Parità di genere, il rapporto del MiC: nel cinema le donne sono fortemente sottorappresentate


Il Ministero della Cultura pubblica il primo rapporto dell’Osservatorio interno sulla Parità di Genere, che si è concentrato soprattutto su cinema e audiovisivo, rilevando una forte sottorappresentazione delle donne: ci sono meno donne nel settore e guadagnano meno degli uomini.

È stato presentato ieri al Collegio Romano, sede del Ministero della Cultura, il primo rapporto annuale sulla parità di genere nel mondo dell’audiovisivo, intitolato La questione di genere tra immaginario e realtà e curato dall’Osservatorio per la parità di genere che il Ministero ha costituito internamente e che si è insediato il 24 novembre 2021. L’osservatorio è composto da Celeste Costantino (coordinatrice), Cristina Comencini (regista), Cristiana Capotondi (attrice), Maria Pia Calzone (attrice), Eleonora Abbagnato (ballerina e direttrice artistica), Flavia Barca (esperta settori culturali e creativi), Linda Laura Sabbadini (statistica), Souad Sbai (saggista), Berta Zezza (esperta comunicazione culturale), Stefano Accorsi (attore), Ricardo Levi (dirigente mondo editoria), Antonio Parente (dg MiC), Nicola Borrelli (dg MiC), Onofrio Cutaia (dg MiC), Massimo Osanna (dg MiC).

Questo primo rapporto si è concentrato per lo più sul settore del cinema e dell’audiovisivo. Questo perché, si legge nel rapporto, la scelta “è stata segnata dalla richiesta pressante e dalla consapevolezza spiccata di chi opera all’interno di questo settore. A differenza di altri ambiti culturali, infatti, l’Osservatorio non ha dovuto cercare gli interlocutori con cui confrontarsi sul fenomeno dello squilibrio di genere nel cinema e nell’audiovisivo. Sono stati i professionisti e gli operatori di questo settore a chiedere, consapevolmente e inconsapevolmente, l’ascolto di questo organismo”.

Secondo quanto emerge dallo studio, nel mondo del cinema e dell’audiovisivo esiste un forte divario di genere (gender gap), quantificabile: le donne che lavorano nel settore infatti sono davvero poche (il rapporto è di uno a dieci, rileva il rapporto). Appena il 25% nella sceneggiatura, nel montaggio e nella produzione e ancor meno quelle che si occupano di fotografia, musica ed effetti speciali sul set (solo tra il 10 e il 16%). Le donne sono in maggioranza solo nel trucco (73%), nella scenografia (58%) e nei costumi (82%). Risalta inoltre una forte sottorappresentazione delle donne in tutte le tipologie di programmi televisivi: la presenza femminile raggiunge il 40% solo nei programmi di intrattenimento e fiction di produzione Rai mentre, per esempio, si ferma ad appena il 15,8% nei programmi sportivi. Significativa anche l’assegnazione dei ruoli nei film e nelle fiction: sono 4 su 10 i ruoli cosiddetti centrali o rilevanti attribuiti alle donne, ma la differenza diventa maggiore per i ruoli di personaggi over 65 quando alle donne viene assegnata solo il 25% delle parti in scena: un dato che, secondo l’Osservatorio, merita attenzione e approfondimento. Quanto alla retribuzione le donne sono pagate mediamente meno dei loro colleghi: una regista guadagna circa un terzo in meno di un collega uomo, una sceneggiatrice circa un quarto in meno. Da sottolineare che lo squilibrio nell’ultimo triennio è cresciuto invece che diminuire.

L’Osservatorio rileva poi una serie di stereotipi nelle parti ricoperte da donne e uomini in film, fiction e prodotti assimilabili. La presenza femminile domina, come prevedibile, rispetto agli uomini, all’interno dei ruoli femminili tradizionali, legati alla cura della casa e della persona (le donne sono l’85,2% dei personaggi in scena) o alla sfera dell’assistenza familiare (65%) o a quella sociale e psicologica (61,7%). Per alcuni ruoli si rileva una situazione più equilibrata: è il caso dei professionisti dei media digitali, come influencer, blogger e simili (45,5%) o dei professionisti dei media tradizionali come giornalisti, registi, scrittori e simili (44,3%). Al contrario le donne continuano invece ad essere fortemente sottorappresentate in tutta una serie di ruoli professionali non solo tra quelli stereotipicamente considerati a dominazione maschile (figura ingegneristica, 20,4%, imprenditoriale, 19,5%), ma anche in ruoli professionali a forte connotazione femminile (figure sanitarie, 25,1%, del mondo della scuola, 35,9%). Donne sottorappresentate anche nei ruoli legati alla sfera del diritto (27,4%) e della politica o della pubblica amministrazione, dove sono appena il 19,4%.

