Addio a Salvatore Iaconesi, l'artista che ha fatto della sua malattia un'opera d'arte


È scomparso a 49 anni Salvatore Iaconesi, designer, ingegnere e artista che ha trasformato il suo cancro al cervello in una grande opera d’arte. 

È scomparso a Marbella, all’età di 49 anni, il designer, ingegnere, hacker e artista Salvatore Iaconesi, noto per aver creato nel 2012, assieme alla compagna Oriana Persico, il progetto La Cura, con il quale ha reso un’opera d’arte la sua malattia, un cancro al cervello, condividendola con il pubblico in modo da attivare un nuovo modo di affrontarla. Nato a Livorno nel 1973, Iaconesi dopo la la laurea in Ingegneria Robotica alla Sapienza di Roma con tesi sul tema dell’intelligenza artificiale, ha lavorato come professionista del design in diversi paesi collaborando con aziende come Telecom, Ericsson, Siemens e altre, e ha poi approfondito i temi dell’interaction design, delle interfacce innovative, della realtà aumentata e molto altro. Come artista (si definiva “net-artist”) si è espresso soprattutto attraverso la realizzazione di software).

Assieme a Oriana Persico ha fondato i centri di ricerca Art is Open Source ed HER: She Loves Data, che si prefiggono lo scopo di esplorare la trasformazione umana nell’epoca dei Dati e della Computazione ubiqua. Sempre con Persico ha scritto alcuni libri tra cui Digital Urban Acupuncture (Springer, 2016), La Cura (Codice Editore, 2016), Read/Write Reality (FakePress Publishing, 2011), Romaeuropa FakeFactory (DeriveApprodi, 2010) e Angel_F: diario di vita di un’intelligenza artificiale (Castelvecchi, 2009).

Nel 2012, dopo essersi ammalato di cancro al cervello, Iaconesi ha avviato il progetto La Cura, da lui stesso descritto come una performance globale per “riappropriarsi del proprio corpo e della propria identità creando una cura partecipativa open source per il cancro”. Grazie alle sue competenze informatiche, Iaconesi ha infatti condiviso pubblicamente i dati sensibili della sua stessa cartella clinica con l’obiettivo di rendere il suo tumore un’opera d’arte. In merito al progetto, il noto oncologo Umberto Veronesi aveva detto che Iaconesi va ringraziato pubblicamente perché “dare alla sua diagnosi di cancro la massima visibilità possibile è una forma di lotta ai tabù che ostinatamente circondano questa malattia”. La Cura ha dunque viaggiato in lungo e in largo con eventi e performance che hanno anche coinvolto diversi medici per sensibilizzare il pubblico sul tema.

L’annuncio della scomparsa è stato dato questa mattina da Oriana Persico. “Ho accolto questo evento con il mio corpo: il simbionte, il partner, l’amore della mia vita se ne è andato fra le mie braccia”, ha scritto Persico sul suo account Facebook. “L’unico motivo per non impazzire è la sensazione fisica di aver fatto tutto ciò che potevo e sapevo e volevo, godendo di ogni istante, di ogni trasformazione, sguardo, carezza, bacio. Della nostra ’vita mano nella mano mano’ (cit.), fino alla fine. Ciò che so è che Salvatore non ha sofferto, accogliendo la fine del suo corpo come una ricerca e una scoperta, con accettazione piena, senza paura e senza uno spasmo: lo racconta il sorriso disteso che il suo volto ci ha regalato, la pelle, gli arti, la muscolatura morbida e perfetta che ha conservato. Ciò che so è che Salvatore non è una perdita personale. Il mondo e gli ecosistemi che abbiamo toccato – persone, studenti, istituzioni – perdono il privilegio di una immaginazione irriverente, trasgressiva e visionaria capace di trasformare i dati e la computazione in spazi di vita e di espressione: nuovi e imprevisti gradi di libertà dei nostri corpi e dei nostri sistemi di cui godere. Allo stesso tempo tutti noi siamo stati toccati e modificati da quella straordinaria e geniale immaginazione, le parole, i concetti, uno stile e un’attitudine, alterandoci in modo irreversibile: in questo senso, Salvatore vive davvero dentro e attraverso di noi”.

Addio a Salvatore Iaconesi, l'artista che ha fatto della sua malattia un'opera d'arte
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