Israele, scoperta la più antica frase al mondo scritta in un alfabeto. Parla di pidocchi...


In Israele è stata scoperta la più antica frase al mondo scritta in un alfabeto. È incisa su un pettine ed esprime un desiderio del suo possessore: che il pettine possa eradicare pidocchi da capelli e barba...

Una équipe di archeologi di diverse università statunitensi e israeliane è riuscita a decifrare quella che a oggi è la più antica frase al mondo scritta in un alfabeto. È un’iscrizione risalente al 1700 a.C. incisa su di un piccolo pettine d’avorio scoperto nel 2016 nel sito archeologico di Tel Lachish, in Israele. La scritta dice: “Possa questo pettine sradicare i pidocchi dei capelli e della barba”. Non proprio una frase aulica per essere la più antica della storia dell’umanità scritta in un set di caratteri definito, e ne è consapevole anche l’archeologo Michael Hasel, della Southern Adventist University in Tennessee (è uno degli autori della scoperta), che al New York Times ha dichiarato: “Le persone ridono quando dici loro che cosa dice effettivamente la scritta”. Si tratta però di uno dei più antichi esempi di scrittura dei cananei, un antico popolo del Vicino Oriente, al quale si attribuisce lo sviluppo delle prime forme dell’alfabeto.

La scoperta è stata pubblicata sul Jerusalem Journal of Archaeology, rivista scientifica israeliana open-access. Non si tratta naturalmente della prima scritta della storia dell’umanità, dal momento che esistevano forme di scrittura precedenti (come quelle cuneiformi dei sumeri o i geroglifici degli egizi), risalenti a più di mille anni prima dell’alfabeto cananeo: si trattava però di sistemi basati su immagini, mentre quello cananeo è il primo alfabeto noto, basato su caratteri corrispondenti ai fonemi. Un sistema di scrittura, insomma, rivoluzionario: perché apriva alla possibilità di memorizzare pochi caratteri, invece delle centinaia di immagini necessarie con le scritture precedenti.

Non sappiamo però come si sviluppò questo primo alfabeto: probabilmente fu inventato, secondo lo studioso Christopher Rollston della George Washington University, da popoli che parlavano lingue semitiche e che al contempo conoscevano il sistema di scrittura degli egizi. Questo alfabeto sarebbe stato poi adottato, circa sette secoli dopo, dai fenici: non furono dunque loro a inventare l’alfabeto. Quello da loro utilizzato fu però alla base di alcuni sistemi di caratteri (per esempio l’antico ebraico e l’antico aramaico) che a loro volta conobbero evoluzioni che portarono al greco e al latino, e quindi al modo in cui oggi scriviamo.

L’oggetto su cui è stata decifrata l’iscrizione (“Credo che sia il più importante oggetto che abbia mai trovato nei miei scavi”, ha dichiarato Yosef Garfinkel, archeologo dell’Università Ebraica di Gerusalemme) era stato rinvenuto assieme a decine di altri manufatti, inventariato e poi accantonato come spesso accade in occasione di ritrovamenti di materiale di uso comune. La scoperta dell’iscrizione è avvenuta per caso, secondo quanto racconta sempre il New York Times: l’archeologa Madeleine Mumcuoglu, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ha avuto l’idea di ingrandire il pettine al microscopio, perché voleva verificare se ci fossero rimasti attaccati resti di pidocchi. Così, per preparare il lavoro, ha cominciato ad analizzare alcune foto del pettine che aveva scattato col suo cellulare e si è accorta della scritta. Ha così inviato le fotografie a Daniel Vainstub, paleografo della Ben-Gurion University, il quale ha riconosciuto le lettere dell’alfabeto cananeo. Ed è cominciata così la storia della scoperta. “Tutti hanno avuto il pettine tra le mani, ma nessuno si è accorto dell’iscrizione”, ha detto Mumcuoglu.

Per decifrare la scritta, il dottor Vainstub ha comparato le 17 lettere che la compongono ad altri sistemi di scrittura antica, dal momento che ci sono altre iscrizioni cananee più o meno dello stesso periodo, ma sono molto frammentarie e rare. Adesso però, decifrata la scritta, rimane molto altro da scoprire: chi è che ha lasciato l’iscrizione sul pettine? A cosa serviva rimarcare la funzione dell’oggetto? Insomma, qual era lo scopo di questa scritta? Lo studio non si sbilancia sui motivi della scritta, limitandosi a riportare che “esprime il desiderio che il pettine su cui era incisa potesse eradicare i pidocchi dai capelli e dalla barba del suo proprietario”. L’unico aspetto di cui possiamo essere certi, è che l’incisore doveva essere molto abile, dal momento che è riuscito a incidere lettere molto piccole (1-3 millimetri di larghezza) su un pettine d’avorio. Ed è indubbia l’importanza della scoperta: per la prima volta abbiamo infatti una frase intera scritta in una lingua parlata dagli abitanti di Lachish, cosa che ci permette di fare ulteriori paragoni con le altre fonti che abbiamo per poterla studiare. Inoltre, si tratta di una rarissima attestazione scritta sulla vita quotidiana del tempo, ed è la prima scoperta nella regione di un’iscrizione che si riferisce allo scopo dell’oggetto su cui era stata incisa: finora, infatti, si conoscevano solo scritte dedicatorie, o note di possesso incise direttamente sull’oggetto.

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