Notre-Dame, si studia legge per saltare regole della tutela per accelerare ricostruzione. I professionisti della cultura protestano


In Francia è in esame un progetto di legge che consentirebbe alla ricostruzione di Notre-Dame di svolgersi in deroga alle regole sul patrimonio. Protestano i professionisti.

Come era apparso chiaro fin da poche ore dopo l’incendio di Notre-Dame, il presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron, auspica tempi di ricostruzione rapidissimi: l’obiettivo del capo di stato sarebbe veder ricostruito il tetto della cattedrale nel giro di cinque anni. Così, a fine aprile, in una riunione del consiglio dei ministri, è stato presentato un disegno di legge per dare al governo la possibilità di avviare i lavori con una ordonnance, ovvero un provvedimento urgente preso dal governo in materie che sono normalmente disciplinate dalla legge. Nel progetto di legge è scritto chiaramente, all’articolo 9, che il governo può “procedere con deroghe o modifiche che si applichino alle regole di urbanistica, protezione dell’ambiente, viabilità e trasporti, oltre alle regole sui contratti pubblici e sul demanio pubblico. Queste deroghe o modifiche potranno essere ugualmente applicate [...] alle regole di conservazione del patrimonio, in particolare alle norme di diritto sugli immobili costruiti nei dintorni dei monumenti storici”.

Questo disegno di legge ha fatto scatenare le ire del mondo della cultura francese, che ha diffuso una lettera aperta firmata da oltre mille personalità tra conservatori, architetti, docenti e altre figure professionali, di cui riportiamo il testo integralmente tradotto dal francese.

“Signor Presidente,

la sera del 15 aprile, gli sguardi del mondo intero si sono rivolti verso la cattedrale di Notre-Dame incendiata, ricordando come questo monumento non appartenga solo ai cattolici, ai parigini, ai francesi o agli europei: è uno di quegli edifici che il genio dei suoi costruttori ha legato all’umanità. La Francia si è dotata molto presto, in parte grazie all’influenza del romanzo capolavoro di Victor Hugo che è suonato come un discorso in difesa dei monumenti storici, di una legislazione che serve non soltanto a proteggere i monumenti storici, ma anche a prevedere un quadro d’azione nel momento in cui vengono mutilati dalle devastazioni del tempo o degli uomini. Dal 1862, il governo ha scelto di inserire la cattedrale parigina, all’epoca in corso di restauro, sotto la protezione di questa legge. Più di un secolo dopo, fu ancora sotto l’impulso della Francia, tra gli altri paesi, che l’Unesco scelse di redigere una lista del patrimonio mondiale dell’umanità, dopo aver individuato criteri di protezione precisi. Nel 1991, la Francia domandò e ottenne l’iscrizione, su questa lista, delle rive della Senna a Parigi, facendo particolare riferimento alla presenza della cattedrale di Notre-Dame e soprattutto all’esistenza di una prospettiva che si è costituita tra il Medioevo e l’inizio del XX secolo, protetta in quanto tale.

Una tale protezione non sarebbe potuta esistere senza una deontologia che si imponga a tutti coloro che lavorano attorno alla gestione, alla conservazione e al restauro di questi monumenti. Ancora, la Francia ha svolto un ruolo da pioniere, grazie alle riflessioni di Jean-Baptiste Lassus e di Eugène Viollet-le-Duc, elaborate in seguito al loro lavoro nell’Île de la Cité, allaa Sainte-Chapelle e a Notre-Dame. Questa deontologia, evidentemente, ha conosciuto delle evoluzioni. Nel 1964 ha condotto alla Carta di Venezia, completata dal Documento di Nara nel 1994, testi che fissano un quadro riconosciuto a livello internazionale in materia di interventi sui monumenti, tanto per le operazioni di conservazione quanto per il restauro o la ricostruzione parziale.

In tutta questa storia, la Francia ha da sempre giocato un ruolo di primo piano, basandosi su istituti d’eccellenza che hanno formato gli specialisti della tutela, riconosciuti a livello internazionale, e capaci di attirare studenti da tutto il mondo (École de Chaillot, Institut national du patrimoine, università, e il sistema del compagnonnage che oggi è anche iscritto nel patrimonio immateriale dell’umanità). Non è un caso se la sede del Consiglio Internazionale dei Siti e dei Monumenti si trova a Parigi. Di questa eccellenza della Francia nel settore del patrimonio si è avuta prova anche durante l’intervento esemplare dei pompieri, la cui azione ha permesso di evitare un disastro ben peggiore, e durante le azioni che hanno permesso di consolidare, in fase d’emergenza, la cattedrale, e di evacuare le opere trasportabili essenziali nel corso della settimana. Abbiamo la consapevolezza di essere scampati a un disastro di proporzioni maggiori, quello della distruzione della cattedrale e della conseguente sparizione degli 850 anni di storia che essa conserva.

