“Monitorare le strutture archeologiche del Parco e di individuarne le anomalie, i difetti, i danni che si palesano tra intervalli di ispezione”: è questo lo scopo del robottino su quattro ruote motrici che il Parco Archeologico di Pompei ha messo in pista grazie alla collaborazione dell’Istituto Italiano di Tecnologia che ha fornito il mezzo, chiamato “Ringhio”. Come i moduli spaziali che fanno atterrare su Marte dei alla ricerca di sassi ed elementi che facciano conoscere il pianeta sconosciuto, così Ringhio agirà in autonomia per le strade delle domus per cercare, interpretare, segnalare le situazioni di interesse e di crisi cui occorre segnalare alla “base” un intervento. Solo che, in questo caso, anziché guardare al futuro andremo a indagare e sopratutto sorvegliare il passato: l’estensione e la molteplicità di situazioni richiede una presenza continua.
Si parla infatti di 66 ettari, di cui circa 50 scavati, con edifici civili e privati, monumenti, sculture, pitture e mosaici che occorre monitorare anche con l’ausilio delle nuove tecnologie come fu fatto lo scorso anno con i droni dall’alto e con un altro robottino, a forma di cane. Ringhio è un prototipo di rover di limitate dimensioni in grado di “navigare” attraverso le strade e dentro le domus di Pompei, anche negli anfratti e in situazioni scoscese, e la campagna di scavi è anche un test sul campo per l’IIT che prova così le varie funzionalità del robottino in ausilio dell’uomo. I responsabili scientifici per l’IIT sono Ferdinando Cannella, coordinatore della Industrial Robotics Facility di IIT e Arianna Traviglia, coordinatrice del centro CCHT che insieme ai responsabili del Parco stanno seguendo questa campagna sperimentale.
Si tratta dell’evoluzione di un progetto inizialmente pensato per il monitoraggio del Ponte San Giorgio di Genova, ma la multidisciplinarità delle ricerche dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha portato allo sviluppo di un robot utile sia per le infrastrutture presenti che per quelle passate. Con Ringhio, il Parco avrà a disposizione un soggetto che potrà portare avanti una ispezione in maniera autonoma per verificare lo stato di integrità e conservazione, importante per motivi di sicurezza e per motivi di preservazione nel caso del patrimonio culturale.
Gli occhi e i sensori potranno poi col tempo immagazzinare dati e creare quindi un database del monitoraggio di luoghi e situazioni di potenziale criticità o l’evoluzione di eventuali danneggiamenti per poter programmare il miglior intervento di manutenzione per tempistiche e modalità.
Il robot è sia autonomo che tele-guidato, raggiunge i 10 chilometri orari di velocità, pesa 40 chili e ha telecamere ad alta risoluzione bilanciate da un sistema attivo e passivo per compensare oscillazioni e vibrazioni dovute al terreno irregolare. Un aiuto in più per scoprire Pompei.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.