Orvieto, la chiusura del Museo dell'Opera del Duomo da più di un anno arriva in Parlamento


A Orvieto il Museo dell’Opera del Duomo è chiuso da più di un anno senza che si conosca una data di riapertura: il caso adesso arriva anche in Parlamento.

Non s’intravede ancora una data di riapertura per il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto (MODO), che è chiuso dal 1° settembre 2024 senza che si sappia quando riaprirà le porte al pubblico. E il caso adesso arriva in Parlamento. L’istituto, che rappresenta un complesso museale unificato comprendente la Cattedrale di Santa Maria Assunta, i Palazzi Papali, la Libreria Albéri e il Palazzo Soliano, è chiuso ufficialmente per consentire dei lavori di riqualificazione, ma la data di fine lavori non è ancora stata definita. Inoltre, il sito ufficiale del museo, museomodo.it, è disattivato da quasi un anno (se si prova ad accedere si viene reindirizzati al sito dell’Opera del Duomo, dove è presente soltanto un avviso che informa i visitatori sulla chiusura a tempo indeterminato).

Lo scorso 26 novembre, l’onorevole Emma Pavanelli (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interrogazione a risposta scritta (4/06444) ai Ministri della Cultura e dell’Interno per richiedere informazioni urgenti sul futuro del complesso. L’atto interroga i Ministri sulle opere e le tempistiche precise relative agli interventi di riallestimento e riqualificazione in corso. L’interrogazione evidenzia come i lavori di riallestimento, secondo le dichiarazioni rilasciate pubblicamente dal presidente dell’Opera del Duomo, dottor Andrea Taddei, non avrebbero dovuto avere un carattere di particolare rilevanza. L’intenzione iniziale, comunicata nell’agosto 2024, era infatti quella di rivedere i percorsi espositivi seguendo un’impostazione cronologica e di utilizzare il piano superiore del Museo Greco per mostrare opere precedentemente non accessibili. All’epoca, peraltro, lo stesso Taddei riteneva che un anno di chiusura potesse essere persino eccessivo. Tuttavia, il periodo è trascorso e non sono state fornite indicazioni chiare sulla conclusione degli interventi.

Il complesso museale è gestito dall’Opera del Duomo di Orvieto, un ente privato riconosciuto dal Ministero dell’Interno dal 1987, al quale spetta la gestione, la promozione, la valorizzazione e la manutenzione di tutto il sistema museale. Secondo quanto risulta all’onorevole Pavanelli, progetti pregressi relativi al rinnovamento delle strutture e degli spazi espositivi risultano fermi dal lontano 2004. Parimenti, anche i progetti per l’adeguamento degli impianti essenziali (elettrico, antincendio e di climatizzazione), che erano stati avviati nel 2019, risulterebbero sospesi.

Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. Foto: Francesco Bini
Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. Foto: Francesco Bini

La questione centrale, denunciata da mesi dalla comunità e da storici dell’arte locali, è la mancanza di trasparenza. Nonostante le numerose richieste formali di chiarimento, i contenuti del progetto di ammodernamento non sono stati resi noti alla collettività. Giordano Conticelli, storico dell’arte di Orvieto, ha sottolineato come la gestione appaia “opaca e controversa” e come il progetto non sia stato presentato o discusso con la cittadinanza. La mancanza di condivisione e trasparenza è considerata inaccettabile, in quanto un patrimonio culturale di questa importanza non appartiene agli amministratori, ma alla collettività che ne è la vera proprietaria.

Il dibattito sulla chiusura ha coinvolto anche il livello comunale. Già a fine febbraio, alcuni consiglieri comunali avevano presentato un’interrogazione alla sindaca Roberta Tardani chiedendo dettagli sui costi, le risorse, i tempi di inizio e fine lavori, e il destino delle opere d’arte. Nella sua risposta, la sindaca si è limitata a indicare il consiglio di amministrazione e il presidente dell’Opera del Duomo come gli unici soggetti in grado di fornire risposte, limitandosi ad auspicare massima collaborazione tra l’Opera e gli altri enti cittadini. Di fronte alle crescenti pressioni, il presidente Taddei aveva fatto sapere, agli inizi di febbraio, che era stata istituita una commissione scientifica composta da studiosi e membri del Consiglio dell’Opera. La commissione era stata incaricata di definire, tramite sopralluoghi, gli elementi necessari per la progettazione degli spazi, delle tecnologie, degli elementi espositivi e degli impianti. Questo suggeriva che, a cinque mesi dalla chiusura, il progetto, i costi e le tempistiche erano ancora in fase di definizione.

In attesa di chiarezza sul progetto complessivo, alcune opere sono state trasferite, una mossa che ha suscitato ulteriori interrogativi. Alcune opere sono state collocate al Museo Faina: questo trasferimento ha permesso l’allestimento della mostra Grandi Maestri dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto – da Simone Martini a Luca Signorelli. A distanza di sette mesi dall’inaugurazione, la mostra non ha ancora una data di chiusura, suggerendo una possibile lunga permanenza delle opere. Altre grandi tele cinquecentesche, concepite originariamente per altari barocchi, sono state riposizionate all’interno della Cattedrale lungo le navate. Tale soluzione, condivisa dalla Soprintendenza per garantire la visibilità continua e la massima tutela delle opere, solleva dubbi di natura museologica e conservativa, poiché rischia di compromettere il significato originale dei manufatti.

Adesso, il consigliere regionale del M5S Luca Simonetti ha annunciato un’ulteriore interrogazione in sede di consiglio regionale, per cercare di far luce sulle motivazioni della prolungata chiusura e a costringere le autorità competenti ad adottare iniziative per garantire la trasparenza e la partecipazione della comunità locale agli interventi su un bene culturale di così rilevante interesse. Il punto fermo richiesto è che, affinché il MODO recuperi il suo vero profilo civico, è indispensabile che le scelte siano ponderate e fondate su solidi criteri scientifici e museologici, e che venga garantito un futuro certo a un patrimonio che appartiene a tutti.


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