Restauratori gratis, i lavoratori: “squalificante”. E la Provincia di Salerno si difende


Si accende la polemica per l'assurdo avviso esplorativo con cui la Provincia di Salerno cerca restauratori che lavorino gratis e pagando gli interventi di tasca propria. Oggi gli interventi del presidente della Provincia e delle associazioni dei lavoratori.

Si infiamma la polemica per l’incredibile avviso esplorativo pubblicato pochi giorni fa dalla Provincia di Salerno, attraverso il quale l’amministrazione cerca restauratori a titolo gratuito e che addirittura paghino di tasca loro gli interventi. Insomma, oltre al danno del non veder riconosciuta la propria professionalità, anche la beffa del dover coprire a proprie spese gli interventi. Insomma, sembra quasi il finale del film Fantozzi va in pensione, quando il mega-direttore galattico riammette il pensionato Fantozzi nella mega-ditta a condizione che il protagonista paghi per poter lavorare. La realtà ha superato la fantasia.

Oggi pomeriggio è arrivato un tentativo di difesa da parte della Provincia di Salerno. “Mi rendo conto che vanno chiariti alcuni passaggi fondamentali”, ha dichiarato Michele Strianese, Presidente della Provincia, “come pure va rimarcato che stiamo parlando di un semplice avviso esplorativo e non di un bando, come qualcuno erroneamente ha riportato. Mi spiace anche che una importante categoria di lavoratori del mondo della cultura, i restauratori, possa aver letto con amarezza un avviso che non prevedeva indennità adeguate alla professionalità. Vorrei quindi spiegare bene il contesto. Solo lo scorso anno il Governo italiano ha ratificato in via definitiva, dopo la firma del 2013, la ‘Convenzione di Faro’ che impegna i suoi partecipanti a riconoscere il patrimonio culturale come diritto e elemento fondamentale per lo sviluppo umano e la qualità della vita. Aderendo a questa Convenzione, i Paesi partecipanti non solo si impegnano affinché l’eredità e la partecipazione al patrimonio culturale sia un diritto di tutti, ma anche a tutelare lo stesso patrimonio”.

“Ovvio quindi”, prosegue Strianese, “che sono necessari adeguati sostegni economici perché si possa concretizzare tutto questo, altrimenti si scivola nel regno delle chiacchiere. Purtroppo basta dare uno sguardo agli ultimi Rapporti annuali di Federculture, soprattutto a quelli precedenti la pandemia da Covid-19 che ha sconvolto la vita sociale, economica e culturale dell’intero pianeta, penalizzando ovviamente tutto il mondo della cultura e del turismo”. Strianese punta il dito contro i tagli alle province: “Noi che le Province le conosciamo bene, sappiamo che tutto nasce dalla legge Delrio del 2014 e relative leggi di Bilancio, che ci hanno imposto tagli draconiani. La Manovra del 2014 ha tagliato 3 miliardi di finanziamenti nel triennio 2015-17, quella successiva ha sforbiciato del 50% il personale delle 76 Province italiane. In particolare le Province perdono la delega alla cultura e ai beni culturali con una incongruenza esiziale: le Province possiedono un patrimonio culturale spesso di grande rilievo, come nel nostro caso, che però rimane senza fondi per la gestione, manutenzione e conservazione. Una tragedia quindi, della quale però, a quanto pare, nessuno si è accorto, nonostante le Province abbiamo a gran voce sollevato più volte la questione. Per il proprio patrimonio culturale le Province hanno zero risorse. Per fortuna che c’è la Regione Campania, l’unica che ci è stata vicina attraverso la SCABEC spa (Società Campana Beni Culturali) con la quale abbiamo siglato un importantissimo protocollo d’intesa per la gestione e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. La SCABEC infatti, società in house della Regione Campania, è deputata alla valorizzazione e promozione dei beni culturali della regione e ci ha offerto soluzioni concrete alla stortura della Legge Delrio che, ripeto, toglie alle Province le deleghe e le risorse su un patrimonio culturale che di fatto rimane di nostra proprietà. Abbiamo iniziato questo percorso con la Regione solo nel 2019, ci rimane ancora moltissima strada da percorrere insieme, perché il nostro patrimonio è veramente di grande spessore storico artistico ed è esteso”.

Insomma, per Strianese il fatto che le Province non abbiano più fondi per la cultura sembrerebbe giustificare un avviso che chiede ai restauratori di far fronte ai lavori di tasca propria. E il presidente conclude con un appello: “chiedo di intervenire con i fatti, in maniera costruttiva con finanziamenti mirati, oppure per riformare le Province che possano di nuovo avere fondi necessari alla manutenzione e conservazione del proprio patrimonio culturale. Per tornare alla Convenzione di Faro dovremmo cercare tutti insieme, in concreto, di permettere alle Province di tutelare il proprio patrimonio culturale in quanto fattore cruciale per la crescita sostenibile, lo sviluppo umano e la qualità della vita, perché il patrimonio culturale sia un diritto per tutti”.

I lavoratori però non ci stanno. “Ci si trova davanti ad una chiara manifestazione di quello che per gli enti locali è il ruolo marginale che la cultura deve avere: il patrimonio culturale della Provincia di Salerno è ampio, ma per tutelarlo si sceglie di non spendere soldi”, dichiarano le associazioni Coraggio Salerno, Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali - sezione della Campania e Link Fisciano. “In altre parole, si sceglie di non retribuire col giusto compenso un professionista, ma di sfruttarlo in maniera volontaria, per fini che non hanno nulla di solidale, come le opere di volontariato prevedono. Ma al danno si aggiunge la beffa. Il restauratore che sarà scelto, non solo non sarà retribuito, ma dovrà provvedere alle spese del proprio lavoro. Sì, non solo non è prevista alcuna retribuzione, non è nemmeno previsto un rimborso legato alle spese. Questa richiesta squalifica una intera categoria fatta di professionisti iperspecializzati che già, il più delle volte, hanno affrontato percorsi di studio costosi. Per quale motivo un giovane dovrebbe intraprendere gli studi per diventare restauratore (lo ripetiamo, un professionista specializzato) se il mercato del lavoro che lo aspetta è basato su un modello di lavoro gratuito, occasionale, o ’flessibile’, vale a dire precario? Cosa aspettarsi dal futuro se è addirittura un ente pubblico a non riconoscerne la professionalità?”.

“Vorremmo poter dire”, concludono le tre associazioni, “che questo è un caso specifico, occasionale, del territorio salernitano, ma purtroppo è la cartina tornasole di un modo di vedere il lavoro culturale che, da troppi anni, dilaga nel nostro Paese. Scuola, università, ricerca e beni culturali sono il salvadanaio dello Stato, pronto ad essere rotto quando ci sono da trovare fondi da spendere in altro, causando precarietà e dequalificazione di interi settori, che solo a parole vengono definiti strategici per l’Italia. Dunque, lanciamo un appello alla Provincia. Chiediamo che il bando venga immediatamente ritirato; oppure che venga modificato specificando che le spese dovranno essere a carico dell’Ente e prevedendo il giusto compenso per chi verrà selezionato. Invitiamo tutte le associazioni, tanto locali quanto nazionali, sensibili al tema a sostenerci sottoscrivendo pubblicamente queste richieste”.

Foto: Phoebus Foundation

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