Turner Prize 2021, vince l'Array Collective: la loro opera è un pub illegale


È il gruppo Array Collective il vincitore del Turner Prize, il principale premio artistico del Regno Unito. La loro opera è la ricostruzione di uno síbin, ovvero un pub irlandese illegale. 

È il gruppo Array Collective il vincitore dell’edizione 2021 del Turner Prize, il principale riconoscimento artistico del Regno Unito, premio fondato nel 1984 e assegnato ogni anno al miglior artista britannico (dove per “britannico” s’intende di nascita, oppure che lavori principalmente nel Regno Unito). Il nome del premio omaggia il grande pittore William Turner e riconosce un premio di 25.000 sterline al vincitore (che viene decretato da una giuria indipendente) e di 5.000 ai finalisti. Tra i vincitori del passato figurano Tony Cragg, Richard Long, Antony Gormley, Anish Kapoor, Wolfgang Tillmans, Gilbert & George, Damien Hirst, Chris Ofili, Steve McQueen, Rachel Whiteread, Martin Creed.

I vincitori di quest’anno sono stati annunciati lo scorso 1° dicembre durante una serata alla Cattedrale di Coventry, la capitale britannica della cultura del 2021. La giuria ha assegnato il premio agli Array Collective, si legge in una nota, “per la loro opera d’arte dinamica e piena di speranza che affronta questioni sociali e politiche urgenti che interessano l’Irlanda del Nord con umorismo, serietà e bellezza. La giuria è rimasta colpita dal modo in cui gli Array Collective, con sede a Belfast, è stato in grado di tradurre il proprio attivismo e i propri valori nell’ambiente della galleria, creando una mostra accogliente, coinvolgente e sorprendente. La giuria ha elogiato tutti e cinque i candidati per le loro opere d’arte socialmente impegnate e per il modo in cui lavorano a stretto contatto e in modo creativo con le comunità di tutto il Regno Unito. Le pratiche collaborative evidenziate nella rosa dei candidati di quest’anno riflettono anche la solidarietà e la generosità dimostrate in risposta ai nostri tempi divisi”.

Gli Array Collective sono formati da Sighle Bhreathnach-Cashell, Sinéad Bhreathnach-Cashell, Jane Butler, Emma Campbell, Alessia Cargnelli, Mitch Conlon, Clodagh Lavelle, Grace McMurray, Stephen Millar, Laura O’Connor e Thomas Wells, e crea opere d’arte che si risolvono in azioni collettive mirate a inquadrare i problemi sociali dell’Irlanda del Nord di oggi. Il collettivo si è formato nel 2016 e ha affrontato questioni come il razzismo, l’identità di genere e le identità tradizionali in maniera umoristica e giocosa, con performance, proteste, fotografie, installazioni e video. Per il Turner Prize hanno immaginato l’opera Druthaib’s Ball, descritta come una “celebrazione della vita e della morte, una veglia per il centenario della divisione dell’Irlanda, che ha creato lo stato dell’Irlanda del Nord”. L’opera è la ricostruzione di un “síbin” (shebeen in inglese), ovvero un pub illegale dove vengono somministrati alcolici senza licenza, animato da performer che suonano musica tradizionale, eseguono balli tipici, raccontano storie, e in generale intrattengono il pubblico. “Lo síbin”, spiega il collettivo, “è luogo di contraddizioni, dove trauma, dark humour, frustrazioni, ’craic’ (ovvero un momento di spensieratezza) e proteste coesistono sotto lo stesso tetto, dando vita a un’esperienza immersiva di catarsi collettiva”. L’opera Druthaib’s Ball intende dare forma alle complessità che oggi connotano l’identità dell’Irlanda del Nord, e vuole celebrare le personali esperienze di “esistenza e resistenza” dei membri del collettivo.

“Gli Array Collective sono artisti e attivisti, ogni membro porta la propria pratica e le proprie potenzialità per fare arte insieme e protestare”, scrive la curatrice Alice O’Rourke. “Lavorando assieme ad altri attivisti e artisti, la pratica degli Array è radicata nella solidarietà, portata avanti attraverso interventi pubblici, raduni, mostre e laboratori creativi di striscioni, per garantire un futuro più inclusivo e giusto. Ogni membro degli Array è ovviamente e profondamente coinvolto nel contesto sociale e politico di cui fa parte nell’Irlanda del Nord. Il gioco e l’umorismo hanno un ruolo importante nel loro attivismo, evolvendosi da una serie di regole che gli Array adottano, condividono e utilizzano. Hanno tre regole della casa: accogliere, ospitare e trattare gli altri in modo amichevole e solidale; uscire e fare campagne con i gruppi di attivisti locali; fare ’geg’ (termine nordirlandese per ’ridere’). Queste regole agiscono come una partitura musicale, catturando l’essenza degli Array e la gamma modale di lavorare insieme. Il paradosso di creare regole per mettere in atto gioco, attivismo e divertimento è alla base della loro informalità non gerarchica, incarnando lo spirito e le molte parti che compongono l’ensemble Array”.

Per la prima volta, la giuria del Turner Prize di quest’anno ha selezionato una rosa di candidati composta interamente da collettivi di artisti e progetti gestiti da artisti: Array Collective, Black Obsidian Sound System, Cooking Sections, Gentle/Radical e Project Art Works. I membri della giuria del Turner Prize 2021 sono Aaron Cezar (Direttore, Delfina Foundation), Kim McAleese (Direttore del programma, Grand Union), Russell Tovey (attore), Zoé Whitley (Direttore, Galleria Chisenhale). La giuria è presieduta da Alex Farquharson, direttore della Tate Britain. Le opere dei cinque collettivi finalisti del Turner Prize sono esposte alla The Herbert Art Gallery & Music di Coventry fino al 12 gennaio 2022. L’ingresso è gratuito. La mostra è un momento clou delle celebrazioni della Città della Cultura del Regno Unito di Coventry 2021. Il Turner Prize 2021 è sostenuto dalla Fondazione AKO, da Avanti West Coast e da Arts Council England, con il supporto aggiuntivo di ArtAV, The John Browne Charitable Trust e The Uggla Family Foundation.

Nell’immagine, il bancone di Druthaib’s Ball con gli Array Collective.

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