Sabato 21 giugno, a Centuripe, piccolo comune dell’entroterra siciliano arroccato su un’altura tra Enna e Catania, si sono svolte due importanti inaugurazioni. La prima, la mostra Futurismo e futuristi siciliani, allestita presso il Centro Espositivo Antiquarium e curata da Simona Bartolena, è una significativa rassegna costruita attorno a circa 50 opere provenienti da collezioni italiane distribuite lungo tutta la Penisola. All’inaugurazione hanno preso parte anche i ministri Matteo Piantedosi e Nello Musumeci. Poche ore dopo è stata inaugurata la monumentale scultura Verstärker 65 del noto artista tedesco Gerold Miller, collocata a Villa Corradino, una scenografica passeggiata nel verde affacciata sulla valle dell’Etna, che conduce a una monumentale tomba romana risalente al II-III secolo d.C. Due eventi che, per qualità e prestigio, avrebbero dell’eccezionale se si considera che Centuripe conta meno di 5.000 abitanti: tuttavia, ormai da qualche anno, il borgo si è più volte distinto per iniziative di questo genere.
Dal 2021, anno in cui è stato inaugurato il nuovo Centro Espositivo Antiquarium, la città di Centuripe ha ospitato diverse mostre di rilievo, tra le quali si ricorda Segni. Da Cézanne a Picasso, da Kandinskij a Miró, costruita su oltre 80 grafiche di alcuni tra i più importanti maestri del Novecento europeo, in dialogo con le pitture rupestri preistoriche presenti sul territorio, e I Maestri del Novecento: da Guttuso a Vedova. Opere dalla collezione Alberto Della Ragione, che ha portato a Centuripe capolavori provenienti dal Museo del Novecento di Firenze. A coadiuvare le attività dell’Antiquarium è stato poi creato il centro culturale “Il Purgatorio”, ospitato negli spazi recuperati della Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, rimasta chiusa per oltre vent’anni. Il nuovo spazio espositivo si è distinto per una programmazione incentrata sull’arte contemporanea, che ha spaziato dalla fotografia, con opere del celebre fotografo nippo-americano Michael Yamashita, ai lavori di Lucio Andrich e Silvio Cattani, fino alle installazioni dell’artista Armando Fettolini e alla pop art di Pippo Galofaro. Per capire come si sia giunti a questi importanti risultati, costruiti su un’incredibile programmazione culturale, abbiamo raggiunto il principale artefice di questa fortunata stagione che sta proponendo sempre più Centuripe all’interno delle geografie turistiche e artistiche dell’isola: il sindaco Salvatore La Spina.
La Spina vanta un solido background culturale. Classe 1971, giovanissimo lascia il suo paese natale per trasferirsi in Toscana, a Firenze, dove si laurea in Storia dell’Arte. Sempre nel capoluogo toscano avvia la sua carriera, prima come operatore didattico per la Soprintendenza, poi lavorando per Opera Laboratori Fiorentini, occupandosi di comunicazione e ricoprendo a lungo l’incarico di responsabile dell’ufficio stampa delle Gallerie degli Uffizi e, dal 2018, delle Gallerie dell’Accademia e dei Musei del Bargello.
JS. Sindaco, dopo quasi trent’anni trascorsi a Firenze, dove ormai si era costruito una solida posizione lavorativa, dove aveva stabilito la propria vita, costruendo affetti e acquistando casa, com’è arrivato a una scelta così radicale come quella di tornare in Sicilia e candidarsi a sindaco di Centuripe?
SLS. Le motivazioni che mi hanno portato a questa svolta sono piuttosto romantiche, e non hanno nulla a che vedere con la politica. Sono sempre stato innamorato di Centuripe, per ragioni quasi spirituali, karmiche. Quando sono partito la prima volta, lasciandomi alle spalle casa, non sono tornato per quasi due anni, perché dovevo spurgarmi da tutto questo amore. Poi, ogni volta che rientravo, mi sentivo sconquassato. Firenze e la Toscana mi hanno dato tantissimo: sono luoghi che ho amato molto, lì mi sono forgiato, ho imparato, a cui devo tanto. Mi piace il modo che hanno i toscani di prendersi cura della loro terra: non si vedono grossi sfregi. I siciliani, purtroppo, non hanno ancora pienamente capito come tutelare la propria storia e il passato, prestando allo stesso tempo attenzione al presente. Perciò mi portavo dietro questa frustrazione, quella che vive ogni persona innamorata della propria terra. Eppure, non pensavo affatto di tornarci: avevo la mia vita a Firenze, dove avevo comprato casa, e immaginavo di invecchiare in Toscana, magari per poi tornare a morire qui. Poi, beh, qualcosa è cambiato. Ho maturato la scelta di un nuovo impegno. Tutto questo tempo trascorso lontano non aveva sbiadito il mio amore per Centuripe e per le persone che vi abitano. Trent’anni non sono bastati a recidere il legame con queste terre.
