Un nuovo capolavoro entra a far parte della collezione permanente del Museo di Palazzo Grimani a Venezia. Dall’11 novembre il pubblico potrà ammirare la Samaritana al pozzo di Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705), un dipinto che dopo un accurato intervento di restauro viene esposto nella Sala da Pranzo del palazzo, accanto alla Natura morta con nautilus, limoni, prosciutto e calice del fiammingo Jasper Geerards (Anversa, 1620 circa – Amsterdam, tra il 1649 e il 1654) e al Ritratto di Giovanni Grimani di Domenico Tintoretto (Venezia, 1560 – 1635). L’opera, assegnata al museo dal Ministero della Cultura nel 2022, rappresenta non solo un importante arricchimento per la quadreria del palazzo, ma anche il compimento di un percorso istituzionale e scientifico che ha coinvolto più soggetti pubblici, in un virtuoso esempio di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale.
La Samaritana al pozzo era custodita in passato da una società privata sotto la responsabilità del curatore fallimentare per conto del Tribunale di Venezia. Dopo essere stata dichiarata di interesse culturale nel 2018, l’opera era confluita nel fallimento di una casa d’aste veneziana. La segnalazione alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ha avviato l’iter di valutazione conclusosi con l’acquisizione da parte dello Stato nel 2021 e successiva assegnazione al Museo di Palazzo Grimani. L’intervento è stato reso possibile grazie al coordinamento tra il Ministero della Cultura e il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che hanno operato per garantire la salvaguardia di un’opera di grande valore storico e artistico. La procedura di dichiarazione di interesse culturale, prevista dal Codice dei Beni Culturali, ha rappresentato in questo caso uno strumento fondamentale per proteggere un bene a rischio di dispersione e assicurarne la restituzione alla collettività.
Il processo di acquisizione e di restauro della Samaritana al pozzo mette in luce la complessità e la sinergia necessarie per la tutela del patrimonio italiano. I procedimenti di riconoscimento del valore culturale di un’opera coinvolgono infatti diversi uffici pubblici, professionalità specifiche e competenze tecnico-scientifiche che concorrono a garantire la conservazione e la fruizione del bene.
Il dipinto è stato acquistato dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura nel 2021 e successivamente destinato a Palazzo Grimani in ragione di un legame storico con la famiglia veneziana. Un vincolo che risale al cardinale Vincenzo Grimani (Mantova, 1655 – Napoli, 1710), viceré di Napoli tra il 1708 e il 1710, raffinato collezionista e mecenate, che fu tra i più generosi sostenitori di Luca Giordano. L’artista, infatti, trascorse diversi periodi di studio e lavoro a Venezia nella seconda metà del Seicento, assorbendo suggestioni stilistiche e cromatiche che influenzarono profondamente la sua pittura.
La Samaritana al pozzo, eseguita a olio su tela, raffigura con intensità emotiva l’incontro tra Cristo e la donna di Samaria, un episodio evangelico interpretato dall’artista con una particolare tensione spirituale e un’eleganza compositiva che rivelano la piena maturità del suo linguaggio pittorico. La disposizione a chiasmo delle due figure, la forza dei gesti e la luce che modella i volti e i panneggi restituiscono un equilibrio tra introspezione e teatralità che è cifra distintiva di Giordano. L’attribuzione dell’opera al maestro napoletano era già stata riconosciuta nella monografia di Ferrari e Scavizzi del 2003, e confermata in precedenti cataloghi d’asta (Christie’s 1995, San Marco 2006), con una datazione oscillante tra il 1680 e il 1697. Lo stile della tela testimonia l’assimilazione da parte di Giordano di un classicismo colto, influenzato dalla pittura romana di Raffaello, dei Carracci, di Pietro da Cortona e di Carlo Maratta, con un’evidente impronta del colorismo veneto appreso durante i suoi soggiorni lagunari. Questi tratti accomunano la Samaritana a opere come la serie della Fuga in Egitto, oggi conservata nei musei di Madrid, Budapest e New York.
Il dipinto è stato recentemente sottoposto a un importante restauro commissionato dai Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna e affidato alla restauratrice Claudia Vittori, che ha riportato alla luce l’originaria qualità pittorica della tela. Grazie alle analisi diagnostiche e all’uso di luce ultravioletta, è stato possibile individuare ritocchi eseguiti non per ragioni conservative ma probabilmente per rendere l’opera più appetibile sul mercato antiquario. Il quadro risultava applicato su una seconda tela più ampia, con i bordi originali coperti da stucco. L’intervento ha consentito di rimuovere tali aggiunte e di recuperare porzioni autentiche della pittura, restituendo al dipinto la sua dimensione originaria.
Durante il restauro è stato inoltre eliminato un pesante strato di vernice ossidata, oltre a diversi ritocchi impropri che ne alteravano l’aspetto. L’uso di solventi in gel e bisturi ha permesso una pulitura controllata, seguita dall’applicazione di nuove vernici protettive e da un’integrazione pittorica selettiva, finalizzata a ricomporre la coerenza cromatica dell’insieme senza comprometterne la leggibilità storica. L’esito dell’intervento, documentato fotograficamente, consente oggi una fruizione più piena e consapevole del dipinto, valorizzando la profondità del colore e la luminosità tipiche della pittura di Giordano.
Il nuovo allestimento nella Sala da Pranzo di Palazzo Grimani intende ricreare l’atmosfera collezionistica della dimora nobiliare veneziana, integrando la Samaritana al pozzo con opere appartenenti alla quadreria storica e con dipinti di provenienza esterna. L’obiettivo è quello di offrire al visitatore un’esperienza che restituisca lo spirito delle raccolte antiche e, al tempo stesso, arricchisca il percorso museale con nuove suggestioni legate alla storia del collezionismo seicentesco.
L’esposizione della Samaritana sarà accompagnata da un convegno dedicato al restauro dell’opera, in programma il 10 novembre alle ore 14 presso il Museo di Palazzo Grimani. Interverranno Valeria Finocchi, funzionaria storica dell’arte del museo, Devis Valenti, funzionario storico dell’arte presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia, e la restauratrice Claudia Vittori, che illustreranno nel dettaglio le fasi del lavoro e le scoperte emerse nel corso dell’intervento.
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