Federculture: due anni di pandemia hanno allontanato gli italiani dalla cultura


Presentato stamani a Roma il 18° Rapporto Annuale Federculture sulla situazione della cultura dopo due anni di Covid. Un quadro preoccupante, con un calo impressionante della partecipazione: solo 9 italiani su 100 hanno visitato un museo. Cali a doppia cifra ovunque, dal cinema ai concerti.

È stato presentato questa mattina a Roma, alla presenza del ministro della cultura Dario Franceschini, il 18° Rapporto Annuale Federculture, che quest’anno fa il punto sulla situazione dell’Italia della cultura dopo due anni di pandemia. Federculture in particolare ha rilevato che il settore della cultura, in tutti i suoi ambiti, è stato travolto dalla crisi: tra 2019 e 2021 c’è stato quello che il sodalizio definisce “un preoccupante allontanamento da parte degli italiani dalle attività culturali”. Tutti i settori, infatti, registrano drammatici crolli della partecipazione: -81% per il cinema, -85% per il teatro, -72% per i musei, -82% per i concerti. Se nel 2019 almeno un italiano di più di 6 anni su due è andato a teatro almeno una volta all’anno (48,5%), nel 2021 la cifra ha toccato il 9,1%, e gli altri settori non se la passano meglio: il teatro è passato da una partecipazione del 20,3% al 2,9%, i musei dal 31,8% all’8,9%, i concerti di musica classica dal 9,9% al 2,2%, i concerti di altro tipo dal 20,2% al 3,7%, i siti archeologici e i complessi monumentali dal 27,4% al 10,3%.

Il Covid e le misure messe in atto per arginare la pandemia hanno avuto impatti importanti sia in termini economici, di spesa, sia a livello di partecipazione individuale. In particolare nei settori dello spettacolo dal vivo, cinema, teatri e concerti, i numeri (2019/2021) sono allarmanti: -75% della spesa per questi intrattenimenti, crollo della fruizione con variazioni negative intorno all’80%. E non se la cavano molto meglio musei, mostre e affini: in questo caso, sempre nel periodo 2019/2021, il calo della spesa delle famiglie è del 26,6%; mentre dal punto di vista della fruizione (residenti che dichiarano di aver fruito di attività culturali nell’arco dei 12 mesi) nell’ambito delle visite a musei e mostre la variazione è del -72%.

La situazione preoccupa se si tiene anche conto del fatto che, per gli italiani, la cultura è stato il settore a cui sono stati più disposti a rinunciare, assieme alle vacanze. Nella spesa delle famiglie, la cultura segna infatti un -40,1% nel 2021 rispetto al 2019: peggio hanno fatto solo i pacchetti vacanza (-66,8%), e in area negativa si collocano anche beni ricreativi (-4,3%) e giornali, libri e articoli di cartoleri (-6,2%). Aumentata invece la spesa per apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici (24,1%), per articoli per giardinaggio e animali (2,6%).

Secondo Federculture è stato un ciclone quello che si è abbattuto sul settore: solo negli ultimi mesi sono arrivati timidi segnali di recupero, dovuti in particolare alla ripresa del turismo che, seppure ancora lontano dai livelli pre-Covid del 2019, sta tornando a crescere: nel 2021, sul 2020, + 41% di arrivi e +39% di presenze; nel primo trimestre 2022 sono triplicate entrambe le voci rispetto agli stessi mesi dello scorso anno (oltre +200%). I numeri non hanno però ancora raggiunto quelli del 2019: nel 2021 gli stranieri hanno registrato un -61,4% di arrivi e un -53,2% di presenze rispetto al 2019 (anche se l’incremento degli arrivi è stato del 52% rispetto al 2020), e la spesa degli stranieri, pur avendo segnato un +23% sul 2020, è ancora indietro del 52% rispetto al 2019.

