Il meglio della Genova barocca in un libro bello e approfondito


È uscito quest’estate per Genova University Press il libro “Genova barocca”: una guida colta, ma non pedante, e di altissimo livello, a cinquanta capolavori del Seicento genovese. E in versione e-book il libro è open-access: da non farselo sfuggire.

Tra le uscite librarie più interessanti del 2022 figura un’importante opera dedicata al barocco a Genova, pensata per un pubblico ampio: si tratta di Genova barocca. Opere, artisti, territorio, a cura di Giacomo Montanari, libro edito da Genova University Press (228 pagine, 25 euro, ISBN 9788836181537), e che fin dalle modalità di distribuzione rende manifesta l’intenzione di ambire a raggiungere il maggior numero di persone possibili e a porsi come strumento che pone al centro il lettore. Il libro è infatti pubblicato in modalità open-access per la versione e-book: chi vuole leggerlo in modalità pdf, può semplicemente scaricarlo dal sito web della casa editrice.

Il volume è costruito come una vera guida, colta e di alto livello, alla scoperta dei tesori del Seicento genovese, lungo un arco di tempo che copre l’intero Siglo de los genoveses, per utilizzare la fortunata espressione resa celebre da Fernand Braudel, ovvero dal 1605, data in cui il grande Pieter Paul Rubens licenzia la Circoncisione per la chiesa del Gesù, fino al 1755, anno della Sant’Anna di Francesco Maria Schiaffino: si va dunque dall’arrivo del pittore fiammingo sulle rive del mar Ligure a un periodo che precede di circa quarant’anni la caduta della Repubblica di Genova, nel 1797. Il volume è decisamente ordinato e composto con criteri stringenti: un’opera per ogni artista, in modo da dare un’idea, al contempo, dell’estrema varietà del panorama artistico genovese lungo i centocinquant’anni presi in esame da Genova barocca, e dei capi d’opera dei singoli artisti (la cui produzione comunque s’allarga ben al di là di quanto presentato nel libro, che pertanto si presenta anche come un vero invito alla scoperta di tutto quello che la Genova secentesca ha da offrire).

Molti i meriti della pubblicazione, a cominciare dal fatto che il volume, seppur prodotto accademico in tutto e per tutto, vuole aprirsi all’esterno: non dunque una pubblicazione per gli addetti ai lavori, ma una guida che accompagni il viaggiatore nel suo soggiorno a Genova fornendo suggerimenti suoi luoghi da vedere e sugli artisti da incontrare (e, perché no, una guida anche per lo stesso cittadino: Genova barocca non è uno strumento di conoscenza solo per chi viene da fuori, ma lo è anche, e forse soprattutto, per chi in città vive e vuole saperne di più sul proprio patrimonio e sulla propria storia). E che sia una vera guida più che un titolo accademico lo si evince anzitutto dallo stile adoperato: benché l’impostazione sia quella tipica dell’editoria d’arte di alto livello e non quella dell’editoria turistica, il taglio adottato nell’enunciazione è connotato da chiarezza e freschezza, e ognuna delle schede che presentano le opere guida letteralmente il lettore alla comprensione dei lavori degli artisti che furono attivi a Genova nel Seicento. Il volume, infatti, indugia molto sui dettagli descrittivi, quasi a voler guidare lo sguardo dell’osservatore nella corretta visione del dipinto. Non mancano, naturalmente, informazioni di carattere storico o relative ai passaggi collezionistici: tuttavia, a Genova barocca preme semmai raccontare più le dinamiche storiche che portarono alla nascita delle opere analizzate, che la storia dei dipinti e delle sculture tout court. Ne emerge dunque un interessante affresco sul Seicento genovese, esaminato dalla prospettiva delle arti visive, che affascinerà sia chi per la prima volta si troverà dinnanzi a questa storia, sia chi già la conosce e desidera averne una lettura diversa, più “accogliente”, per così dire, nella consapevolezza che quanto il libro offre al lettore non è che uno spaccato delle vicende di quell’epoca.

Copertina di Genova barocca
Copertina di Genova barocca
Giulio Cesare Procaccini, Ultima Cena (1618; Genova, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato)
Giulio Cesare Procaccini, Ultima Cena (1618; Genova, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato)
Antoon van Dyck, Anton Giulio Brignole Sale (1627; olio su tela, 292 x 109 cm; Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso)
Antoon van Dyck, Anton Giulio Brignole Sale (1627; olio su tela, 292 x 109 cm; Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso)
Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Adorazione dei Pastori (1645; olio su tela, 398 x 218 cm; Genova, Fondazione Spinola, chiesa di San Luca)
Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Adorazione dei Pastori (1645; olio su tela, 398 x 218 cm; Genova, Fondazione Spinola, chiesa di San Luca)
Giulio Benso, Annunciazione (1638-1640; Genova, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato)
Giulio Benso, Annunciazione (1638-1640; Genova, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato)
Valerio Castello, Galleria del Ratto di Persefone (1655-1659; affreschi, Genova, Palazzo Balbi-Senarega)
Valerio Castello, Galleria del Ratto di Persefone (1655-1659; affreschi, Genova, Palazzo Balbi-Senarega)

