Bologna, una mostra su quattro secoli di ritratto da Maurizio Nobile Fine Art


A Bologna, la galleria Maurizio Nobile Fine Art inaugura una mostra dedicata al ritratto e all’autoritratto dal Cinquecento al Novecento, presentando nuove acquisizioni e opere rare, tra cui tredici studi di teste di Bernardino Licinio, un inedito di Nicolas Régnier e un ritratto familiare di Bartolomeo Passerotti.

La galleria Maurizio Nobile Fine Art di Bologna propone un appuntamento interamente dedicato alla storia del ritratto e dell’autoritratto, con un percorso espositivo che si estende dal Cinquecento al Novecento. La mostra, intitolata La bellezza del ritratto, è aperta al pubblico dal 18 novembre al 20 dicembre, e offre ai visitatori la possibilità di esplorare quattro secoli di ricerca artistica attraverso opere di grande fascino e rarità. L’iniziativa si colloca nella tradizione della galleria, da sempre impegnata nella valorizzazione dell’arte antica e nella presentazione al pubblico di nuovi studi, acquisizioni e scoperte che ampliano il panorama storico-critico di pittori già noti o da riscoprire.

Al centro del progetto espositivo si collocano le nuove acquisizioni della galleria, che comprendono opere di Bernardino Licinio, Fra’ Galgario, Bartolomeo Passerotti, Nicolas Regnier e François-Joseph Navez, affiancate da lavori di altri protagonisti del lungo arco cronologico considerato. Il filo conduttore è la rappresentazione dell’individuo, letta attraverso le trasformazioni stilistiche, culturali e iconografiche che hanno segnato il modo di raffigurare il volto umano e l’identità personale nel corso dei secoli. Dal naturalismo rinascimentale alle elaborazioni psicologiche del Seicento, dalle interpretazioni intime del Settecento fino alle sperimentazioni percettive dell’Ottocento e del Novecento, la mostra offre uno spaccato ricco e articolato della storia del ritratto europeo.

Nicolas Régnier, Ritratto di gentiluomo veneziano (olio su tela)
Nicolas Régnier, Ritratto di gentiluomo veneziano (olio su tela)
Bartolomeo Passerotti, Ritratto di famiglia
Bartolomeo Passerotti, Ritratto di famiglia (olio su tela, 64,5 x 86,5 cm)

Tra i nuclei più significativi spiccano i tredici studi di teste di Bernardino Licinio, pittore veneziano attivo tra il 1465-89 e il 1550, considerati dalla critica una testimonianza preziosa del suo lavoro di bottega e del suo metodo di costruzione dell’immagine. Gli studi, già riconosciuti e attribuiti con sicurezza da studiosi come Detlev von Hadeln nel 1910, Bernard Berenson, Roberto Longhi e Luisa Vertova, fanno parte di un corpus la cui autenticità non è mai stata messa in discussione. La loro storia collezionistica è ben documentata: compaiono infatti nell’inventario del 1623 di Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, e rimasero proprietà della famiglia romana fino al 1935. La loro presenza nella raccolta Barberini conferisce ulteriore rilevanza a un insieme di opere che rivela la pratica, tipica del Cinquecento, di conservare in bottega studi dal vero per destinarli a future commissioni o per elaborare composizioni complesse. Sebbene alcuni di questi volti sembrino legarsi a una rappresentazione dell’Ultima Cena di cui non possediamo documenti, il loro valore risiede tanto nella funzione originaria quanto nella loro autonomia espressiva, capace di restituire un repertorio vario di fisionomie, caratteri e sguardi.

Accanto a questo raro insieme liciniano, la mostra presenta una tela recentemente riscoperta di Nicolas Régnier, artista di origine fiamminga, tra le figure più colte e raffinate della scena veneziana della seconda metà del Seicento. La riscoperta dell’opera offre l’occasione di approfondire una fase della sua produzione che continua a essere oggetto di analisi e aggiornamento critico. Il dipinto, un imponente ritratto maschile inedito, colpisce per la sua qualità esecutiva e per l’impostazione monumentale, elementi che attestano la piena maturità dell’artista. La figura del protagonista, un uomo maturo ritratto frontalmente con uno sguardo diretto e un gesto autorevole, è costruita attraverso una sapiente orchestrazione di pose e dettagli che richiamano la tradizione dei ritratti ufficiali veneziani. Gli abiti eleganti, gli accessori e la calibrata resa luministica contribuiscono a un’immagine che esprime autorevolezza e controllo, mentre la pennellata di Régnier, attenta alla definizione dei materiali e alla resa psicologica del soggetto, consente di leggere nel volto e nell’atteggiamento del personaggio una complessità che va oltre la pura celebrazione sociale. Si tratta di un contributo significativo alla conoscenza della produzione ritrattistica dell’artista, le cui opere, pur note agli specialisti, continuano a riservare sorprendenti scoperte.

Completano il percorso alcune opere che mostrano la varietà dei modi in cui il ritratto ha saputo rappresentare non solo l’individuo, ma anche il suo contesto affettivo e sociale. Tra queste spicca il Ritratto di famiglia di Bartolomeo Passerotti, artista bolognese nato nel 1529 e attivo fino al 1592, noto per la vivacità delle sue scene e per la sua attenzione ai dettagli della vita quotidiana. Il dipinto presentato in mostra è un esempio di ritratto cosiddetto “atteggiato”, nel quale la naturalezza delle pose e dei gesti contribuisce a creare una scena apparentemente spontanea, pur costruita con grande cura compositiva. Le mani dei due genitori, la postura della bambina che inclina leggermente il volto e lo sguardo rivolto verso l’alto rievocano il clima delle rappresentazioni familiari della Bologna cinquecentesca, dove la volontà di esprimere affetti e relazioni si intreccia con l’aspirazione a una rappresentazione dignitosa del proprio ruolo sociale. La presenza della coppia di colombe in primo piano è un dettaglio che rivela l’interesse di Passerotti per il mondo animale, interesse documentato anche nel suo celebre “Bestiario”, in cui la rappresentazione degli animali diventa strumento per indagare analogie simboliche e significati ulteriori.


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