Prima di proporsi come candidato, aveva avuto altre esperienze politiche?
No, assolutamente: ero avulso da qualsiasi informazione e modus operandi relativo alla politica. Non ero mai stato coinvolto in nessuna iniziativa di tal genere, piuttosto associative, in particolare facendo parte dell’associazione Sicilia Antica, nata per valorizzare archeologia a tradizioni. Inoltre, circa due anni prima della mia elezione a Sindaco, ero stato uno dei promotori del comitato “No Discarica”, nato per arginare uno sciagurato progetto, che avrebbe visto la realizzazione di una discarica nella Vallata di Muglia, nel nostro bel paesaggio. Il progetto era già stato depositato in Comune, con tanto di richiesta di cambio di destinazione d’uso di circa 300 ettari di terreni, fino a quel momento destinato a uso agricolo. L’intervento avrebbe minato uno dei pochi ambienti ancora rimasti incorrotti in Sicilia, e dall’alto valore archeologico e storico, oltre che paesaggistico. Da lì sono partire raccolte di firme ed estenuanti ricorsi e contrattazioni tra Sopraintendenze e vari enti, tra cui la Regione. Invitammo perfino l’ex direttore degli Uffizi, Antonio Natali, a tenere una lectio magistralis sulla bellezza e la sua tutela. Poi finalmente la vicenda si concluse con l’apposizione del vincolo posto dalla soprintendenza di Enna. Successivamente qualcuno, forse maliziosamente, ha perfino ipotizzato, che questo impegno era per preparare la mia scesa in politica, ma non era così.
E così, due anni dopo, si è trovato alla guida del Palazzo Comunale di Centuripe…
Sì, il primo anno è stato piuttosto difficile, perché coincideva con il secondo lockdown. La gestione fu complessa, anche perché, a differenza del primo, non c’era una chiusura totale: i contagi continuavano e la situazione era molto più frammentata. Nonostante tutto, siamo riusciti a fare la differenza: negli spazi espositivi dell’Antiquarium, allestimmo un hub vaccinale, una sorta di ospedale da campo per le prime vaccinazioni. Anche la splendida Villa Corradino fu trasformata in un centro per la somministrazione dei tamponi. Nel frattempo, però, cominciammo a pensare anche a un’idea di sviluppo e promozione del territorio. Il primo passo è stato affrontare il risanamento economico di un Comune in dissesto, con oltre sette milioni di euro di debiti, un’eredità delle precedenti amministrazioni. Sono così partite numerose iniziative di valorizzazione del territorio e interventi di rigenerazione urbana, resi possibili dalla partecipazione a diversi bandi pubblici. Ne abbiamo vinti molti — ovviamente non tutti — e questo ci ha permesso di avviare la riqualificazione di diverse piazze e spazi. I lavori pubblici, però, notoriamente non sono né rapidi né semplici: alcuni interventi sono già conclusi, altri ancora in corso. È iniziata una vera corsa al recupero dei luoghi simbolo di Centuripe. Tra questi, il restauro della facciata della Chiesa Madre, o chiesa dell’Immacolata Concezione, e dell’adiacente chiesa del Santissimo Sacramento: uno splendido luogo sacro, monumentale e, forse, un po’ fuori scala rispetto alle esigue dimensioni del borgo. Siamo riusciti a portare avanti il progetto coprendo il 90% dei costi grazie al Bonus Facciate, che poteva essere applicato anche agli edifici pubblici.
Non mi pare che in Italia se ne sia fatto un ampio uso, o sbaglio?
