15 importanti opere d'arte che si trovano all'estero e che l'Italia gradirebbe tornassero indietro


Non solo Atleta di Lisippo e Vaso di fiori di Jan van Huysum: ecco un elenco di quindici importanti opere d'arte che sono uscite dall'Italia in varie epoche storiche e per vari motivi, e che l'Italia gradirebbe tornassero indietro.

Non ci sono soltanto l’Atleta di Lisippo, che il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli vorrebbe tornasse al più presto in Italia, o il Vaso di fiori di Jan van Huysum, rubato a Firenze dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e che il direttore degli Uffizi, Eike D. Schmidt, ha richiesto alla Germania lanciando un appello per la restituzione. Sono diverse le opere che sono uscite dai confini nazionali in varie epoche, e che l’Italia vorrebbe far rientrare: in alcuni casi la diplomazia culturale è già al lavoro da tempo e non si esclude che le opere possano far ritorno, in altri casi si tratta di riconsegne molto meno probabili (quasi da “libro dei sogni”), ma sono sempre opere che facevano parte di collezioni italiane e che per svariati motivi sono finite all’estero (furti, bottini di guerra, scavi illeciti... ). Senza volerci addentrare in complicate questioni di diritto, né volendo stabilire se l’Italia potrebbe aver ragione o meno nei varî contenziosi, elenchiamo di seguito quindici importanti opere che sono uscite dall’Italia e per le quali si è discusso circa un loro eventuale rientro. Come detto, in alcuni casi si tratta di eventualità remote, in altri di possibilità concrete: l’elenco che proponiamo è stato ideato esclusivamente per dare una dimensione del fenomeno.

1. Arte etrusca, Carro di Monteleone
(secondo quarto del VI secolo a.C.; bronzo e avorio, 130,9 x 209 cm; New York, Metropolitan Museum)

Il Carro etrusco di Monteleone è un prezioso oggetto identificato come un carro da parata appartenuto a un alto dignitario etrusco: è un manufatto molto raro, che presenta un ricco apparato decorativo (con pannelli ornati con soggetti mitologici), fortemente influenzato dall’arte greca. Il Carro venne rinvenuto nel 1902 a Monteleone di Spoleto da un contadino della zona: l’autore del ritrovamento lo cedette, dopo una serie di trattative che coinvolsero altri intermediarî, al Metropolitan Museum di New York. Studî recenti hanno scoperto che si trattò di una vendita illecita: l’Italia ha già inoltrato agli Stati Uniti la richiesta per la restituzione, e non è detto che in futuro il Carro di Monteleone non possa essere esposto in uno dei nostri musei.

Arte etrusca, Carro di Monteleone (secondo quarto del VI secolo a.C.; bronzo e avorio, 130,9 x 209 cm; New York, Metropolitan Museum)
Arte etrusca, Carro di Monteleone (secondo quarto del VI secolo a.C.; bronzo e avorio, 130,9 x 209 cm; New York, Metropolitan Museum)

2. Prassitele (attribuito), Apollo Sauroktonos
(350 a.C. circa; bronzo, rame e pietra, 150 x 50,3 x 66,8 cm; Cleveland, The Cleveland Museum of Art)

Si tratta di una splendida e sensuale statua greca in bronzo, attribuita a uno dei più grandi scultori del suo tempo, Prassitele: Apollo, dio delle arti, è raffigurato nell’iconografia del Sauroktonos, ovvero dell’uccisore della lucertola (lo vediamo infatti in una posa che ce lo lascia immaginare mentre si sta per avventare sull’animale, non presente nella raffigurazione o, più probabilmente, andato perduto). L’opera si trova a Cleveland ed è l’unica versione in bronzo conosciuta dell’Apollo Sauroktonos: quanto alla provenienza, la versione ufficiale del museo vuole che la statua fosse parte di una collezione privata tedesca e, stando a quanto afferma l’istituto statunitense, sarebbe giunta nelle disponibilità del museo tramite alcuni passaggi di proprietà. Ci sono però ipotesi che sostengono che l’opera sia stata rinvenuta nel mare della Sicilia, nel tratto tra Mazara del Vallo e Pantelleria, dove sono state trovate altre opere greche, e che sia arrivata negli Stati Uniti tramite vie illecite.

