Francia, code davanti alle librerie prima che chiudano per il lockdown. La foto è virale


In Francia le librerie chiudono causa lockdown: i libri non sono considerati beni essenziali. I francesi dunque fanno la coda davanti alle librerie l’ultimo giorno di apertura.

La Francia è tornata ieri, 30 ottobre, in lockdown (o, come lo chiamano i francesi, confinement): tutta la popolazione deve stare in casa e può uscire soltanto per accompagnare i figli a scuola (le scuole infatti rimangono aperte), fare una passeggiata nelle vicinanze dell’abitazione, oppure acquistare beni di prima necessità. C’è stata grande polemica perché tra i beni di prima necessità non figurano i libri, e il governo ha disposto anche la chiusura di tutte le librerie, creando non poco sconcerto nel mondo della cultura, anche perché, osserva il Sindacato delle librerie francesi, il provvedimento del governo ha “aperto un’autostrada ad Amazon”: a nulla sono per ora valsi gli appelli, tra cui quello di 250 editori e personalità della cultura (tra i quali anche nomi noti in tutto il mondo: Gallimard, Jacques Attali, Tahar Ben Jelloun, Françoise Nyssen e molti altri), per chiedere al presidente della repubblica Emmanuel Macron di rivedere la decisione di tenere chiuse le librerie.

Le eccezioni sono poche: ha fatto discutere, ieri, l’annuncio del sindaco di Digione, François Rebsamen, che in un tweet ha affermato che “siccome si possono acquistare libri in modo sicuro in libreria quasi ovunque, domani firmerò un’ordinanza per autorizzare le librerie di Digione a rimanere aperte se vogliono”. C’è chi ha apprezzato la scelta controcorrente del primo cittadino, ma c’è anche chi l’ha criticato (“a cosa serve”, si domanda un utente di Twitter, “se possiamo uscire solo per acquistare beni di prima necessità e i libri non sono considerati tali?”, ma c’è però chi obietta sul concetto di “bene di prima necessità” e anche chi risponde ironico: “acquistare patatine è più essenziale che acquistare libri: dati i recenti avvenimenti terroristici, è concesso dubitare”). Altra polemica è stata scatenata dal capitolo grande distribuzione organizzata, che inizialmente poteva vendere libri, ma è stata poi costretta a chiudere i reparti che li vendono: e qui si critica dunque il fatto che, piuttosto che aprire le librerie, si preferisce chiudere chi poteva comunque vendere libri, facendo un ulteriore favore ad Amazon.

Reparto libri di un supermercato chiuso. Foto di Antoine Habert, giornalista di TF1
Reparto libri di un supermercato chiuso. Foto di Antoine Habert, giornalista di TF1

Data la situazione, i francesi hanno comunque cercato di fare il pieno di libri, lo scorso 29 ottobre, prima della chiusura. È diventata virale una fotografia scattata da Astrid Dujardin e rilanciata sui social dall’editore Stephen Carrière, che mostra una lunga coda di persone che aspettano, sotto la pioggia, di entrare nel punto vendita della catena di librerie Le Furet du Nord nella Grand-Place di Lille, una delle più grandi città del nord della Francia. “Ecco perché stiamo combattendo”, ha scritto Carrière.

Ma di code davanti alle librerie francesi parlano anche diversi quotidiani, tra cui il Times e Le Parisien: quest’ultimo ha anche dedicato un ampio reportage alle code in libreria a Parigi, riportando le impressioni dei venditori della libreria Divan, una delle più grandi della Francia, che dicono che “c’è il mondo come alla vigilia di Natale”. C’è una signora che si avvicina alla cassa con una decina di romanzi tra le mani (“una vita senza libri e senza cultura è impensabile”, dice), c’è un trentenne informatico che non si considera un gran lettore, ma è presente perché, afferma, “quando ho saputo che le librerie avrebbero nuovamente chiuso i battenti, sono andato in collera, sono così importanti... stamattina ho ricevuto lo stipendio, quindi ho deciso di compiere un gesto solidale, e penso che spenderò più di 100 euro”).

“Da cinque mesi”, dichiara invece il direttore di Divan, Philippe Touron, “grazie alle mascherine e ai gel, siamo stati esemplari e pochi casi di Covid sono stati registrati in libreria. Da domani, i francesi per comprare i libri non avranno altra scelta che rivolgersi alla grande distribuzione organizzata [il provvedimento della chiusura dei reparti libri non era ancora stato preso, ndr]. O peggio ancora, su Amazon”. E la vendita online, sostiene Touron, non è una soluzione: “il 70% del nostro volume d’affari arriva da vendite d’impulso. Su internet si scende al 10%”.

Altri ancora si stanno attrezzando per consegne a domicilio com’era avvenuto durante il primo lockdown. Altri ancora fanno vendita di libri da asporto, che nonostante il confinement è consentita: “la libreria”, twitta la Librairie La Marge di Ajaccio, in Corsica, “ha messo in piedi un servizio di asporto dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 18. Inviateci la vostra ordinazione e venite a ritirare i libri! Non si molla niente!”.

Nella foto sotto: la foto davanti a Le Furet du Nord di Lille (ph. Astrid Dujardin)

Francia, code davanti alle librerie prima che chiudano per il lockdown. La foto è virale
Francia, code davanti alle librerie prima che chiudano per il lockdown. La foto è virale


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