Meglio va invece al Ministero della Cultura, ma “niente è come sembra”, fa sapere l’Osservatorio: a fronte di una sostanziale parità nei numeri, infatti, viene rilevata una struttura che, dal punto di vista organizzativo, è più premiante per gli uomini che per le donne. Il quadro emerso dal Piano della parità di genere del MiC rivela che, “a differenza di altri contesti istituzionali, all’interno del Ministero non esiste un problema relativamente all’accesso delle donne al mondo lavorativo e ai ruoli apicali”, si legge nel rapporto, “ci sono anzi alcuni ambiti in cui la presenza femminile è addirittura maggioritaria. Le difficoltà principali riguardano invece l’organizzazione del lavoro, i processi istituzionali, la cultura dell’amministrazione, le pratiche di gestione. Per dirla in altri termini, il MiC sul piano delle pari opportunità di accesso e di carriera rappresenta un’isola felice dal punto di vista istituzionale. Siamo però nella situazione paradossale di avere un contesto più che equilibrato nei numeri tra uomini e donne dentro una struttura che però è e rimane maschile. Alla luce dei dati positivi infatti, si sarebbe potuto sperimentare un’organizzazione diversa del lavoro: part time e smart working; rafforzamento delle misure di welfare; sostegno alla conciliazione tra lavoro e genitorialità; formazione a tutto il personale sul contrasto alla violenza di genere. Non è stato ancora possibile programmarlo. Sia chiaro, nessuno ha regalato niente alle donne che operano dentro il MiC che sono tutte vincitrici di concorso pubblico. Questa circostanza è però interessante perché racconta di un mondo lavorativo, generalmente a maggioranza maschile, in cui la cultura rappresenta una delle anomalie per la forte componente femminile, sin dalla scelta della formazione. Questo dato riporta infatti a una questione di genere più generale e di grande attualità. Nel nostro Paese sono presenti molte donne nei settori umanistici e pochissime invece negli ambiti scientifici”.

Il MiC ha una percentuale di donne dirigenti corrispondente al 53% del totale, mentre le donne assunte rispetto al totale sono il 59% (in aumento rispetto al 2021, quando erano il 56%). E se solo il 22% dei dipendenti del MiC è in possesso di laurea, la percentuale cresce guardando alle sole donne (il 26%).

“Dalla Relazione”, ha sottolineato la coordinatrice dell’Osservatorio Celeste Costantino, “viene fuori una condizione di squilibrio generalizzata nei vari ambiti con alcuni dati incontrovertibili: disparità di potere tra uomini e donne, sottorappresentazione femminile nei prodotti culturali e squilibrio nelle retribuzioni tra uomo e donna. La relazione dell’Osservatorio rappresenta uno strumento nuovo a supporto di quanto il Ministero della Cultura sta già facendo, da anni, attraverso le proprie attività per sostenere e promuovere il giusto riconoscimento del ruolo delle donne nel mondo della cultura”.

Per il ministro Gennaro Sangiuliano, “Il rapporto è uno strumento interessante e offre uno spunto innovativo di analisi sul fenomeno del gender gap nella cultura. Bisogna lavorare per mantenere sempre alta l’attenzione su questi temi”.

“La storia è piena di esempi di donne che hanno reso grande il nostro Paese con il loro imprescindibile contributo nelle arti, nei mestieri, nelle scienze, nella tutela del patrimonio e nella letteratura. E questo solo per fare alcuni esempi. Il problema”, ha evidenziato la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, “sta nel racconto che se ne fa, poco attento a dare alle donne lo spazio e l’attenzione che meritano. Dobbiamo rivoluzionare il tipo di narrazione per riportarla al reale. Ed è da questa prospettiva che dobbiamo educare le nuove generazioni. Affinché le donne di domani possano esprimere il loro talento in qualsiasi professione. Grandi esempi dal passato, così come dall’oggi. Al Ministero della Cultura - ha aggiunto - da anni stiamo lavorando per dare risalto alle professioniste della cultura e ai grandi cambiamenti che hanno saputo mettere in atto. È questa la direzione da seguire”.

Il rapporto si può scaricare dal sito https://www.beniculturali.it/osservatorio-per-la-parita-di-genere

Parità di genere, il rapporto del MiC: nel cinema le donne sono fortemente sottorappresentate
Parità di genere, il rapporto del MiC: nel cinema le donne sono fortemente sottorappresentate


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