È passato ormai un anno dalla chiusura del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto (MODO) senza che ancora si sappia quando e come l’istituto riaprirà. Era il 29 agosto del 2024 quando il presidente dell’Opera del Duomo di Orvieto, Andrea Taddei, dava conto dell’imminente chiusura del museo per far fronte a lavori di riallestimento che, stando a quanto fatto sapere all’epoca in un’intervista rilasciata alla testata OrvietoLife, non sarebbero stati “notevoli”. “La volontà”, diceva all’epoca Taddei, “è quella di rivedere i percorsi legandoli cronologicamente, poi vogliamo sfruttare il piano superiore del Museo Greco perché abbiamo molte opere che non sono esposte”. Sempre il presidente informava dell’esistenza di un piano approvato dal consiglio e di un progetto “affidato a dei consulenti che si occupano di allestimenti museali”. All’epoca era in corso di discussione anche la questione economica: “l’intero ammontare non è enorme ma l’Opera del Duomo può intervenire direttamente solo per una parte. Il resto lo dobbiamo reperire magari attraverso fondi dedicati alla preservazione del patrimonio artistico. In scala ci piacerebbe replicare l’operazione della nostra omologa di Firenze con cui abbiamo avuto e abbiamo contatti. Loro hanno investito alcuni milioni di euro per rifare tutta la parte museale. A noi serve molto meno ma l’idea è simile”.
Taddei riteneva che un anno di chiusura sarebbe stato addirittura eccessivo. Ma adesso è passato un anno esatto dalla serrata del museo, e non esiste ancora una data per la riapertura. Andando sul sito del MODO, si legge solo uno scarno avviso che recita: “Dal 01/09/2024 il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto sarà chiuso al pubblico per lavori di riqualificazione, fino a data da destinarsi. Saranno regolarmente aperti il Museo Emilio Greco ed i Sotterranei del Duomo”.
Da mesi la comunità di Orvieto denuncia la situazione. E del progetto, ci fa sapere Giordano Conticelli, storico dell’arte orvietano e lo scorso anno candidato a sindaco per il Comune nella lista Nova, “non si conoscono i contenuti, non è stato presentato né discusso con la città e ogni richiesta di chiarimento – avanzata anche formalmente – è stata respinta. Destano preoccupazione, dunque, le modalità di tutela e valorizzazione di un patrimonio oggi affidato a un ente la cui gestione appare opaca e controversa”.
A fine febbraio, alcuni consiglieri comunali (del Pd e di diverse liste civiche) avevano anche rivolto alla sindaca Roberta Tardiani un’interrogazione a risposta scritta per sapere quali fossero gli interventi necessari, se fosse già stato realizzato un progetto dei lavori, quanto costerà il tutto, come verranno reperite le risorse necessarie per affrontare le spese, quando inizieranno e quando finiranno i lavori, quali opere verranno spostate al Museo Claudio Faina (come era stato annunciato in precedenza) e, nel caso, come saranno contestualizzate, se fosse prevista l’integrazione tra il biglietto della Cattedrale e quello del Museo Faina, che progetti ci fossero per Palazzo Soliano (una delle sedi del MODO). Nella sua risposta, la sindaca si limitava a sottolineare che gli unici che possono dare delle risposte sono il presidente e il consiglio d’amministrazione dell’Opera del Duomo di Orvieto, e che l’amministrazione comunale auspica la massima collaborazione tra l’Opera e gli altri soggetti ed enti della città.
Un certo numero di opere, tuttavia, ci fa sapere Conticelli, è stato nel frattempo spostato: “Alcune”, spiega lo storico dell’arte, “sono state trasferite al Museo Faina, senza che siano stati chiariti i criteri, le modalità o la durata di questa scelta. Altre – come le grandi pale cinquecentesche – sono state riposizionate all’interno della Cattedrale, con soluzioni che suscitano interrogativi sia sul piano della tutela e della conservazione, sia su quello museologico e museografico: opere concepite per altari barocchi si trovano oggi appese lungo le navate, con conseguenze che rischiano di compromettere la loro stabilità e il loro significato originario. Altre ancora, tra cui il celebre Reliquiario del Corporale di Ugolino di Vieri, insieme a molti altri manufatti, sono rimaste all’interno dei Palazzi Papali, attualmente chiusi: qual è oggi il loro stato di conservazione? La vicenda mette in luce una distanza sempre più marcata tra la Fabbriceria e la comunità”.
