L'ICOM esprime riserve sulle priorità per il ministero indicate da Sangiuliano


Sviluppo della cultura? No, riduzione della spesa e sfruttamento economico. L’ICOM esprime riserve sull’atto d’indirizzo del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che contiene le priorità strategiche per l’azione del Ministero della Cultura.

Sviluppo e diffusione della cultura? No: riduzione della spesa pubblica e limitazione della responsabilità sui siti della cultura. Sembrerebbero queste, secondo il comitato italiano dell’ICOM (International Council of Museums, principale ente di riferimento dei musei nel mondo, e che in Italia raduna quasi 3.000 membri tra istituti e professionisti), le finalità dell’atto di indirizzo che il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha pubblicato lo scorso 13 gennaio nel decreto ministeriale numero 8/2023. L’atto individua le priorità strategiche del ministero: attuazione del PNRR, sviluppo e diffusione della cultura, valorizzazione economica del patrimonio culturale, sostegno al settore dello spettacolo dal vivo nonché del cinema e dell’audiovisivo, e tutela del paesaggio. L’atto, rivolto ai dirigenti, individua anche alcuni obiettivi prioritari: Realizzare azioni di prevenzione e protezione del patrimonio culturale in caso di calamità, dissesto idrogeologico o altri eventi naturali; Valorizzazione, anche economica, del patrimonio culturale e promozione dello sviluppo della cultura; Rapporti internazionali - Patrimonio culturale immateriale; Sostegno dello Spettacolo, del Cinema e dell’Audiovisivo; Migliorare l’organizzazione e il funzionamento dell’Amministrazione

L’ICOM ha espresso diverse riserve sull’atto di indirizzo, e lo ha fatto con una lettera aperta al ministro, a firma del presidente Michele Lanzinger, pubblicata a marzo sul proprio sito web. In primo luogo, l’ICOM rileva una discrepanza tra l’enunciazione dell’importante obiettivo Sviluppo e diffusione della cultura (punto 3.2 del documento ) e le indicazioni pratiche in cui viene declinato: “Al fine di migliorare la fruizione del patrimonio culturale diffuso sul territorio nazionale, sarà considerato prioritario l’accrescimento della capacità degli istituti e luoghi della cultura di autofinanziarsi, così come il reperimento di fonti finanziarie alternative rispetto al finanziamento pubblico e, per i cosiddetti siti minori appartenenti al Ministero si valuteranno forme di concessione d’uso a terzi, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale”. L’incremento delle entrate proprie dovrebbe derivare dall’aumento del costo dei biglietti di musei e siti culturali e dai diritti, rigidamente fissati a livello nazionale, per l’uso degli spazi e delle immagini e i prestiti di opere d’arte. “Siamo consapevoli della necessità di un maggiore impegno da parte dei dirigenti generali e dei direttori di musei nel promuovere la partecipazione, anche finanziaria, dei privati – individui e imprese – e delle comunità locali a favore dei beni e delle attività culturali”, osserva a tal proposito l’ICOM, “ma sappiamo anche che questa partecipazione, peraltro più difficile da ottenere in aree più depresse del Paese, si sviluppa sempre in modo complementare e non suppletivo rispetto ad un’assunzione forte di responsabilità da parte dello Stato e degli enti territoriali. Per quanto riguarda poi la seconda indicazione, riteniamo che essa possa essere condivisibile quando non sia dettata dalla volontà di liberarsi di presunti ‘rami secchi’, non ‘produttiv’, ma sia il frutto di valutazioni complessive sulle maggiori potenzialità di sviluppo della valorizzazione e, in ogni caso, a condizione che siano assicurati standard minimi di qualità, a cominciare dalle competenze professionali necessarie (come era già previsto dall’art. 150 del lontano decreto legislativo 112/98, e ora dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dal DM 113/2018)”.

In attesa di ulteriori precisazioni, l’ICOM rileva che l’aumento dei prezzi potrebbe portare a una contrazione del numero dei visitatori, e in ogni caso penalizzerebbe le categorie di pubblici più svantaggiate. Questo almeno senza azioni specifiche. Nel frattempo, secondo l’ICOM sembra che il ministro voglia “massimizzare i proventi del turismo di massa”, senza però tener conto che i musei esplicano un servizio pubblico per i cittadini e le comunità che gravitano intorno agli istituti, come richiamato dal Codice dei beni culturali e dalla nuova definizione ICOM dei musei. “Bisognerebbe quindi prevedere, oltre alle domeniche gratuite”, secondo l’ICOM, “politiche tariffarie differenziate per fasce orarie o per particolari categorie e nuclei familiari, estendere in tutto il paese strumenti quali le ‘carte fedeltà’ e ‘abbonamenti annuali al sistema museale regionale’ per favorire un rapporto continuo dei residenti con i musei di prossimità e con altri istituti e siti meno noti del territorio”.