Sfortunatamente, questa eccellenza è stata anche un poco dimenticata dai governi precedenti, e con essa è stato dimenticato l’investimento nazionale nella salvaguardia del patrimonio: come dimostra il rapporto del Senato sul disegno di legge finanziaria per il 2019, le risorse assegnate ai monumenti storici, al di fuori dei grandi progetti, sono diminuite tra il 2010 e il 2012, prima di stabilizzarsi dopo il 2013. Pertanto, da molto tempo, si moltiplicano gli allarmi sull’insufficienza di queste risorse, che obbligano a privilegiare lavori di urgenza, come sono quelli che interesseranno Notre-Dame, piuttosto che un approccio davvero pianificato.

Oggi il dramma è qui, e ce l’abbiamo tutti davanti. Notre-Dame non è solo una cattedrale, non è solo uno dei monumenti più importanti dell’architettura europea. È uno dei monumenti attorno ai quali, nello spazio di circa due secoli, si sono costituite la tutela e la deontologia francese e mondiale in materia di monumenti storici. L’emozione che l’ha circondata ha dimostrato quanto questo dramma sia di proporzioni mondiali, e dobbiamo ancora comprendere quale sia la sua portata storica.

È per questo che noi, universitari, ricercatori e professionisti del patrimonio, della Francia e dell’estero, ci permettiamo di rivolgerci a Lei, Signor Presidente, per chiederLe, come ha detto bene Jean Nouvel, di ‘lasciare che trascorrano i tempi della diagnosi degli storici e degli esperti prima di pronunciarsi sul futuro del monumento’. Sappiamo che il calendario politico chiede di agire velocemente, sappiamo quanto una Notre-Dame mutilata pesi sull’immagine della Francia. Nondimeno, quello che accadrà a Notre-Dame negli anni a venire riguarda tutti noi, ben al di là di questo calendario. La sfida comportata da questi lavori oltrepasserà i mandati politici e le generazioni, e noi verremo giudicati per come ci saremo confrontati con questa sfida.

Allo stesso modo, noi non ci rivolgiamo a Lei per preconizzare l’una o l’altra soluzione. È troppo presto. Cosa si potrebbe fare o non fare, quali saranno le scelte possibili? A oggi non possiamo rispondere a queste domande. Dipenderà da motivazioni tecniche valutate in base allo stato dell’edificio. Ma queste scelte si dovranno fare nel rispetto di ciò che Notre-Dame rappresenta, più che una cattedrale tra le altre, più che un monumento storico tra gli altri, mantenendo un approccio scrupoloso, riflesso della deontologia. La storia di Notre-Dame de Paris fa sì che la portata dell’incendio oltrepassi le sue conseguenze materiali. Lei ha dichiarato, Signor Presidente, di voler restaurare Notre-Dame. Questo è anche il nostro augurio per tutti, ma per farlo non dobbiamo ignorare la complessità dei processi che devono guidare questo obiettivo, oltre alla necessaria efficienza. Prendiamoci il tempo di fare delle analisi. L’esecutivo non può evitare di ascoltare gli esperti, la Francia ne forma tra i migliori al mondo e parte di loro si trova nella Sua amministrazione, al Ministero della Cultura. Si sappia riconoscere la loro professionalità, prendiamoci il tempo di trovare la strada giusta e allora, sì, allora fisseremo un obiettivo ambizioso per un restauro esemplare non soltanto per il presente ma anche per le generazioni a venire.

L’eccellenza delle conoscenze degli artigiani e delle aziende francesi, la loro esperienza, quella degli architetti, le conoscenze dei conservatori, degli storici, sono riconosciute a livello mondiale. Il ruolo speciale della cattedrale ha attirato, in tutto il mondo, l’attenzione degli accademici e di numerosi programmi di ricerca i cui risultati sono oggi a nostra disposizione. Queste risorse, francesi e internazionali, mettono la Francia nelle migliori condizioni per ristabilire Notre-Dame nella sua dignità di simbolo. Cerchiamo di essere in grado di ascoltarli. Cerchiamo di avere fiducia in loro, abbia fiducia in loro, cerchiamo di non tardare ma anche di non essere precipitosi. Il mondo ci guarda. Oggi, non si tratta solo di compiere un gesto che riguarda l’architettura, ma si tratta di milioni di gesti, umili ed esperti, governati dalla scienza e dal sapere, nel quadro di una politica patrimoniale rinnovata, ambiziosa e volenterosa, preoccupata per ciascun monumento, e che donerà nuovamente alla cattedrale di Victor Hugo (la nostra, la Sua), il proprio posto e la propria funzione nella storia e nel futuro”.

Nella foto: l’incendio a Notre-Dame. Ph. Credit

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