Non credo. In Sicilia, l’esempio di Centuripe non è stato emulato. Successivamente abbiamo avviato la riqualificazione di Piazza di Carcaci, una frazione di Centuripe. L’intervento, completato nel 2023, ha trasformato una piazza dell’antico borgo, che nel tempo era diventata una sorta di discarica, in un punto di ritrovo per la comunità. Qui, ogni prima domenica del mese, si tiene Ruralia, un mercato agricolo dove vengono venduti prodotti locali. Un altro intervento significativo ha riguardato Villa Corradino: una terrazza panoramica che conduce a un mausoleo di età imperiale. Grazie ai fondi dell’Assessorato Regionale alle Infrastrutture, siamo riusciti a valorizzare l’area con una serie di interventi: decoro urbano, installazione di panchine, piantumazioni di alberi e arbusti, che hanno trasformato la villa in un giardino botanico accessibile. Oggi lo spazio è impreziosito da una splendida scultura donata alla città dall’artista tedesco Gerold Miller, perfettamente integrata con l’ambiente circostante. A breve, inizieremo anche l’ultima serie di lavori in questa zona. Nel 2024, invece, abbiamo restaurato il Teatro della Dogana. Si tratta di un’area archeologica che ospita un altro mausoleo romano di età imperiale, noto come “la Dogana” perché nel Medioevo fu forse usato come sede per la riscossione delle imposte. Negli anni Ottanta era stato realizzato nei pressi un teatro all’aperto, le cui gradinate nel tempo si erano però deteriorate. Il progetto di restauro, finanziato grazie a un bando da un milione di euro nell’ambito del Fondo FRUS (Fondo di Sviluppo Urbano), sostenuto dall’iniziativa comunitaria JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas), ha permesso di risanare le gradinate, installare un nuovo impianto di illuminazione, migliorare l’accessibilità, e realizzare, sul muraglione di sostegno adiacente al teatro, il più grande giardino verticale pubblico della Sicilia. L’intervento è stato inaugurato con una lectio magistralis dell’archeologo Giacomo Biondi sulla storia del Mausoleo della Dogana, seguita dall’esibizione del Coro Lirico Siciliano. Ora ci prepariamo a un cantiere ancora più ambizioso, che richiederà un investimento di circa otto milioni di euro: riguarderà la valorizzazione e il recupero del Monte del Calvario, un poggio panoramico sovrastato da una chiesa che domina l’intero abitato di Centuripe.
Siete stati anche premiati a Firenze, nel 2021, con il premio Archeologia Viva TourismA, grazie al vostro impegno nella valorizzazione dell’archeologia. In particolare, per aver contribuito al ritorno di uno dei più grandi tesori scoperti sul vostro territorio: la testa marmorea di Augusto, che per oltre ottant’anni era conservata al Museo Paolo Orsi di Siracusa. Nello stesso periodo è stato anche riallestito parte del Museo Archeologico, sono state aperte per la prima volta al pubblico le pitture rupestri neolitiche del Riparo Cassataro, e molto altro ancora. Come siete riusciti a non perdere nessuna occasione, a intercettare risorse e bandi in una terra come la Sicilia, tristemente nota (anche se non è la sola in Italia) per l’immobilismo amministrativo?
Qui siamo schegge impazzite! Io non riesco a stare fermo, sono famelico in questo senso: il tempo di un sindaco è breve, cinque, al massimo dieci anni, quindi non puoi permetterti di lasciarti sfuggire nulla. Devi essere sempre all’erta, ogni giorno, con gli occhi ben aperti e le orecchie tese, pronto a cogliere ogni opportunità. In questo sono fortunato, perché ho accanto un gruppo di lavoro molto valido: un assessore al Bilancio con una grande esperienza alle spalle, e un’amministrazione composta da persone giovani, quasi tutte sotto i quarant’anni. Sono delle vere “macchine da guerra”, ciascuno ha dato il proprio contributo.
Davanti a questo scenario, sembra tutto roseo, ma c’è qualche cruccio? Qualcosa che si rimprovera?
Ovviamente sì. Anche noi dobbiamo fare i conti con la continua mancanza di fondi per l’ordinaria amministrazione. Ed è una difficoltà ancora più pesante se si considera la conformazione del paese: un borgo complicatissimo, tutto arroccato, fatto di piccole strade e vicoli stretti, con una rete idrica molto articolata e numerose sorgive che, spesso, causano allagamenti nelle case di alcuni cittadini. Insomma, c’è ancora molto da fare, e con grande onestà devo dire che proprio sulla gestione dell’ordinario possiamo — e dobbiamo — migliorare.
Le vostre proposte sembrano sempre in equilibrio tra tradizione e innovazione. Penso, ad esempio, all’omaggio alla Tiledda, che organizzate ogni anno. Ce ne vuole parlare?
