Dal 1° gennaio 2026 i monaci cistercensi della Congregazione Casamariensis lasceranno il Complesso monumentale della Certosa di Pavia, dove vivono stabilmente dal 1968. A partire da quella data, la gestione del sito, uno dei più importanti capolavori dell’arte tardo-medievale e rinascimentale in Lombardia, sarà gestito unicamente dal Ministero della Cultura, attraverso la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia.
La Direzione manifesta profondo rammarico per l’imminente partenza della comunità monastica, maturata da una decisione autonoma del Capitolo. Per accompagnare questa fase di cambiamento, e grazie al sostegno della Fondazione Cariplo, la Direzione regionale ha incaricato la Fondazione Fitzcarraldo di Torino di elaborare un piano strategico di sviluppo. L’obiettivo è favorire il rilancio della Certosa, rafforzarne il legame con il territorio e garantire una gestione efficace ed efficiente di un complesso così esteso, ottimizzando l’impiego di risorse pubbliche e private.
Questo percorso sarà costruito insieme al territorio e per il territorio. Entro la fine dell’anno, presso la Certosa, si terranno i primi incontri e focus group con i principali stakeholder – enti locali, istituzioni religiose, università e centri di ricerca, associazioni culturali, mondo imprenditoriale e finanziario. Saranno momenti di confronto e di ascolto, pensati per condividere le prime linee progettuali e raccogliere proposte e contributi utili a un processo di vera rigenerazione.
La Certosa di Pavia, visitata ogni anno da oltre 100.000 persone, è uno dei simboli più rappresentativi del patrimonio culturale lombardo. Dichiarata monumento nazionale nel 1866, continuerà a essere valorizzata e accessibile al pubblico con rinnovata attenzione e impegno.
“Abbiamo fatto il possibile per convincere i monaci a restare, ma al di là dei tentativi di persuasione la decisione non competeva a noi”, ha dichiarato Rosario Maria Anzalone, Direttore dei musei statali lombardi. “Il nostro obiettivo è adesso non soltanto garantire continuità nella cura e valorizzazione di questo straordinario complesso, ma soprattutto di migliorarne le condizioni di accesso e fruizione, ampliando l’orario di apertura e introducendo un biglietto di ingresso. Quest’ultimo contribuirà a sostenere i non trascurabili oneri di gestione che, in un sito attualmente sprovvisto di personale di vigilanza ministeriale, includono anche i costi per il servizio di accoglienza e custodia. Siamo al contempo impegnati affinché la Certosa mantenga la sua essenza di luogo della fede e tempio del culto cristiano, anche in assenza di una comunità monastica stabile. Crediamo fermamente che il Complesso Monumentale della Certosa di Pavia abbia un grande potenziale inespresso che, attraverso un lavoro sapiente di recupero e valorizzazione, potrà proiettarlo in breve nel novero dei grandi attrattori culturali a livello nazionale, fungendo al contempo da volano di sviluppo territoriale”.
Foto: Maurizio Montagna.
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