Prassitele (attribuito), Apollo Sauroktonos (350 a.C. circa; bronzo, rame e pietra, 150 x 50,3 x 66,8 cm; Cleveland, The Cleveland Museum of Art)
Prassitele (attribuito), Apollo Sauroktonos (350 a.C. circa; bronzo, rame e pietra, 150 x 50,3 x 66,8 cm; Cleveland, The Cleveland Museum of Art)

3. Giotto (attribuito), Madonna col Bambino
(1297?; tempera su tavola; collezione privata)

Questa Madonna col Bambino, attribuita da alcuni studiosi a Giotto e da altri alla sua scuola, fu acquistata in un’asta a Firenze nel 1990 da una collezionista inglese, che la comperò come una tavola del XIX secolo (allora si pensava fosse una copia: il cambio di datazione e di attribuzione è di qualche anno più tardi). Nel 2007 l’opera sarebbe stata tuttavia portata in Inghilterra senza il permesso delle autorità italiane (questa almeno la tesi dello Stato). Per la proprietaria, invece, il trasferimento sarebbe stato regolare. È così cominciata una lunga battaglia legale con l’obiettivo di ricondurre l’opera in Italia (attualmente si trova ancora su suolo inglese).

Giotto (attribuito), Madonna col Bambino (1297?; tempera su tavola; collezione privata)
Giotto (attribuito), Madonna col Bambino (1297?; tempera su tavola; collezione privata)

4. Maestro dell’Osservanza, Flagellazione
(1441; tempera e oro su tavola, 45 x 30,5 cm; Collezione privata)

La Flagellazione del Maestro dell’Osservanza è una rarissima biccherna, ovvero una tavola che fungeva da copertina degli annuali documenti del bilancio statale della Repubblica di Siena (era usanza che la Repubblica le commissionasse a importanti artisti): delle 136 biccherne note, 105 si trovano oggi all’archivio di Stato di Siena. Quella del Maestro dell’Osservanza andò in asta da Sotheby’s nel 2016 e fu aggiudicata per un milione e 632mila euro (contro una stima tra i 470 e i 700mila): tuttavia, secondo lo Stato italiano, la vendita non poteva essere effettuata in quanto la biccherna era un bene demaniale, il cui diritto di proprietà spetta allo Stato. Secondo Sotheby’s invece la vendita era legittima perché la biccherna figurava da decennî presso una collezione privata tedesca. Al momento la situazione è in una fase di stallo.

Maestro dell'Osservanza, Flagellazione (1441; tempera e oro su tavola, 45 x 30,5 cm; Collezione privata)
Maestro dell’Osservanza, Flagellazione (1441; tempera e oro su tavola, 45 x 30,5 cm; Collezione privata)

5. Michelangelo (già attribuita a), Testa di fauno
(1489 circa; marmo; ubicazione ignota)

La cosiddetta Testa di fauno era un’opera un tempo attribuita a un giovanissimo Michelangelo: prima della seconda guerra mondiale era conservata a Firenze, al Museo Nazionale del Bargello. Trasferita al Castello di Poppi nel 1944, per salvarla dai bombardamenti che avrebbero colpito Firenze, venne trafugata da un manipolo di soldati nazisti di stanza nel Casentino. Da allora non si sa che fine abbia fatto: ci sono tuttavia voci secondo le quali l’opera non sarebbe andata distrutta e si troverebbe oggi in Russia. Purtroppo finora le ricerche non hanno dato esiti.