Per quanto riguarda invece la richiesta generalizzata di un corrispettivo definito a livello nazionale per utilizzare spazi, laboratori, auditorium di musei e monumenti (riducendo ulteriormente i margini di discrezionalità dei direttori), questa, secondo ICOM, “sta già penalizzando fortemente l’iniziativa di associazioni culturali no profit – che non sono in grado di sostenere costi elevati per organizzare conferenze e giornate di studio – e sta favorendo invece eventi commerciali o mondani non sempre in armonia con il contesto e l’identità dei luoghi. ICOM Italia nella Raccomandazione per la concessione in uso temporaneo di spazi museali del 2019, pur riconoscendo che tale attività rappresenta una fonte di entrate ormai irrinunciabile., indica criteri e linee guida che dovrebbero orientarne la pratica”.

Ancora, nell’atto di indirizzo viene caldeggiato l’obbligo di richiedere un pagamento per i prestiti di opere, che potrà anche accrescere le entrate (soprattutto per i musei maggiori e per le opere più famose, “che spesso sono anche quelle più rappresentative delle loro collezioni e quindi dovrebbero restare in loco”, sottolinea l’ICOM), ma, in forza di un “ovvio principio di reversibilità”, comporterà “costi aggiuntivi quando saranno i nostri musei a voler organizzare esposizioni temporanee”, secondo la previsione dell’ente. “Ancora una volta”, continua la lettera solo alcuni grandi musei saranno in grado di scaricare tali costi sulle società private o in house che le organizzano per loro conto mentre, in generale, si ridurranno le possibilità di allestire e promuovere mostre di respiro internazionale: occasioni di studi e di nuove interpretazioni, di confronto scientifico, di divulgazione e di promozione, le quali producono, come sappiamo, un impatto sul turismo culturale e sulla partecipazione di nuovi pubblici che abitualmente non frequentano i musei. Per ICOM Italia è particolarmente deludente riscontrare come non sia tenuta in nessuna considerazione la sua Raccomandazione sui prestiti per mostre del 2019.Tale raccomandazione, dopo aver richiamato i profili etici che sollecitano a non usare le opere come merce o a strumentalizzarle a fini commerciali e/o politici, e aver sottolineato le ineludibili garanzie in termini di conservazione e di sicurezza, nega, in conclusione, la giustificazione del pagamento di un loan fee, al di là dei consueti rimborsi per le spese amministrative, di accompagnamento e di trasporto, di restauro delle opere”.

La richiesta di ridurre i casi di concessione d’uso a titolo gratuito delle riproduzioni di beni culturali pubblici non protetti dal diritto d’autore, come più volte evidenziato dalle associazioni di professionisti di musei, biblioteche, archivi afferenti a MAB, “costituisce”, spiega ancora il comitato italiano dell’ICOM, “un freno alla circolazione e alla fruizione del patrimonio culturale e allo sviluppo della creatività e dell’imprenditorialità”.

ICOM Italia si dichiara “particolarmente colpita e preoccupata per la mancanza nell’Atto di indirizzo di un richiamo all’importante funzione di orientamento e di sostegno che il Ministero svolge nei confronti dell’intero patrimonio culturale del Paese, attraverso un confronto costante con le Regioni e gli enti locali. Nessun cenno viene fatto in particolare per il nostro settore all’attivazione del Sistema museale nazionale, un processo importante di integrazione delle politiche dei diversi livelli di governo e di cooperazione tra musei di diversa dimensione, tipologia e proprietà, che condividono livelli di qualità adeguati alle funzioni da svolgere. Un processo ancora in itinere per la cui realizzazione è indispensabile un forte impulso da parte del Ministero”.

L’atto di indirizzo del Ministro, secondo il comitato, “ribadisce con insistenza il concetto di valorizzazione economica dei beni culturali, ma sembra considerarne solo i meccanismi più semplici e automatici (in pratica il loro valore ‘commerciale’) senza far riferimento a tutto l’indotto generato da una gestione efficiente e sostenibile, fondata su relazioni e alleanze, e favorito dall’aumento della fruizione del patrimonio culturale e del paesaggio. Ci si riferisce alla creazione di servizi collaterali, alla rivitalizzazione dei territori, attraverso il turismo, l’artigianato, gli eventi culturali e gli spettacoli, all’occupazione generata. Spiace questa assenza di visione, soprattutto alla luce delle tante aspettative riposte nei confronti dei siti della cultura come elemento di sistema per la promozione delle aree interne e la loro potenzialità di hub per iniziative di valorizzazione di paesaggi storico culturali, sentieri, borghi. D’altra parte, meraviglia anche che nessun cenno sia rivolto alla rilevanza del patrimonio culturale materiale e immateriale per l’educazione alla cittadinanza plurima e responsabile, per la formazione specialistica, nonché per il benessere e la cura delle persone”.

Per concludere, “ICOM Italia auspicherebbe, come ribadito più volte anche in passato, che le performances del direttore generale dei Musei, dei direttori delle direzioni regionali, dei musei autonomi e non autonomi fossero valutate considerando obiettivi più ampi rispetto al successo riscontrato in termini di numero di visitatori accolti e aumento delle entrate. Alcuni sono già richiamati nell’Atto di indirizzo (come l’attuazione degli interventi per l’accessibilità, peraltro già compresi nel PNRR), altri possono scaturire solo dall’iniziativa consapevole e lungimirante dei dirigenti, la cui autonomia e indipendenza, pur all’interno di un quadro unitario, va tutelata”.

Nella foto: il ministro Sangiuliano

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