Certo. È una bellissima intuizione di Silvio Cattani, vicepresidente del Mart. Era in vacanza in Sicilia, e leggendo della mostra Segni in corso a Centuripe, ha deciso di fermarsi per un paio di giorni. È rimasto affascinato dal borgo e ci siamo trovati subito in sintonia.
Quando ha visto la Tiledda, il telero di Centuripe, una grande opera in seta dipinta della fine dell’Ottocento, lunga 7 metri e larga 13, che viene esposta ogni anno durante la Quaresima per coprire l’altare maggiore della Chiesa Madre, gli è venuta un’idea. E così è nata questa reinterpretazione contemporanea. Abbiamo iniziato a ricevere progetti pensati per il formato del telero, anche se ridotti (8x6 metri), realizzati su tessuti resistenti all’aria aperta. Le opere vengono stampate su queste grandi stoffe e poi esposte per le vie del paese, trasformando Centuripe in un museo a cielo aperto. E la cosa più bella è che ci arrivano gratuitamente opere da tutta Italia e da ogni parte del mondo: dalla Germania, dal Brasile, dalla Cina.
Così, nel frattempo, state mettendo insieme anche una collezione di arte contemporanea. Esiste il progetto di renderla un museo permanente?
Il mio sogno è proprio questo: continuare a costruire una collezione comunale di arte contemporanea. E in effetti oggi abbiamo già un patrimonio importante, che gestiamo e conserviamo con grande cura. Quanto all’idea di aprire un terzo centro culturale o un nuovo museo, non è una scelta semplice. Al momento riusciamo a gestirne due, anche grazie al supporto del Servizio Civile, che ci consente di garantire il servizio di guardiania. Ma non voglio aprire un museo se poi, prima o tardi, saremo costretti a chiuderlo. Ci stiamo lavorando, ma non siamo ancora pronti per una soluzione permanente. Nel frattempo, però, continuiamo ad arricchire la nostra collezione, sia grazie a questa iniziativa della Tiledda contemporanea, sia attraverso altre occasioni. Di recente, ad esempio, abbiamo ricevuto una magnifica opera dell’artista lombardo Armando Fettolini, e ovviamente l’imponente scultura di Gerold Miller. Quest’ultima si inserisce in un contesto molto scenografico. È un’opera dal linguaggio completamente nuovo, minimalista, eppure riesce a integrarsi con il paesaggio e con il sito archeologico. Ecco, credo che, anche se non tutta la comunità potrà comprenderla immediatamente, non crea uno “sfregio” al luogo, anzi: si armonizza con l’ambiente, pur parlando una lingua completamente diversa.
Avete fatto della cultura il vostro principale vettore di sviluppo, l’asse attorno a cui ruota l’intera azione amministrativa. Eppure, non avete cercato scorciatoie o compromessi semplici. Penso, ad esempio, alle mostre: non si tratta mai di operazioni “blockbuster” né di proposte facili, ma di progetti complessi, a volte anche audaci. L’ultima installazione di arte minimalista ne è un esempio emblematico. Non temete che un’offerta così raffinata possa risultare ostica a una comunità che, come tante altre, non ha avuto storicamente un’esposizione costante a certe forme d’arte?
Negli anni Ottanta, quando ancora c’erano fondi disponibili, si tentò anche a Centuripe di immaginare nuovi settori occupazionali. Ci si trovava di fronte a una realtà difficile: un paese dell’entroterra, isolato, non tanto per la distanza da Catania, quanto per la complessità del territorio, per la salita impervia verso un centro che si trova a quasi 800 metri d’altitudine. Si fece allora una scelta: puntare su agricoltura e artigianato. L’agricoltura, certo, è parte integrante della nostra identità, ma non può bastare a garantire il sostentamento di tutte le famiglie. Quanto all’artigianato, fu persino costruito un distretto, ma forse in una zona troppo decentrata, lontana dalle principali arterie di comunicazione. La verità è che questo è un paese con una storia millenaria, stratificata, importante. Se non ci prendiamo cura dei nostri tesori, delle aree archeologiche, dei musei, non generiamo valore aggiunto. La cultura può diventare motore di sviluppo solo se è pensata come sistema, che include la sagra popolare ma anche il festival musicale, le notti bianche, il cinema, l’arte contemporanea. In altre parole: serve una proposta ampia, attrattiva, mai banale. E sì, abbiamo scelto con convinzione di non puntare su eventi facili o di richiamo sicuro. Vogliamo offrire a chi vive qui, ma anche a chi arriva da fuori, al turista curioso, a chi viene in Sicilia non solo per il mare, progetti stimolanti, anche coraggiosi. Credo che in questo il mio background culturale e professionale sia stato determinante.
