Sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena e sul futuro della cultura in città. Intervista a Roberto Renò


Un'intervista chiara e imparziale a Roberto Renò, docente di matematica finanziaria all'Università di Siena, sulla vicenda Monte dei Paschi

Le recenti vicende che hanno interessato il Monte dei Paschi di Siena non possono non interessare anche chi ama l’arte o chi lavora nell’arte, per il fatto che la banca, attraverso la propria Fondazione, sovvenzionava una buona parte della vita culturale della città: restauri, eventi, mostre, molto di questo era possibile proprio grazie ai finanziamenti del Monte dei Paschi di Siena.

Monte dei Paschi di Siena Negli ultimi giorni, sui giornali, si è scritto moltissimo sulle vicende del MPS, e soprattutto si è scritto anche molto male: abbiamo assistito ad articoli chiaramente di parte, a ricostruzioni poco veritiere dei fatti, a speculazioni demagogiche che hanno creato solo tanta confusione, ad articoli ricchi di tecnicismi non spiegati, che hanno contribuito a rendere ancora più difficile la comprensione piena delle vicende a chi non è specialista.

Per avere un riassunto della vicenda il più chiaro e imparziale possibile e per capire quale sarà il destino di Siena e della sua vita sociale e culturale, noi di Finestre sull’Arte abbiamo intervistato il professor Roberto Renò, docente di matematica finanziaria presso l’Università degli Studi di Siena. Ringraziamo davvero molto il professor Renò per la disponibilità!

Quali sono in sintesi le vicende che hanno portato allo scandalo del Monte dei Paschi e alle dimissioni, il 22 gennaio, di Giuseppe Mussari, ex Presidente MPS, dalla Presidenza dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana)?
Gli scandali sono due, e non sono nuovissimi: l’inchiesta in corso sull’acquisizione di Banca Antonveneta e la presunta esistenza di un nuovo derivato (Alexandria) che avrebbe comportato perdite ingenti. Mussari si è dimesso più probabilmente per l’inchiesta, sulla quale gravano pesanti sospetti di corruzione a suo carico. Quando si è aggiunto anche il caso Alexandria, potrebbe aver valutato che la situazione non fosse più sostenibile.

Che cosa sono, in sintesi e magari con qualche similitudine, gli strumenti derivati?
I derivati sono strumenti finanziari costruiti per proteggere l’operatività finanziaria dai rischi di mercato, e utilizzati anche per la speculazione. Assomigliano alle polizze RCA, solo che l’”incidente” è una fluttuazione dei tassi di interesse o degli indici azionari. Il loro utilizzo come strumenti di speculazione può essere altamente nocivo (si può perdere molto più della somma investita con gravi ripercussioni sull’intero sistema economico) e per questo sono soggeti, almeno in teoria, a vari controlli sia interni alle banche che esterni (Banca d’Italia, Consob, altri istituti di vigilanza). Costituiscono invece l’attività principale del ramo finanziario di qualsiasi banca per la copertura dei rischi, e sono irrinunciabili a tale scopo.

Perché MPS ha acquistato Banca Antonveneta per una somma superiore al reale valore della banca?
Anzitutto vorrei chiarire che, pur ritenendo anch’io che MPS abbia pagato un prezzo troppo alto per l’acquisto di Antonveneta, nessuno può dire con certezza quale fosse il valore “giusto” della transazione. Pertanto, si parla sempre di valore presunto. Ci sono due possibili risposte alla sua domanda sul perché: la prima è quella ufficiale, e cioè che MPS voleva estendere la sua rete di sportelli e credito in regioni dove tradizionalmente era poco presente, e coperte invece da Antonveneta. La seconda possibilità è invece quella di un’operazione corrotta congeniata per arricchire singoli individui o gruppi particolari. Su questa seconda possibilità, sta indagando la magistratura.

C’è effettivamente stato un ruolo della politica nello scandalo MPS e se sì qual è stato?
Per quel che riguarda la gestione, la risposta è certamente sì: della politica, dei sindacati e della società nel suo complesso. Quando le cose vanno male si cerca subito il caprio espriatorio, ma nel caso di MPS le colpe mi sembrano ampiamente diffuse, in maniera direi capillare. Sugli episodi di corruzione, sarà invece la magistratura a chiarire le responsabilità.

La vicenda rischia di avere un peso sui cittadini italiani? Ha davvero senso dire, come stanno facendo molti politici, che “lo Stato ha regalato a MPS i soldi dell’IMU” oppure è solo demagogia?
Ho sentito anch’io questa frase, purtroppo varie volte. È una sciocchezza sesquipedale e chi lo dice è in malafede, forse perché in campagna elettorale. Basti ricordare che lo Stato non può dare alcunché alle aziende: gli aiuti di stato sono proibiti dalla Comunità Europea. La vicenda può comunque avere un peso sui cittadini italiani, anche se non enorme. Più o meno, dei 4 miliardi di prestito dei Monti-bond, un paio sono serviti a ripagare allo Stato stesso i Tremonti-bond, e il resto serve per l’operatività della banca. Se MPS non riuscirà a restituire gli interessi e il capitale, di fatto verrà nazionalizzata.

Ci saranno delle ripercussioni sull’economia italiana in seguito alla vicenda?
Sì, ma non più di quelle legate alla crisi economica. Le banche sono in grave difficoltà, non solo in Italia ma in tutta Europa. Del resto, l’Europa non ha dato denari pubblici alle banche nella misura in cui è intervenuto il governo americano, quindi il sistema è in una specie di stand-by in cui si spera che arrivi la ripresa. Le tegole su MPS avranno quindi un impatto non trascurabile, ma nemmeno gigantesco: come un forte temporale su una nave già alla deriva in cerca di attracco.

Quale potrebbe essere il futuro di Siena in seguito alla vicenda, sapendo che la MPS era molto attiva nella vita sociale e culturale della città anche attraverso la sua Fondazione?
Probabilmente MPS e la Fondazione non potranno più essere sostenitori danarosi come in passato, ma Siena è una città meravigliosa, ricca e piena di opportunità. Credo che debba prepararsi a ricominciare su basi un po’ meno assicurate, e a rimboccarsi le maniche come ha già fatto nel dopoguerra. Le basi, umane e territoriali, non mancano.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo



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