Franceschini: “ItsArt non è improvvisato, è strumento valido: ha bisogno di più promozione”


Il ministro della cultura Dario Franceschini ha affrontato ieri alla Camera le critiche su ItsArt. Secondo il ministro, non è uno strumento improvvisato, ma è uno strumento valido, tuttavia ha bisogno di più promozione.

Il ministro della cultura Dario Franceschini ha risposto ieri, durante il Question Time alla Camera, alle critiche su ItsArt, la “Netflix della cultura” da lui fortemente voluta, e alla cui base sta un’idea formulata durante il primo lockdown: una piattaforma di video in streaming dove caricare contenuti per promuovere la cultura italiana.

A portare il tema all’attenzione del ministro durante il dibattimento di ieri alla Camera è stato il deputato Daniele Belotti della Lega, che ha sollevato molte delle questioni su cui in tanti si sono espressi nei mesi scorsi, anche su queste pagine. “Ma come si fa”, si è domandato Belotti, “a lanciare una piattaforma digitale per vendere filmati di spettacoli, concerti, rappresentazioni teatrali e percorsi museali senza farlo sapere a nessuno? Sono stati investiti 20 milioni di euro tra Ministero della Cultura e Cassa depositi e prestiti per la piattaforma ItsArt, ma quanti di questi sono stati investiti nella promozione e nella pubblicità? Il risultato è che dopo cinque mesi ci sono pochi utenti registrati e pochissimi acquisti. E per fortuna che lei l’aveva pomposamente definita e lanciata come la Netflix della cultura italiana! Tra parentesi, Ministro, lei dovrebbe ringraziare i vari giornalisti che hanno scritto articoli di critica, criticando questa piattaforma, e anche l’inviato Pinuccio di Striscia la notizia, che ha fatto un servizio inchiesta, perché almeno hanno fatto conoscere l’esistenza di ItsArt. Ancora, è stato scelto un partner privato puntando su Chili tv. Domanda: ma quando avete fatto la selezione, sono stati verificati i bilanci delle società partecipanti e selezionate, visto che, da quanto si legge, Chili tv non navigava nell’oro? Inoltre, ci può spiegare qual è la fantomatica società romana di 71 mila euro di fatturato annuo che ha periziato il valore del contributo tecnologico apportato da Chili tv?”.

“Innanzitutto”, ha esordito Franceschini nella sua risposta al deputato leghista, “vorrei ricordare all’onorevole Belotti che la nascita di ItsArt non è frutto di una fantasia improvvisata, ma è frutto di una norma che quest’Aula ha approvato nella legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione di un decreto-legge, che prevede espressamente che, ai fini di sostenere la ripresa delle attività culturali, il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo realizza una piattaforma digitale per la fruizione del patrimonio culturale e di spettacoli, anche mediante la partecipazione di altri soggetti pubblici o privati. Quindi, è una norma di legge che il Ministero ha applicato, approvata da quest’Aula”.

“In secondo luogo”, ha proseguito il ministro chiarendo le origini del progetto ItsArt, “nasce da un’idea che trovo assolutamente fondata: l’esperienza della pandemia ha dimostrato quanto in fretta molti contenuti culturali, nel momento in cui teatri e cinema erano chiusi, si siano trasferiti artigianalmente su piattaforme di streaming. L’idea che è nata e su cui è stata poi approvata la norma è di avere un luogo in cui offrire la cultura italiana su cinema, teatro, danza, musica e tutte le varie attività culturali italiane in streaming, ad integrazione dell’offerta di spettacolo dal vivo, e soprattutto farla diventare un veicolo di promozione della cultura italiana all’estero. Per questo 10 milioni di euro erano previsti nella norma di legge e sono stati stanziati da Cassa depositi e prestiti. Da questo momento, come è giusto che sia, la politica e il Ministero sono usciti dall’operazione. Quindi, la gara è stata fatta da Cassa depositi e prestiti, la scelta del partner è stata fatta con una procedura competitiva, la scelta di Chili tv, la costituzione della società e la scelta della governance sono state fatte autonomamente, come è giusto che sia nelle attività imprenditoriali, perché non si può chiedere che la politica sia fuori, però qualche volta sia dentro”.

“È giusto che la politica stia fuori nelle scelte editoriali, nella scelta della governance, e sia stato tutto affidato a CDP attraverso la nuova società ItsArt che è per il 51 per cento di CDP e per il 49 per cento si Chili tv”, ha concluso il ministro. “I numeri sono numeri, naturalmente chi è partito prevenuto ha parlato di fiasco due giorni dopo la partenza. Questi i numeri, che possono essere oggetto di valutazione: al 31 maggio 2021 ci sono stati 1 milione e 100 mila accessi alla piattaforma, 3 milioni e mezzo di pagine visualizzate, 100.000 utenti registrati, 95.000 ore di visione. Si può fare di più? Certo che si può fare molto di più, la piattaforma è partita da qualche mese, deve incrementare e, concordo in questo, va fatta più promozione. Non spetta al Ministero farla, ritengo che ci sia bisogno di una maggiore diffusione e una maggiore promozione ma che lo strumento conservi intatta tutta la sua validità”.

Belotti, che si è avvalso della facoltà di replicare, ha risposto poi a Franceschini: “È vero che era stata approvata qui, ma noi contestiamo le modalità della gestione, noi contestiamo il fatto che una piattaforma digitale con 100.000 utenti, come abbiamo sentito, sia niente. Non ci ha detto quanti sono gli acquisti, gira voce che siano 50.000. La media cosa può essere, 5 euro ad acquisto? Vuol dire che ne abbiamo, nei primi cinque mesi, 300 e rotti al giorno. Cosa abbiamo, 1.500 euro di incasso al giorno? Ci mettiamo 40 anni per ammortizzare il costo di questa piattaforma! Quindi la gestione è un flop, non premeditato, come hanno detto due giorni dopo l’apertura, ma è un flop accertato dopo 5 mesi dall’avvio di questa piattaforma”.

“Se lei voleva sostenere gli operatori culturali”, ha concluso Belotti, “forse c’erano altri modi, anche perché, Ministro, non avete calcolato che, ad esempio, una normale fondazione lirico -sinfonica o un teatro (escludiamo la Scala, che ha fama mondiale) per finire su ItsArt deve affrontare le spese di produzione dei video, che vanno dai 30.000 ai 50.000 euro, e oltre. Poi ci sono i diritti di immagine degli orchestrali e dei cantanti lirici, che sono maggiorati. Quindi i costi probabilmente non sono pagati neanche dai ricavi delle visualizzazioni, e così rischiamo di aver partorito l’ennesimo carrozzone che avrà bisogno di nuovi capitali per coprire le perdite. Ministro, sa chi pagherà dopo? Pantalone!”.

Franceschini: “ItsArt non è improvvisato, è strumento valido: ha bisogno di più promozione”
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