Torniamo allora su un tema centrale: arte e cultura come chiave del vostro mandato. Avete incontrato difficoltà a far accettare investimenti in un settore che, spesso, suscita critiche, soprattutto quando si percepisce che ci siano problemi più “concreti” come le buche nelle strade o la carenza di servizi ordinari?
Quando sono stato eletto, ho senz’altro intercettato anche un voto di protesta, quello degli scontenti. Ma non credo che mi si possa tacciare di incoerenza. Mi ero presentato con un programma chiaro e preciso su cosa avremmo voluto realizzare, e le persone conoscevano il mio percorso e le mie esperienze: non venivo dalla sanità o dalla politica tradizionale. Abbiamo portato avanti quello che avevamo promesso. È vero, chi non mi aveva votato non perde occasione di puntare il dito sulla necessità di pensare ad altre priorità, ma chi invece ha creduto nel progetto sapeva fin dall’inizio quale sarebbe stato il nostro impegno. Oggi Centuripe è passata dall’essere un paese quasi sconosciuto a diventare una meta per un turismo colto, certo non di massa, ma costruito su esperienze autentiche, cultura e amore per la natura e il paesaggio. Penso ai bellissimi calanchi che ci circondano, un tempo ignorati e abbandonati, oggi invece riconosciuti come location di film e videoclip di artisti come Coma_Cose e Irama. Offriamo anche attività diverse, come il trekking, e presto partiranno anche i voli in mongolfiera. Abbiamo già due centri espositivi, ciascuno con una propria identità: uno ospita mostre di rilievo e di grande richiamo, l’altro valorizza giovani artisti e creativi emergenti. Insomma, puntare su cultura e creatività non solo richiama l’attenzione di visitatori e del mondo, ma fa bene anche alla comunità. Gli anziani vedono la città più viva, più curata, con visitatori che si muovono e una nuova attenzione per il decoro. I giovani hanno finalmente qualche opportunità in più, una chance, seppur minima, per lavorare e fare impresa. Certo, quello che abbiamo fatto non è una panacea a tutti i problemi, e il percorso è ancora lungo.
Storici dell’arte da tutta Italia, artisti internazionali, nuovi partner di grande prestigio come la Galleria Continua e tanti altri. Un centro che si propone di sparigliare le geografie turistiche e culturali della Sicilia, fondi recuperati senza sprechi. Possiamo vedere in Centuripe un contraltare rispetto a quello che vediamo ad Agrigento e i suoi imbarazzanti ritardi come Capitale della Cultura Italiana?
Non posso dire se Centuripe è un controaltare perché non ho seguito molto le vicende di Agrigento. Ma dico solo questo, quando scegli una strada, non puoi improvvisare. Serve la consapevolezza di dove vuoi arrivare. Nella mia esperienza quando ho cercato di tradurre la mia visione, nella quale credevo fortemente, ho capito che dove non arrivo io, arrivano i collaboratori di cui mi avvalgo. Non basta lottizzare un ambito, ma serve anche l’intelligenza di trasformare quello che hai in mente avvalendosi di professionisti. Ci vuole umiltà.
Sindaco, mi sembra che sia un convinto sostenitore dell’idea che arte e cultura possano concorrere allo sviluppo della persona, forgiando il cittadino del domani.
Sicuramente, la cultura ha almeno due missioni. Da un lato arricchisce le persone che in quel posto vivono, dall’altro diventa attrazione. La gente ha sete di bellezza, non vuole vivere nella bruttura. Sembra scontato, talvolta si crede il contrario, ma quasi tutti vogliono vivere circondati dalla bellezza.
L'autore di questo articolo: Jacopo Suggi
Nato a Livorno nel 1989, dopo gli studi in storia dell'arte prima a Pisa e poi a Bologna ho avuto svariate esperienze in musei e mostre, dall'arte contemporanea alle grandi tele di Fattori, passando per le stampe giapponesi e toccando fossili e minerali, cercando sempre la maniera migliore di comunicare il nostro straordinario patrimonio. Cresciuto giornalisticamente dentro Finestre sull'Arte, nel 2025 ha vinto il Premio Margutta54 come miglior giornalista d'arte under 40 in Italia.Per inviare il commento devi
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