Conticelli lamenta anche il fatto che l’Opera del Duomo “non sembra voler agire nella trasparenza né rispondere a chi chiede informazioni”, mentre “altrove, grandi istituzioni culturali stanno intraprendendo percorsi opposti: la National Gallery di Londra, ad esempio, ha istituito un’assemblea cittadina per coinvolgere direttamente i cittadini nella governance del museo. Non si tratta, ovviamente, di cedere la gestione scientifica a chi non è specialista (e un direttore scientifico il MODO lo avrebbe, ma da mesi risulta oscurato), ma di riconoscere che un museo, soprattutto se pubblico, non appartiene a chi lo amministra, bensì alla collettività. Orvieto non è Londra, chiaramente, ma la differenza di approccio è lampante. Qui il patrimonio viene gestito senza trasparenza, senza confronto e con una preoccupante approssimazione”.
Dopo l’interrogazione in consiglio comunale, l’associazione Nova, a marzo, aveva anche chiesto un incontro con il presidente Taddei, che però è stato rifiutato. “Un segnale allarmate di chiusura e isolamento istituzionale”: così l’associazione commentava l’accaduto. Nel frattempo, alcune settimane prima, il presidente, attraverso un’intervista, faceva sapere (erano i primi di febbraio), che per il museo era stata “istituita una commissione scientifica di studio composta da eminenti storici dell’arte, studiosi italiani e rappresentati del Consiglio dell’Opera” e che “dopo vari sopralluoghi negli ultimi mesi”, stavano “emergendo i primi elementi per la progettazione di spazi, elementi espositivi, tecnologie ed impianti. Questo consentirà di pianificare con precisione tempi, costi e modalità di intervento. Il Consiglio individuerà poi le fonti di finanziamento necessarie. Intanto, dal primo gennaio, il biglietto di ingresso al complesso del Duomo è stato aggiornato ad 8 euro, per consentire una parziale copertura, alla quale aggiungere contributi e risorse esterne in fase di ricognizione”. In sostanza, a cinque mesi dalla chiusura degli spazi, il progetto e i costi erano ancora, evidentemente, in fase di definizione.
Non è però solo questione di che cosa: è anche questione di come. “Il punto”, dice Conticelli, “non è soltanto se un progetto per il MODO esista o meno, ma perché, se davvero esiste, non sia stato condiviso con la cittadinanza, che di quel patrimonio è la vera proprietaria. Alla chiarezza e alla trasparenza deve aggiungersi la competenza: un museo e le sue collezioni richiedono scelte ponderate, fondate su criteri scientifici e museologici solidi, non su decisioni affrettate o opache. Restituire un vero profilo civico al Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto significa garantire un futuro certo ad un patrimonio che appartiene a tutti quanti noi”.
Al momento, l’unico segnale di vita è il summenzionato trasferimento di alcune opere al Museo Claudio Faina: lo spostamento è avvenuto ad aprile, quando è stata inaugurata negli spazi dell’istituto la mostra Grandi Maestri dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto – da Simone Martini a Luca Signorelli. In quell’occasione, l’unica a fare un accenno alla situazione del museo era stata la soprintendente Francesca Valentini, che spiegava che l’operazione nasceva “dalla necessità di mettere in sicurezza gli ambienti del Museo dell’Opera del Duomo da un punto di vista climatico e strutturale”. E sempre la Soprintendenza aveva condiviso il trasferimento di alcune opere del Museo all’interno del Duomo “per garantire la fruizione in continuità e allo stesso tempo la massima tutela delle opere”. Sulle tempistiche di realizzazione dei lavori, tuttavia, nessuna indicazione: abbiamo provato a contattare telefonicamente quest’oggi l’Opera del Duomo di Orvieto per avere informazioni, ma non siamo riusciti a parlare con nessuno in grado di risponderci.
Proprio questa mattina, peraltro, il Museo Claudio Faina ha diramato un comunicato per informare la stampa sui suoi risultati da inizio anno: 7.199 visitatori da inizio anno al 31 agosto, una crescita del 30% rispetto all’anno scorso, quando già l’istituto era il più visitato dei musei archeologici dell’Umbria. Il Museo ha informato che il successo è stato possibile anche grazie agli “accordi con l’Opera del Duomo di Orvieto che hanno permesso l’allestimento della mostra Grandi Maestri da Simone Martini a Luca Signorelli negli spazi museali”. Ad ogni modo, trascorsi cinque mesi dall’inaugurazione della mostra, non c’è ancora una data di chiusura, segno che, forse, la permanenza delle opere del MODO al Museo Faina non sarà di breve durata.
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