Ciociaria, nuove scoperte su antica città potrebbero cambiare le nostre idee sulla storia romana


Un’antica e poco nota città romana della Ciociaria, Interamna Lirenas, è stata studiata a fondo con un progetto ultradecennale, di cui sono stati pubblicati i risultati. E le nuove scoperte potrebbero addirittura cambiare le nostre idee sulla storia romana.

Nuove scoperte su un’antica e poco conosciuta città romana situata in Ciociaria, Interamna Lirenas, nei pressi dell’attuale Pignataro Interamna (e non lontano da Cassino), introducono importanti elementi di novità sulla storia dell’Impero romano. Di questo è convinto l’archeologo Alessandro Launaro, che ha pubblicato proprio questo mese il libro Roma Urbanism in Italy. Recent Discoveries and New Directions, edito da Oxbow Books per la serie University of Cambridge Museum of Classical Archaeology Monographs. Il volume contiene i risultati dell’Interamna Lirenas Project, un progetto di studio dell’Università di Cambridge condotto in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Art e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina e il Comune di Pignataro Interamna, in collaborazione con la British School at Rome dal 2010 e con l’Università di Gent per il periodo 2015-2017. Vediamo nel dettaglio cosa è stato scoperto lungo tredici anni di studi.

La zona di Interamna Lirenas è sempre stata considerata dagli studiosi un’area arretrata e povera dell’Italia centrale. In realtà, si è scoperto che la città continuò a prosperare fino al III secolo d.C., in controtendenza rispetto a quello che è normalmente considerato lo stato generale di declino dell’Italia in questo periodo storico particolarmente complesso. Tutto è partito dalle analisi delle ceramiche rinvenute nel sito e dalle indagini geofisiche che hanno prodotto un’immagine sorprendentemente dettagliata dell’intera struttura della città, evidenziando che Interamna Lirenas ebbe un notevole sviluppo urbano.

Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Alessandro Launaro
Alessandro Launaro

“Nel 2010, il professor Martin Millett e io abbiamo iniziato a lavorare su di un sito così poco promettente che nessuno aveva mai provato a scavarlo. Questo è molto raro in Italia”, ha dichiarato Alessandro Launaro in un articolo scritto da Tom Almeroth-Williams sul sito dell’Università di Cambridge, in cui si legge anche che queste scoperte “cambiano la nostra comprensione della storia romana”. “Non c’era nulla in superficie, nessuna traccia visibile di edifici, solo frammenti di ceramiche rotte. Ma quello che abbiamo scoperto non era un luogo isolato, tutt’altro. Abbiamo trovato una città fiorente che si è adattata ad ogni sfida lanciatale nel corso di 900 anni. Non stiamo dicendo che questa città fosse speciale, è molto più emozionante di così. Riteniamo che molte altre città romane medie in Italia siano state altrettanto resilienti. È solo che gli archeologi hanno iniziato solo di recente ad applicare le tecniche e gli approcci giusti per vederlo”.

Fino a poco tempo fa, spiega Almeroth-Williams, gli archeologi tendevano infatti a “concentrarsi sulle prove derivanti dalla ceramica di status elevato importata, piuttosto che sulla semplice ceramica comune utilizzata per cucinare. Lo studio della ceramica ha fatto progressi negli ultimi 20 anni, ma il team di Launaro lo ha reso particolarmente centrale nella propria indagine”. Proprio studiando il vasellame, una quarantina d’anni fa un team di ricerca canadese aveva concluso che l’occupazione della città raggiunse il picco tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. (circa 74 acri), prima di ridursi a circa 25 acri entro la fine del II secolo a.C. il I secolo d.C. Adesso il team di ricerca dell’Interamna Lirenas Project è stato in grado di mappare lo sviluppo della città utilizzando un insieme di prove molto più ampio e affidabile, ovvero decine di migliaia di frammenti di ceramica comune. Ciò ha dimostrato che la città in realtà resistette al declino fino alla fine del III secolo d.C., circa 300 anni dopo quanto precedentemente ipotizzato. Al suo apice, la città avrebbe ospitato circa 2000 persone. “Sulla base della relativa mancanza di ceramiche importate, gli archeologi hanno ipotizzato che Interamna Lirenas fosse una zona arretrata e in declino”, afferma Launaro. Sappiamo inoltre, dalla rivalutazione di un’iscrizione rinvenuta nel XIX secolo e ora perduta, che la città aveva ricevuto il patronato di Giulio Cesare (il patronato, nel diritto romano, era il rapporto formalizzato tra una comunità o una città e il suo patronus ovvero il suo protettore), circostanza non particolarmente strana, ma utile a fare ulteriore luce sulla storia dei Interamna Lirenas. La città, spiega ancora Launaro, “era strategicamente situata tra un fiume e una strada principale, ed era un nodo fiorente nella rete urbana regionale. Sarebbe stato prezioso per Giulio Cesare mentre cercava di consolidare il sostegno in tutta Italia durante le guerre civili”.

Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro
Interamna Lirenas. Foto: Alessandro Launaro

“Questa città”, prosegue lo studioso, “ha sempre giocato bene le sue carte, stringendo sempre rapporti con le comunità tra Roma e l’Italia meridionale mentre prosperava come centro commerciale”. Interamna Lirenas era dotata di almeno un ampio magazzino (le indagini GPR hanno rilevato la presenza di una struttura di quaranta metri per dodici), un tempio, tre complessi termali e anche un porto fluviale sul fiume Liri, all’epoca sicuramente navigabile. “I porti fluviali”, aggiunge Launaro, “non avevano solo bisogno di magazzini: le persone trascorrevano molto tempo lavorando e riposandosi nelle vicinanze, quindi avevano bisogno di tutti i tipi di servizi, proprio come quelli che abbiamo trovato qui”. Il porto fluviale “consentiva a Interamna Lirenas di trarre profitto dai commerci tra Aquinum e Casinum, centri chiave a nord, e Minturnae e la costa tirrenica a sud-est. Sarebbe stato fondamentale per il successo della città”. Al momento, il bosco sotto il quale potrebbero ancora sopravvivere i moli del porto fluviale non è attualmente accessibile e quindi non può essere per ora scavata. Poi, lungo il lato nord-occidentale della città, gli archeologi hanno scoperto i resti di un teatro coperto, di circa 45 metri per 26, abbastanza grande da contenere 1.500 persone. I teatri coperti sono piuttosto rari nell’Italia romana e rappresentano un miglioramento significativo delle strutture all’aperto, dal punto di vista acustico, architettonico e finanziario. Il teatro vantava diversi marmi importati da tutto il Mediterraneo centrale e orientale. “Il fatto che questa città abbia optato per un teatro coperto, un edificio così raffinato, non si spiegherebbe in na zona arretrata e in declino. Questo teatro era un importante status symbol. Mostrava la ricchezza, il potere e l’ambizione della città”. Gli archeologi hanno trovato anche prove di miglioramenti in corso nel teatro, anche nel contesto architettonico del palcoscenico. E proprio “la presunta mancanza di un teatro qui”, ha spiegato Launaro, “fu presa come prova del precoce declino della città. Nelle vicine città romane, gli archeologi hanno visto i resti di teatri che spuntavano dal terreno. I resti dello straordinario teatro di Interamna Lirenas erano lì da sempre, completamente sepolti”.

Un’ulteriore dimostrazione di benessere sono i tre complessi termali: il più grande di questi (circa 2.400 metri quadri), situato non lontano dal foro, era dotato di un’ampia piscina circondata da un portico. Un’iscrizione racconta che il portico fu un dono di M. Sentius Crispinus risalente al III - IV secolo d.C., e un’altra iscrizione rivela che nel 408 d.C. un altro membro della famiglia, M. Sentius Redemptus, salvò le stesse terme dal “crollo” e le mantenne in funzione con le sue donazioni. Ciò fornisce un’importante prova del fatto che, anche quando il declino dell’Italia era in pieno svolgimento, Interamna Lirenas “continuò ad esistere come centro di una certa rilevanza”.

Uno degli aspetti più sorprendenti della città è inoltre la densità della sua occupazione. 190 case, l’84% della città, erano di piccole dimensioni (sotto i 500 metri quadri), 25 case sono nella fascia 500-1.000 metri quadri solo 5 abitazioni superavano i 1.000 metri quadri. E proprio come Pompei ed Ercolano, Interamna Lirenas non offre alcun segno di separazione per status sociale. Il team ha identificato anche diciannove considerevoli edifici con cortile, per lo più situati a distanza dal foro , che secondo gli esperti potrebbero essere stati edifici per il mercato coperto (macella) , case delle corporazioni (scholae), condomini e magazzini pubblici (horrea). Questa imponente infrastruttura suggerisce che la città fosse un importante snodo commerciale al servizio di centri più grandi tra cui Aquinum e Casinum. Gli archeologi hanno trovato poi un grande spazio aperto (oltre 1 acro) a sud-est della città che, secondo loro, fungeva da mercato di pecore e bovini. Interamna Lirenas probabilmente ha svolto un ruolo chiave nel fiorente commercio della lana della regione.

Ancora, non sono state trovate prove su di un’eventuale distruzione violenta della città. Launaro sostiene che gli abitanti probabilmente abbandonarono la città in un contesto di crescente insicurezza, anche se prima dell’invasione longobarda della fine del VI secolo d.C., perché sapevano di trovarsi su una strada diretta che gli eserciti nemici avrebbero sicuramente utilizzato.

Oggi, i moderni residenti di Pignataro Interamna, la città più vicina al sito, hanno preso a cuore la storia rivisitata di Interamna Lirenas. “Questa comunità è stata ispirata da questa storia di reinvenzione e resilienza”, afferma Launaro. “Hanno persino ribattezzato il bar locale dopo che abbiamo scoperto un’antica meridiana”.


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