5 cittadini su 10 non conoscono i musei della loro città. Una ricerca sul pubblico dei musei


Una ricerca del Politecnico di Milano dimostra che 5 cittadini su 10 non conoscono i musei della loro città. Una fotografia sul pubblico dei musei.

La maggior parte degli abitanti delle nostre città non conosce o non ha mai visitato i suoi musei: è questo il risultato di una ricerca del Politecnico di Milano, commissionata dai Musei Reali di Torino, dal Palazzo Ducale di Mantova e dalle Gallerie Estensi di Modena e Ferrara. La ricerca, finalizzata a co-creare un sistema di misurazione in grado di quantificare il contributo del museo alla creazione di valore, è stata svolta su di un campione di 622 abitanti delle città dei tre musei e le interviste sono state condotte in luoghi terzi delle città (piazze, centri commerciali, parchi, giardini): il 29% del pubblico conosce il museo di riferimento, ci è già stato e ci tornerebbe, il 6% conosce il museo e ci è già stato ma non tornerebbe, il 18% conosce il museo ma non ci è mai stato, e addirittura il 47% neppure lo conosce. I risultati sono stati presentati ieri ai Musei Reali di Torino.

Questi dati non sono però che uno spunto, un inizio, sottolinea Michela Arnaboldi, responsabile scientifico della ricerca. “L’elemento distintivo del progetto”, spiega Arnaboldi, “va oltre la mera quantificazione dei risultati raggiunti, ma risiede nell’uso del dato come punto di partenza di un circolo virtuoso di gestione. Ciò è stato possibile grazie ad un approccio partecipativo, dove il gruppo di ricerca e i Direttori dei tre musei hanno lavorato congiuntamente, riflettendo in modo continuo su quale valore si vuole creare”.

Il risultato del lavoro dei tre musei da un lato ha definito un nuovo modello di quantificazione del valore generato dal museo, che passa dalla misurazione del pubblico attuale e potenziale, dell’impatto sul singolo e sulla società, e delle risorse a disposizione, mentre dall’altro il modello è stato applicato e i numeri sono stati usati dai direttori per pianificare i nuovi interventi dei loro musei.

La ricerca include anche i dati sulla soddisfazione dell’esperienza da parte del pubblico: il 77% dei visitatori ha dichiarato di essere molto soddisfatto della visita, ed è emerso che in genere i musei hanno una forte capacità attrattiva su un pubblico femminile, italiano, di età media, che visita il museo per la prima volta e con l’abitudine a visitare i musei (più di 3 in un anno). Quanto invece al pubblico che non è mai stato al museo, si tratta di dati molto importanti perché, sottolinea il direttore del Palazzo Ducale di Mantova, Peter Assmann, servono “per pianificare nuove strategie di comunicazione e per identificare nuove collaborazioni sul territorio per far conoscere l’offerta museale anche al di fuori del pubblico fidelizzato”. Gli fa eco Martina Bagnoli, direttore delle Gallerie Estensi: “L’elemento distintivo del progetto è quello di andare oltre la misurazione e usarlo per pianificare azioni future. Ad esempio, il dato sul non pubblico ci ha aperto a riflessioni su nuove strategie di distribuzione degli spazi per essere più visibili e attrarre più visitatori”.

I dati relativi all’impatto del museo sulle persone riportano che l’85% del pubblico ritiene che il museo abbia contribuito a sviluppare nuove conoscenze e abilità individuali, mentre l’84% pensa che il museo abbia un impatto molto positivo sulla collettività. E ancora, una fotografia dei dati sulle risorse che i musei impiegano per raggiungere i risultati: in media, i musei investono il 52% delle risorse nel personale allocato alle attività di portierato e vigilanza, il 24% sulle attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio, e solo l’1% è invece speso in fundraising e marketing. Quest’ultimo dato in particolare indica la carenza di figure professionali museali da dedicare a quest’ultima attività.

I dati sono stati raccolti su di un orizzonte temporale di tre anni, supportando non solo un confronto tra musei, ma anche una riflessione sull’evoluzione temporale dei risultati per i musei. “Questo aspetto”, sottolinea Enrica Pagella, direttore dei Musei Reali di Torino, “è fondamentale per poter valutare i primi risultati delle azioni di gestione messe in atto, pur consapevoli che per alcune attività servono più anni prima di raccogliere delle evidenze quantitative”.

Secondo gli autori del progetto, la ricerca confermerebbe che la riforma del Ministero dei Beni Culturali del 2014 vedrebbe i musei dotati di autonomia speciale in prima linea per misurare e guidare la sfida della cultura come elemento trainante la creazione di valore. Questo lavoro di ricerca potrebbe proseguire in una logica di sistema territoriale, coinvolgendo non solo i musei autonomi ma anche i poli museali. E il team di ricerca sta proseguendo il lavoro di fornire strumenti di supporto alle decisioni, mettendo a punto nuovi modelli di misurazione che sfruttino i big data e i dati derivanti dalle tecnologie digitali.

Nell’immagine, il Salone della Guardia Svizzera di Palazzo Reale a Torino.

5 cittadini su 10 non conoscono i musei della loro città. Una ricerca sul pubblico dei musei
5 cittadini su 10 non conoscono i musei della loro città. Una ricerca sul pubblico dei musei


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