Magazzino Italian Art (Cold Spring, New York) annuncia di aver ricevuto in dono due ambienti immersivi a grandezza naturale, ideati da Piero Manzoni nel 1961, grazie alla generosità della Fondazione Piero Manzoni e della galleria Hauser & Wirth. Le due opere saranno presentate insieme a una selezione di lavori dell’artista provenienti da collezioni americane nella mostra Piero Manzoni: Total Space, curata da Nicola Lucchi (direttore della Didattica e del Centro di Ricerca di Magazzino Italian Art), aperta al pubblico dall’8 settembre 2025 al 23 marzo 2026.
Già nel 1957 Manzoni aveva intrapreso la ricerca di un “nuovo linguaggio” e di una “trasformazione totale”, iniziando a creare gli Achrome: opere in gesso su tela in cui il bianco non aveva alcun valore allusivo o simbolico, ma era una superficie incolore. La serie si ampliò poi con materiali diversi – dal caolino al cotone idrofilo, dal polistirolo alle fibre sintetiche e alla pelliccia – nel tentativo di creare spazi incolori, liberi da ogni suggestione figurativa.
Nel 1961, spinto dal desiderio di compiere un ulteriore passo nell’arte dello “spazio totale”, Manzoni scrisse all’amico Henk Peeters (1925-2013), artista olandese del gruppo Zero, ipotizzando la realizzazione di due stanze: una interamente ricoperta di pelliccia bianca, l’altra di vernice fosforescente. Rimaste incompiute a causa della sua prematura scomparsa nel 1963, queste opere videro nuova vita nel 2019, quando la Fondazione Piero Manzoni e Hauser & Wirth incaricarono l’architetto newyorkese Stephanie Goto di realizzare quei progetti. Le stanze furono quindi presentate lo stesso anno nelle mostre Piero Manzoni: Materials of His Time presso Hauser & Wirth a Los Angeles, curata da Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni, e Piero Manzoni: Lines, Materials of His Time presso Hauser & Wirth a New York.
Questi ambienti segnano un’estensione inedita del percorso dell’artista: da un lato, portano avanti la logica degli Achrome, che travalicano la bidimensionalità per trasformarsi in spazi abitabili e sensoriali; dall’altro, dialogano con la vena ironica e concettuale di opere celebri come le Linee, i palloncini gonfiati con il fiato dell’artista o la provocatoria Merda d’artista. In tutti i casi, la tensione è la stessa: un gioco tra smaterializzazione dell’opera e centralità del corpo, tra rifiuto delle regole del mercato e ricerca di nuove forme di esperienza.
Le due stanze, la Stanza pelosa e la Stanza fosforescente, trasportano così l’idea dell’achrome nello spazio tridimensionale, inglobando il visitatore in un’esperienza tattile, ottica ed epidermica. Non si tratta più di osservare l’opera, ma di abitarla. Se i futuristi avevano teorizzato lo spettatore “al centro del quadro”, Manzoni realizza concretamente quell’intuizione, offrendo un’esperienza artistica che, pur restando immateriale ed effimera, prende corpo attraverso la presenza del pubblico.
Accanto agli ambienti, la mostra presenterà anche uno dei primi Achrome del 1958, in caolino su tela, testimonianza dell’indagine radicale condotta da Manzoni per liberare la pittura da formalismi estetici e da eccessi emotivi, affidando al materiale stesso la creazione di superfici neutre. Una riduzione estrema del linguaggio artistico, declinata con materiali e soluzioni sempre differenti.
La mostra a Magazzino Italian Art intende dunque riflettere su questo ribaltamento di prospettiva e sulle sue ricadute nell’arte italiana del secondo dopoguerra. Manzoni anticipa molte delle tensioni che caratterizzeranno in seguito l’Arte Povera: la smaterializzazione dell’oggetto, la centralità dell’idea e l’opera come atto critico.
“Siamo grati alla Fondazione Manzoni e a Hauser & Wirth per aver affidato questo importante dono a Magazzino, dove ora potranno essere ammirati insieme alla vasta collezione di Arte Povera del museo. Con questo dono si riconosce a Magazzino di essere un punto di riferimento negli Stati Uniti per la conoscenza, la conservazione, lo studio e la divulgazione dell’arte italiana del dopoguerra”, hanno dichiarato i fondatori di Magazzino Italian Art, Nancy Olnick e Giorgio Spanu.
“Questi progetti visionari di Manzoni sono passati solo recentemente dalla pura idea alla realtà fisica. Ora che sono stati realizzati con l’assistenza di Hauser & Wirth, a più di mezzo secolo da quando furono immaginati, siamo felici che la loro ideale casa permanente sia Magazzino Italian Art”, ha affermato Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni e nipote dell’artista.
“Nonostante la sua breve carriera, Piero Manzoni è stato uno degli artisti italiani, se non del mondo, più innovativi, ironici e instancabilmente inventivi”, ha commentato Adam Sheffer, Direttore di Magazzino. “Siamo orgogliosi di esporre l’importante dono di questi due ambienti insieme a diverse opere Achrome, nelle quali Manzoni ha rotto con la tradizione della pittura a favore di un’arte dello ”spazio totale“, dove materiali, forma e presenza eclissano il superficiale e aprono nuove dimensioni concettuali”.
“Piero Manzoni è stato un anticipatore di molti dei temi che sarebbero poi diventati centrali per gli artisti di Arte Povera: la radicale sperimentazione sui materiali, il superamento delle forme tradizionali di pittura e scultura, l’idea dell’opera come esperienza talvolta totalizzante, talvolta intangibile”, ha dichiarato il curatore della mostra Nicola Lucchi. “Presentare a Magazzino questa selezione di opere visionarie e sovversive significa valorizzarne l’eredità, in dialogo con la nostra collezione di arte italiana del dopoguerra”.
Per inviare il commento devi
accedere
o
registrarti.
Non preoccuparti, il tuo commento sarà salvato e ripristinato dopo
l’accesso.