Michelangelo (già attribuita a), Testa di fauno (1489 circa; marmo; ubicazione ignota)
Michelangelo (già attribuita a), Testa di fauno (1489 circa; marmo; ubicazione ignota)

6. Paolo Veronese, Nozze di Cana
(1563; olio su tela, 666 x 990 cm; Parigi, Louvre)

Vero “sogno proibito” di tanti veneziani, le Nozze di Cana del Veronese sono forse la più famosa delle opere trafugate da Napoleone durante la campagna d’Italia del 1796-1797. In antico, il grande dipinto di quasi nove metri di larghezza si trovava a Venezia, nella basilica di San Giorgio Maggiore, sull’isola omonima (oggi al suo posto si trova una copia di uguali dimensionio). Anche dopo la caduta di Napoleone, l’opera non venne mai restituita e ancor oggi si trova al Louvre, nella stessa sala che ospita la Gioconda di Leonardo da Vinci (che, invece, è legittima proprietà della Francia). Anche se difficilmente la vedremo tornare in Italia, negli ultimi anni sono aumentati gli “auspicî”: nel 1994, l’allora direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, Francesco Sisinni, riteneva che ci fossero le condizioni culturali per il rientro. Più tardi, nel 2010, lo storico Ettore Beggiatto, già assessore regionale del Veneto ai lavori pubblici e consigliere regionale per quindici anni, scrisse una lettera all’allora première dame Carla Bruni per sollecitare il ritorno dell’opera. Tuttavia è anche necessario sottolineare che non è mai stata intrapresa alcuna azione ufficiale per favorire il ritorno delle Nozze di Cana a Venezia.

Paolo Veronese, Nozze di Cana (1563; olio su tela, 666 x 990 cm; Parigi, Louvre)
Paolo Veronese, Nozze di Cana (1563; olio su tela, 666 x 990 cm; Parigi, Louvre)

7. François Gerard, Ritratto di Camillo Borghese
(1810 circa; olio su tela; New York, The Frick Collection)

L’opera è un elegantissimo ritratto del principe Camillo Borghese realizzato da François Gérard, uno dei migliori scolari di Jacques-Louis David, e tra i maggiori pittori neoclassici francesi. L’opera, che a fine 2017 era proprietà di una galleria italiana, una delle più prestigiose a livello mondiale, fu venduta alla Frick Collection di New York: secondo la ricostruzione de Il Sole 24 Ore, la Soprintendenza aveva dapprima dato il via libera all’esportazione, poi era però tornata sui suoi passi revocandola (a causa di alcune omissioni nei documenti: si trattava tuttavia di un’opera ben nota e già pubblicata) per cercare di non far uscire dai confini nazionali quella che era una rara testimonianza di altissima qualità dell’operato di un artista francese del periodo napoleonico in Italia. Ne è nato dunque, nell’estate del 2018, un “braccio di ferro” (così Il Sole 24 Ore) tra la galleria, che rivendica la propria condotta legittima, e il MiBAC, che si pone l’obiettivo di far rientrare l’opera.

François Gerard, Ritratto di Camillo Borghese (1810 circa; olio su tela; New York, The Frick Collection)
François Gerard, Ritratto di Camillo Borghese (1810 circa; olio su tela; New York, The Frick Collection)

8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 e 15. Le opere d’arte antica italiane del Museo Nazionale di Belgrado

Si tratta di otto opere di varie epoche (ma tutte antiche) attualmente conservate al Museo Nazionale di Belgardo: sono la Madonna col Bambino di Paolo Veneziano, la Madonna col Bambino di Spinello Aretino, un trittico di Paolo di Giovanni Fei, l’Adorazione del Bambino con angeli e santi di scuola ferrarese del Quattrocento, il San Rocco e il San Sebastiano di Vittore Carpaccio, il Ritratto di Cristiana di Danimarca di Tiziano, la Madonna con Bambino e senatore del Tintoretto. Sono dipinti razziati dai nazisti in Italia durante la seconda guerra mondiale, e poi finiti in qualche modo in Serbia. Negli ultimi giorni del 2017 la procura della Repubblica di Bologna ha disposto il sequestro delle opere chiedendo la restituzione all’Italia (l’iter legislativo era però già partito nel 2014): tuttavia, Belgrado si è sempre opposta alla restituzione delle opere, che non sono ancora ritornate. Al momento sono ancora in corso le trattative tra i due paesi.

Tintoretto, Madonna con Bambino e senatore
Tintoretto, Madonna con Bambino e senatore (1564-1567; olio su tela, diametro 156 cm; Belgrado , Narodni Muzej)


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