Verso il governo Meloni: chi sarà il ministro della cultura? I papabili


Vittorio Sgarbi, Federico Mollicone, Lucia Borgonzoni e gli altri: chi sarà il ministro della cultura nel governo Meloni? Ecco i papabili alla poltrona del Collegio Romano.

Si comincia già a parlare, dopo la vittoria alle elezioni del centrodestra trascinato da Fratelli d’Italia, di quale sarà la forma che assumerà il governo di Giorgia Meloni, e si rincorrono i pronostici sulle varie caselle del consiglio dei ministri. A chi toccherà il Ministero della Cultura? Sono diversi i nomi in lizza per la poltrona del Collegio Romano. Vediamo quali sono.

In prima fila sembrano al momento esserci tre nomi: Vittorio Sgarbi, Federico Mollicone e Lucia Borgonzoni. Sgarbi, che si è presentato alle elezioni con Noi Moderati, la quarta forza della coalizione di centrodestra, ha perso la sfida con Pierferdinando Casini al Collegio di Bologna e non è pertanto riuscito a ottenere un seggio in Parlamento: per il vulcanico storico dell’arte ferrarese potrebbero però aprirsi le porte del ministero, in virtù della sua lunga esperienza anche istituzionale (è stato sottosegretario ai beni culturali tra il 2001 e il 2002, durante il secondo governo Berlusconi, quando ministro della cultura era Giuliano Urbani, e ha fatto parte a lungo della Commissione Cultura) e dei suoi legami col terzo partito della coalizione, Forza Italia (è noto il suo stretto rapporto con Silvio Berlusconi). Negli ultimi giorni, del resto, Sgarbi ha già cominciato quasi a... parlare da ministro: in particolare, la settimana scorsa, durante l’apertura della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, si è sbilanciato su una prima possibile azione, l’istituzione di un tavolo di antiquari per consigliare il Ministero sugli acquisti di opere per i musei (una sorta di estensione del Gruppo Apollo che rappresenta un interlocutore di rilievo sul mondo dell’antiquariato e che nel 2017 ha portato alla riforma dell’esportazione dei beni culturali).

Pari chance sembra avere Lucia Borgonzoni della Lega: era capolista della Lega al collegio plurinominale di Bologna ed è in lizza per un posto al Parlamento. Borgonzoni è la sottosegretaria uscente della cultura, e aveva ricoperto questo ruolo anche nel primo governo Conte, quando ministro era Alberto Bonisoli. Nell’ottica di Fratelli d’Italia di puntare molto su cinema e industrie creative, temi di cui Borgonzoni si è occupata nella sua esperienza istituzionale, il nome della bolognese sembra essere in cima alle liste dei papabili. E anche durante la campagna elettorale ha puntato molto su temi culturali: ha fatto sapere, per esempio, che vorrebbe creare un grande museo dedicato a Guglielmo Marconi, e ha sollevato il problema della grave carenza di personale nell’organico ministeriale.

Il terzo nome in prima fila è quello di Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia. Durante la campagna elettorale si è parlato di lui più per le sue uscite sulle tematiche di genere (è stato lui a chiedere alla Rai di non trasmettere la puntata di Peppa Pig in cui compariva una famiglia con due mamme, episodio che tuttavia sembra far scendere al ribasso le sue quotazioni) che per le sue proposte relative alla cultura. Mollicone ha la responsabilità per il programma culturale di Fratelli d’Italia, che si propone di portare avanti alcune azioni in linea con i governi precedenti (per esempio la digitalizzazione, il piano borghi e altre), ma che fa leva su molti temi “identitari”, come la promozione delle rievocazioni storiche, la valorizzazione del Giubileo 2025 e di Roma “capitale della cristianità”, oppure ancora la lotta alla cancel culture. Anche Mollicone, durante la campagna elettorale, si è molto speso in favore delle sale cinematografiche, delle dimore storiche, e in generale di temi particolarmente sentiti dagli esponenti culturali del centrodestra, per esempio il tax credit e l’estensione dell’Art Bonus.

Circolano comunque altri nomi, che si possono inserire immediatamente dietro i tre candidati più plausibili. Durante la campagna elettorale si è parlato di Alberto Barachini di Forza Italia, attuale presidente della Commissione Vigilanza Rai, di professione giornalista, che però sembra essere piuttosto lontano dalle tematiche culturali. Sempre guardando a Forza Italia, sembra semmai in vantaggio il responsabile cultura del partito, Francesco Giro: anche per lui figurano importanti precedenti istituzionali (è stato sottosegretario tra il 2008 e il 2011). Dal mondo politico potrebbe poi emergere anche la figura di Marcello Pera, sebbene le quotazioni nel suo caso non appaiano così elevate. E particolarmente attivo negli ultimi mesi è stato anche il regista Edoardo Sylos Labini, fondatore della rivista CulturaIdentità, ma il suo nome non sembra tra quelli più forti.

Infine, esiste la possibilità che il governo Meloni guardi ai tecnici, e in questo senso i nomi sono i più vari: si va dall’attuale direttore generale musei Massimo Osanna che potrebbe dare continuità, al presidente onorario della Quadriennale di Roma e presidente di Federculture Umberto Croppi, ex assessore alla cultura della giunta Alemanno a Roma, da Andrea Abodi, presidente dell’Istituto Credito Sportivo che negli ultimi temi si è reso protagonista di molte iniziative in campo culturale (a cominciare dal provvedimento con cui nel 2020 l’istituto concesse 20 milioni di euro per i mutui agevolati finalizzati agli interventi su beni culturali pubblici: pare tuttavia che Abodi sia in pole position per lo sport), fino ai nomi provenienti dal mondo accademico, su tutti quello dello storico Giovanni Orsina. Non è poi da escludere che a emergere sia il nome di un outsider.

Nella foto: Vittorio Sgarbi, Lucia Borgonzoni, Federico Mollicone.

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