Il curatore Giacomo Montanari ne è perfettamente consapevole: nell’introduzione del libro, definisce il volume “volutamente parziale” e sottolinea che “è impossibile sintetizzare un fenomeno complesso come la vita culturale e artistica di una città, estesa sullo spazio di un secolo, in un solo libro”. Ecco dunque allora l’esplicitazione dei criteri secondo i quali la Genova del Seicento viene presentata a chi legge: attraverso le dinamiche delle arti visive, nella consapevolezza che dipinti e sculture non sono che una “tessera”, afferma il curatore, di quel mosaico che dovrebbe prendere in considerazione tanti altri settori, dall’economia alla cucina, dalla letteratura al costume. La convinzione è che “Attraverso la lettura dei manufatti artistici, siano essi pittorici o scultorei, diventa quindi possibile aprire una finestra su una realtà diversa dalla nostra, guidati dalle scelte degli artisti e dalle volontà dei committenti, recettori straordinari del gusto, delle passioni, delle tragedie e delle storie di società scomparse. L’opera d’arte svolge, così, il ruolo di documento: la sua lettura accompagna a comprendere i contesti e – al contempo – riceve dal contesto senso e significato”.

Un’altra delle ragioni che sottendono alla pubblicazione di Genova barocca è data dal fatto che se istituzioni (in questo caso l’università) e comunità s’incontrano, ne possono nascere iniziative lodevoli che rafforzano la coscienza pubblica, la consapevolezza del patrimonio: si pensi non soltanto alle mostre che ogni anno vengono organizzate a Genova, ma anche il raggiungimento d’alcuni traguardi, primo tra tutti l’ingresso nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, che favoriscono tutto il tessuto cittadino. Un patrimonio che funziona, un patrimonio conosciuto, un patrimonio condiviso è una leva importante per il progresso culturale, economico, sociale di una città: “se il passato ambisce a costituire una guida nell’agire del presente e – addirittura – poter essere utilizzato come bussola per progettare il futuro è necessario che esso venga conosciuto, capito e fatto proprio”, sottolinea Montanari. Un libro, dunque, come dimostrazione tangibile che la storia dell’arte non è materia solo per addetti ai lavori o materia da studio scolastico, ma è una lingua viva, una lingua comune che può parlare a quante più persone possibili. “Una storia dell’arte sempre più condivisa, sempre più a disposizione di tutti attraverso la garanzia di una relazione stretta con gli studi scientifici, offerti alla comunità”, è la tesi del curatore, “è anche la chiave di volta per la riqualificazione dei territori, urbani e suburbani”.

Quanto alla trattazione, s’è anticipato che è costruita per schede, dedicata ognuna a uno dei lavori importanti dei protagonisti del Seicento presenti in città. Sarà probabilmente deluso chi speri di trovarci l’Ecce Homo di Palazzo Bianco, sulla cui autografia caravaggesca i dubbi hanno cominciato a farsi sempre più insistenti dopo la scoperta dell’Ecce Homo Ansorena dello scorso anno, ma gli altri nomi “da manuale” ci sono tutti: si spazia dal Rubens del Gesù, che apre l’elenco dei cinquanta capolavori (questo il numero delle opere presentate), alla splendida Annunciazione di Orazio Gentileschi nella chiesa di San Siro, si va dal sontuoso Ritratto di Anton Giulio Brignole Sale di Antoon van Dyck all’ariosa Assunzione della Vergine di Guido Reni, sempre nella chiesa del Gesù, o alla indimenticabile Cleopatra del Guercino in Palazzo Rosso. Nel mezzo, una vasta teoria di opere meravigliose, e non si parla solo di quelle conservate nei musei o nelle chiese. Ci si potrà stupire apprendendo che, dentro un palazzo universitario, si può rimanere ammirati osservando gli affreschi della Galleria del Ratto di Proserpina di Valerio Castello, nel cuore di Palazzo Balbi-Senarega oggi sede dell’ateneo genovese, o che dentro la sede di una banca (ma che in antico fu splendida residenza nobiliare) si trova uno dei più altisonanti affreschi di Domenico Piola. Per non parlare, poi, degli incontri inattesi: chi immaginerebbe di trovare un’opera di uno dei maggiori maestri olandesi del Seicento, Gerrit van Honthorst, dentro una chiesa sobria e quasi nascosta come quella di Sant’Anna? Chi penserebbe che in una chiesa dall’aspetto ancor più modesto, peraltro in periferia, come quella di Sant’Ambrogio a Voltri, si cela uno scrigno che racchiude un capolavoro giovanile di Bernardo Strozzi?

Tutte le cinquanta schede sono firmate da studiosi giovani: oltre al curatore, si sono alternati alla stesura dei testi Matteo Capurro, Giorgio Dellacasa, Ambra Larosa, Fabio Obertelli, Margherita Orsero, Martina Panizzutt, Pietro Toso, Beatrice Zulian. Un altro punto di merito sono le eccellenti fotografie scattate da Fabio Bussalino, Laura Guida e Luigino Visconti. Un lavoro di alta qualità, in sostanza, da non lasciarsi sfuggire.


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