C’è questa pretesa “democraticità” per cui l’opera d’arte contemporanea deve arrivare “subito”, a tutti. Non servono parole e spiegazioni perché se l’opera “funziona” deve essere chiara, evidente e immediata. Se guardiamo alle opere strettamente contemporanee, ossia realizzate da artisti emersi negli ultimi quindici anni, avere questa convinzione rappresenta un errore gravissimo. Infatti se un’opera di un artista contemporaneo ci convince subito c’è qualcosa che non funziona, perché molto probabilmente quell’artista ha usato codici, formali e concettuali, che in qualche modo abbiamo già negli occhi e abbiamo già digerito.
Non si tratta di innovare ed essere originali ad ogni costo, ma di usare la “citazione” come un ponte per affrontare il nostro presente. L’opera d’arte contemporanea di qualità, deve farci fare un po’ di fatica, una forma di fitness che è paragonabile alla fatica che facciamo quando alleniamo il nostro corpo, per migliorare la nostra forma fisica. Se vogliamo “allenare i nostri occhi” e migliorare la sensibilità con cui affrontiamo il mondo, dobbiamo fare necessariamente un po’ di fatica. Se non stiamo facendo fatica stiamo vedendo opere derivative che precipitano da attitudini che sono state intuite sessanta, settant’anni fa. Il valore dell’opera d’arte contemporanea sta proprio nella nuvola M.A.V.A. (modi, atteggiamenti, visioni, attitudini), da cui poi precipitano le opere come agenti atmosferici e testimoni di quelle attitudini.
Sono queste attitudini che possiamo applicare nella nostra vita di tutti i giorni. Vi fareste curare dal vostro medico con modalità di sessanta, settant’anni fa? È certo che anche quelle modalità oggi potrebbero funzionare, ma state rinunciando all’opportunità di essere curati con le cure migliori. Jannis Kounellis, Lucio Fontana o Alberto Burri, rimangono grandi artisti ma ovviamente sono legati al loro periodo storico e a modalità che, seppur ancora oggi interessanti, non saranno mai completamente attinenti al nostro presente. Ecco il compito dell’arte contemporanea: individuare attitudini attinenti al nostro presente per poter affrontare la nostra realtà. E non è vero che “tutto è già stato fatto”, perché oggi viviamo un presente fatto di tecnologie inedite, e all’ordine del giorno ci sono temi e questioni completamente nuovi rispetto al secolo scorso. Semplicemente gli artisti più giovani si confrontano con un sistema formativo e lavorativo estremamente precari, e quindi non hanno il coraggio e l’allenamento giusto per sviscerare e rintracciare attitudini maggiormente contemporanee.