Sulla mostra di Caravaggio. Una replica al direttore delle Gallerie Nazionali di Roma


Il direttore delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Thomas Clement Salomon, risponde alle obiezioni sollevate da Federico Giannini nella sua recensione alla mostra Caravaggio 2025 tenutasi a Palazzo Barberini. La replica del direttore di Finestre sull’Arte. 

Vorrei rispondere al direttore delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Thomas Clement Salomon, che in una lunga, densa e interessante intervista con Pietro Di Loreto su About Art Online replica alle considerazioni che avevo formulato nella mia recensione sulla mostra su Caravaggio a Palazzo Barberini. Salomon, in particolare, risponde punto per punto ad alcune delle obiezioni che avevo sollevato, domandandosi poi se proprio a causa di tali obiezioni sia possibile mettere in dubbio la validità scientifica dell’esposizione. Comincio subito dicendo che, naturalmente, non m’è mai passato per la mente di mettere in dubbio la validità scientifica dell’esposizione: mi sono soltanto limitato a scrivere che s’è trattata d’un’occasione “tiepida” (questo l’esatto termine che ho adoperato) sotto il profilo scientifico, intendendo con quest’aggettivo il fatto che la mostra abbia, da una parte, sorvolato su alcune importanti novità emerse in sede scientifica negli ultimi anni, e dall’altra abbia quanto meno trascurato il dissenso.

Non voglio spingermi a ragionare sulle cause di queste negligenze. Vorrei concentrarmi in particolare, dato ch’è sostanzialmente su due opere che si focalizza la risposta di Salomon, sull’Ecce Homo e sulla Cattura di Cristo, peraltro gli unici due dipinti che in mostra non si potevano fotografare (con tanto di addetti preposti alla sorveglianza esclusiva sulle due opere, cosa che, dacché ho esperienza, non avevo mai visto in alcuna mostra), nonostante da tempo, in rete, circolino riproduzioni su riproduzioni di ambedue. Intanto, chiunque voglia sfogliare il catalogo potrà oggettivamente riscontrare come, nel caso dell’Ecce Homo, non sia stato fatto il minimo cenno alle voci contrarie (Nicola Spinosa s’è subito pronunciato contro l’autografia, Antonio Vannugli non ha lesinato dubbi, e Camillo Manzitti ha scritto anche un lungo articolo in cui ha espresso la sua contrarietà in maniera argomentata). Nessuno spazio per una discussione: ci è stata sostanzialmente chiesta una fideistica accettazione dell’attribuzione. A prescindere da quel che uno può pensare sull’autografia (si può essere d’accordo sul merito e al contempo si può eccepire sul metodo), non penso sia così che dovrebbe svilupparsi un dibattito, ammesso che si voglia chiamare “dibattito” una posizione assertiva che tralasci qualunque voce contraria.

Per quanto concerne la Cattura, a seguito delle recenti esposizioni della versione Ruffo ci si sarebbe aspettati, quanto meno, una discussione di quanto emerso tra Ariccia e Napoli. Salomon si chiede se si possa davvero discutere quale sia la versione di Caravaggio: ebbene, se dopo le mostre della versione Ruffo una studiosa come Anna Coliva (che peraltro, dopo la rassegna di Palazzo Barberini, s’è unita al drappello dei dubbiosi sull’Ecce Homo rinfoltendone i ranghi) s’è spinta a dire, senza mezzi termini, che l’autore del dipinto di Dublino è Gerrit van Honthorst (come si pensava un tempo) allora forse l’autografia della Cattura che abbiamo visto a Roma non dovrebbe essere graniticamente data per scontata. Quanto alla mancanza di consenso sul Narciso e sul Mondafrutto esposto in mostra, certo, sappiamo tutti che la comunità scientifica è lontana da un completo accordo sull’autografia caravaggesca. Avevo espresso questa osservazione non per ribadire l’ovvio, ma semplicemente per rilevare che, alla vigilia, era stato messo nero su bianco che tra le sale di Palazzo Barberini avremmo visto un “Caravaggio allo stato puro”, e così non è stato, dal momento che le presenze spurie erano quanto meno tre (mi riferisco a Narciso, Mondafrutto e Ritratto di Maffeo Barberini con fiori). Per quanto riguarda l’illuminazione, mi limito a rinviare alle considerazioni espresse da Giacomo Montanari nel suo articolo su Il Secolo XIX del 15 marzo scorso, che colgo pienamente il punto e che altrettanto pienamente condivido.

Caravaggio (attribuito), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 85 cm; Icon Trust)
Caravaggio (attribuito), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 85 cm; Icon Trust)
Caravaggio, Cattura di Cristo (1603; olio su tela, 135,5 x 169,5 cm; Dublino, National Gallery of Ireland)
Caravaggio, Cattura di Cristo (1603; olio su tela, 135,5 x 169,5 cm; Dublino, National Gallery of Ireland)

Infine, mi si consenta una nota di colore: il direttore Salomon afferma che il successo della mostra dipende dal fatto che la selezione operata dai curatori “consente di capire bene quale fu il carattere assolutamente innovativo del prorompente linguaggio caravaggesco e della sua progressiva evoluzione, per non dire del rapporto dell’artista con i suoi mecenati, peraltro nel particolare clima sociale e religioso del tempo”. La mostra, conclude, ci ha consentito “di vedere l’arte di un genio come Caravaggio in una chiave nuova”, e ciò avrebbe indotto il sottoscritto a qualificare la mostra come “blockbuster”. Ovviamente non ho mai detto niente di tutto ciò, ma non penso si possa celare dietro il velo della novità scientifica, tiepida o calda che la si voglia ritenere, il solo fatto che radunare più di venti opere di Caravaggio in un’unica sede, per di più presentando la mostra come “il più ambizioso progetto espositivo dedicato al pittore degli ultimi decenni”, non finisca col generare attorno alla mostra l’aura della mostra blockbuster, quale s’è effettivamente rivelata, chiaramente intendendo per “blockbuster” non uno scadente prodotto di cassetta ma, semplicemente, come da dizionario, un’opera “di grande successo per incassi e apprezzata da larghe fasce di pubblico”.

Non penso ci sia niente di male a riconoscere che il blockbuster è assicurato se qualcuno riesce a mettere assieme più di venti opere di Caravaggio nello stesso posto. Per quanto mi riguarda, il problema non è che la mostra sia stata un “blockbuster in grado di smuovere le masse”, come ho scritto. I problemi stavano, a mio avviso, in tutto quello che ho rilevato nella recensione: situazione che, tuttavia, non m’ha impedito di rivolgere i miei ringraziamenti a Palazzo Barberini e ai curatori per averci portato una mostra difficile da organizzare, tanto più ch’è stata messa assieme in poco tempo, e quanto al merito d’averci concesso la preziosa possibilità di vedere tante opere di Caravaggio assieme in un unico luogo non ho risparmiato elogi né intendo cominciare a farlo adesso. Anzi, ribadisco ancora una volta l’importanza di questa occasione.


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE

Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Al suo attivo anche docenze in materia di giornalismo culturale (presso Università di Genova e Ordine dei Giornalisti), inoltre partecipa regolarmente come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).




Commenta l'articolo che hai appena letto






Per inviare il commento devi accedere o registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo l’accesso.



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte