrasanta, dopo aver completato la sua formazione a Roma sotto la guida di Pericle Fazzini. Il suo lavoro rappresenta una delle sintesi più riuscite tra spiritualità giapponese e modalità espressive occidentali: le sue forme lisce, levigate e tonde evocano tanto le sculture di Hans Arp e Constantin Brâncuși quanto l’essenzialità dell’estetica zen. Come ha osservato Tomō Shibahashi, la sfida dell’arte di Yasuda consiste nel “tradurre in scultura lo spirito invisibile e impalpabile”, creando opere che si muovono tra intimismo e monumentalità, sempre esaltando le qualità intrinseche del marmo statuario. Una delle sue opere più celebri, Myomu (“Chiave del sogno”), si trova di fronte alla stazione dei treni di Pietrasanta e altre sue sculture fanno parte della nuova passeggiata sul lungomare di Viareggio, nella Terrazza della Repubblica.

Anche Takashi Yukawa (Tokyo, 1961) ha lavorato per molti anni a Pietrasanta, contribuendo a consolidare la reputazione della cittadina come centro di eccellenza per la scultura contemporanea. Il suo approccio al marmo riflette quella ricerca di purezza formale che caratterizza gran parte della scultura giapponese contemporanea, sempre tesa a cogliere l’essenza delle forme naturali attraverso un processo di progressiva semplificazione. Si può inoltre aggiungere Junkyu Muto (Sendai, 1950) tra gli artisti che hanno scelto Pietrasanta come base per la loroa ricerca artistica, sviluppando un linguaggio scultoreo che dialoga con la tradizione locale senza rinunciare alle proprie radici culturali. Nel 2003, Muto ha donato alla città di Pietrasanta la scultura Il cerchio del vento da allora installata in piazza Statuto: l’opera è considerata dall’artista una “pietra viva” che si mostra agli occhi del riguardante come un nastro che si muove nel vento, richiamando le tecniche calligrafiche della scrittura giapponese.

Kan Yasuda, Myomu, bozzetto (gesso, 37,5 x 54 x 16 cm; Pietrasanta, Museo dei Bozzetti)
Kan Yasuda, Myomu, bozzetto (gesso, 37,5 x 54 x 16 cm; Pietrasanta, Museo dei Bozzetti)
Kan Yasuda, Myomu (bronzo; Viareggio, Terrazza della Repubblica)
Kan Yasuda, Myomu (bronzo; Viareggio, Terrazza della Repubblica)
Kan Yasuda, Secret of the sky (1996; marmo bianco)
Kan Yasuda, Secret of the sky (1996; marmo bianco)
Junkyu Muto, Il cerchio del vento (2003; marmo, 125 x 158 x 40 cm, base 120 x 98 x 98 cm; Pietrasanta, Piazza Statuto)
Junkyu Muto, Il cerchio del vento (2003; marmo, 125 x 158 x 40 cm, base 120 x 98 x 98 cm; Pietrasanta, Piazza Statuto)

L’eredità culturale e le prospettive future

Carrara e Pietrasanta non sono le uniche città toscane caratterizzate dalla presenza di artisti giapponesi. A San Gimignano, per esempio, Michiko Kimura (Tokyo, 1979) ha trovato il proprio equilibrio tra pittura, installazione e performance. Il borgo medievale, noto per il suo panorama culturale dinamico, accoglie l’artista giapponese che lavora su temi di memoria, identità e transitorietà. Il suo linguaggio abbraccia diverse tecniche, mantenendo una coerenza poetica che riflette la sua doppia appartenenza. Un’altra artista come Mariko Isozaki (Tokyo, 1964 – 2013) ha intrecciato per anni il proprio percorso alla Galleria Gagliardi di San Gimignano. La sua produzione, che si muove tra figurazione e astrazione, ha saputo trovare nel contesto toscano un ambiente fertile per riflessioni sulla materia, sul corpo, sulla condizione femminile. Le sue opere, ospitate in più occasioni nella galleria senese, hanno contribuito a costruire un ponte tra sensibilità giapponese e cultura europea contemporanea. Molti sono inoltre gli artisti meno noti e gli artigiani che hanno aperto i loro atelier in Toscana. Questa presenza ha generato nel corso dei decenni un patrimonio artistico e culturale di straordinaria ricchezza.

Le opere disseminate sul territorio regionale, dalle installazioni nei musei alle sculture monumentali nelle piazze, dalle fontane artistiche ai giardini contemporanei, testimoniano la fecondità di questo incontro tra culture diverse. Questo fenomeno ha anche contribuito a rinnovare la stessa tradizione artistica toscana, introducendo nuove sensibilità estetiche e tecniche innovative. Gli artigiani locali hanno imparato a confrontarsi con approcci diversi alla lavorazione del marmo, mentre gli artisti giapponesi hanno acquisito una padronanza sempre maggiore delle tecniche tradizionali europee. Ne è risultato un arricchimento reciproco che continua a produrre frutti interessanti.

L’influenza della presenza giapponese si estende anche al piano educativo, con l’Accademia di Belle Arti di Carrara e altre istituzioni formative che hanno accolto numerosi studenti provenienti dal Giappone, creando un circuito di scambi culturali che alimenta continuamente nuove collaborazioni e progetti artistici. Guardando al futuro, dunque, la presenza degli artisti giapponesi in Toscana sembra destinata a consolidarsi ulteriormente: le nuove generazioni dimostrano come questo dialogo tra culture continui a produrre risultati originali e innovativi. E la Toscana oggi continua ad attrarre artisti giapponesi non solo per la bellezza del suo territorio e la qualità dei suoi materiali, ma anche per quella capacità di accoglienza e integrazione che da sempre caratterizza la cultura della regione.


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