Il quadro generale è preoccupante, secondo Federculture, ma occorre anche guardare ai segnali positivi dei primi mesi di quest’anno che fanno sperare in una sostanziale ripresa. Nel 2022 alcuni fattori di una possibile inversione di tendenza infatti ci sono: ad esempio il successo delle domeniche gratuite nei musei che in sole tre giornate (maggio-giugno-luglio) hanno riportato nei siti statali oltre 400.000 mila visitatori, o il Salone del Libro di Torino che ha avuto il record di presenze nell’edizione 2022 con più di 168mila ingressi, ma anche il dato del Bonus Cultura per i diciottenni che, ancora in corso, conta 396.651 registrazioni per un valore di 65,7 milioni di euro che i giovani spendono in libri, concerti, musica, cinema. Inoltre, è aumentato in maniera considerevole il bilancio del MiC: si partiva dai 4,6 miliardi di euro del 2020, e l’incremento sul previsionale è stato del 14,5% nel 2021 e del 43,3% nel 2022.

Anche sull’occupazione gli impatti sono stati importanti, e proprio al lavoro culturale dà ampio spazio il volume, nel quale dati, saggi e analisi evidenziano fragilità e criticità nuove e preesistenti la crisi attuale. Nei due anni di pandemia l’occupazione culturale è diminuita del 6,7% (il triplo di quanto accaduto nell’occupazione totale, dove la variazione negativa è stata del 2,4%: nella cultura sono andati persi 55mila posti di lavoro) e negli ambiti più specializzati il calo arriva addirittura all’11%, mentre tra i giovani sotto i 35 anni si registra un -12,6%. Il calo è stato più forte tra gli uomini (-7,7% contro il -5,3% delle donne) e al nord (-9,4% contro il -5,4% del sud). Sul settore, particolarmente fragile, insistono poi problematiche ulteriori, che Federculture ha indagato attraverso un’indagine sul campo: il lavoro culturale sconta scarsa riconoscibilità, disomogeneità e frammentarietà, nei contratti e nelle tutele, oltre a una precarietà endemica.

Seppure il settore abbia beneficiato di importanti misure di sostegno e investimenti per la ripresa, l’organizzazione delle imprese della cultura rinnova l’appello a parlamento e governo per interventi concreti e strutturali non più rinviabili: un forte sostegno ai consumi culturali delle famiglie attraverso misure di detrazione delle spese; revisione delle aliquote Iva sui prodotti culturali; estensione delle tutele nel mondo del lavoro con l’adozione del Contratto Unico per la cultura. Sono infatti molti ancora i nodi, vecchi e nuovi, da affrontare e seppure non si possa non riconoscere l’impegno del Ministero della Cultura e del Governo per sostenere e rilanciare il settore - per affrontare la crisi sono state messe in campo risorse poderose: oltre 4 miliardi di euro di interventi e aiuti per fronteggiare l’emergenza sono stati stanziati dalle prime fasi della pandemia a tutto il 2021; il Pnrr per Cultura e Turismo mette in campo 6,68 miliardi di euro – da Federculture viene sottolineata l’urgenza di intervenire con riforme concrete e coraggiose, da tempo attese.

“Stiamo affrontando anni impegnativi”, commenta il presidente di Federculture, Andrea Cancellato, “che sollecitano risposte e scelte né scontate, né casuali, né superficiali. Proprio la crisi ci ha messo sotto gli occhi l’importanza della cultura nella nostra società e nella nostra vita. Non possiamo, né dobbiamo, farne a meno. A questo avevamo alluso quando abbiamo indicato nella cultura il nuovo welfare dell’Italia, tanto quanto la cura e la prevenzione della salute di tutti i cittadini. Per questo oggi è necessario un intervento drastico e incisivo per la ripresa del consumo e della partecipazione culturale delle famiglie, anche con interventi di emergenza che possono essere avviati in via provvisoria come la detrazione fiscale dei titoli di ingresso a mostre, concerti, cinema, ecc. Allo stesso modo servono interventi di sistema sul regime Iva per i prodotti culturali e incentivi agli investimenti nel settore. Al Legislatore e al Governo, in particolare al ministro Dario Franceschini, chiediamo di continuare nella strada intrapresa di considerare la cultura e la fruizione culturale un obiettivo per il Paese, per il suo rinnovamento, per il suo futuro”.

Nell’immagine sotto: Visitatori alla Galleria Borghese nel 2020 il giorno della riapertura dopo il lockdown (foto Galleria Borghese)

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