All'asta una rara prima edizione delle Vite di Vasari, con le note di Federico Zuccari


Va in asta da Pandolfini una rara prima edizione delle Vite di Giorgio Vasari, preziosa anche perché contiene note manoscritte di Federico Zuccari. Valutazione: 35-45.000 euro.

È un’asta sicuramente eccezionale quella che è partita ieri, online, alla casa Pandolfini di Firenze: l’asta a tempo Libri, Manoscritti e Autografi, in corso fino al 15 dicembre, contiene infatti una straordinaria sorpresa che attende tutti gli studiosi e gli appassionati di storia dell’arte rinascimentale. Si tratta di una copia della prima edizione illustrata de Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari, stampata a Firenze, dai Giunti, nel 1568, con fitte postille attribuite a Federico Zuccari dallo studioso vasariano Gaetano Milanesi, proposta con una valutazione di 35.000/45.000 euro.

Esistono varie copie delle Vite vasariane anticamente postillate, sia dell’edizione originale del 1550, sia di questa prima edizione illustrata. Il pittore manierista Federico Zuccari postillò ben due copie delle Vite giuntine del 1568. La prima si trova oggi presso la Biblioteca Nazionale di Spagna, in quanto l’esemplare fu donato dallo stesso Zuccari a El Greco, mentre la seconda copia è conservata alla Bibliothèque Nationale de France. A queste va aggiunta una terza copia reperita nella seconda metà dell’Ottocento dallo studioso vasariano Gaetano Milanesi, che ne attribuì le postille a Zuccari e le trascrisse commentandole. A un primo confronto, le note trascritte da Milanesi corrispondono a quelle che si trovano nell’esemplare proposto da Pandolfini. La casa segnala in particolare la correzione “aquistato” al margine della carta 4Pr, parola che Zuccari sostituisce al termine “perduto” nel testo (sul quale tira una riga); tale correzione è presente anche nell’esemplare parigino ed è “l’unico caso di postilla identica fra i due esemplari”, come fa notare lo studioso Giovanni Mazzaferro nel suo lungo articolo Gli esemplari postillati delle Vite vasariane: un censimento. In questo stesso articolo è possibile visionare la foto di un frammento dell’esemplare El Greco, che, permettendo un confronto calligrafico (va osservato in particolare il termine “instoriate”), porterebbe a confermare l’attribuzione del Milanesi a Zuccari delle postille nell’esemplare in asta. Ad ulteriore riprova, si prenda in considerazione anche la frase anticamente manoscritta all’inizio del volume in asta (forse da Milanesi?) “le postille marginali che si trovano sparse da pagina 592 in giù, sono di mano di Federigo Zuccheri”. Sono postillate nello specifico le vite di: Battista Franco, Francesco Salviati, Daniele Ricciarelli, Taddeo Zuccari e Tiziano.

I volumi che vanno in asta
I volumi che vanno in asta
La vita di Taddeo Zuccari
La vita di Taddeo Zuccari
Nota di Federico Zuccari
Nota di Federico Zuccari

Nelle sue note, Zuccari si mostra generalmente critico nei confronti del Vasari, che chiama per nome, come nella postilla “in che proposito entra qui Giorgio vanamente?”, e aggiunge in particolare molte informazioni alla vita del fratello Taddeo (1529-1566), anch’egli pittore. Per esempio ne corregge il carattere, definito dal Vasari “sanguigno… e molto sdegnoso, e oltre a ciò dato dalle cose veneree” in “Anzi modesto, tenprato e benignio”, e più avanti chiosa “se [Taddeo] fosse stato fiorentino, [Vasari] l’avrebe lodato di altra maniera, come merita lode supreme; ma dice quello che non può tacere, ed altrove, ove dovrebe tacere, cicala apasionato, senza ragione alchuna”. È inoltre postillata la vita di Ridolfo Grillandai a c. 4C1r-v, ma in un inchiostro molto scuro e da antica mano che appare diversa rispetto a quella delle altre note, e compaiono qua e là altri minori interventi manoscritti. Oltre a Federico Zuccari, si individuano nei volumi altre illustri firme d’appartenenza, verosimilmente attribuibili al pittore genovese Cesare Corte (1550-1613, volume secondo), e allo storico dell’arte Alfonso Landi (volume primo e terzo). Nel secondo volume è inoltre presente un piccolo ritratto a matita, nello stile tipico del naturalismo emiliano cinquecentesco, applicato nel tondo originariamente vuoto di Antonio Correggio.

Per quanto riguarda la provenienza, i due volumi rilegati in pergamena flessibile (primo e terzo volume) recano entrambi una nota d’acquisto (al contropiatto nel primo, e al verso della sguardia volante anteriore nel terzo) che recita “questo libro comprato dal Sig. Domenico [non legitur] Lire 23 | L’anno 1777 il di’ 2 gennaro”; recano inoltre la seguente antica firma d’appartenenza ad entrambi i frontespizi: “de Libri d’Alfonso Landi”, verosimilmente l’Alfonso Landi storico dell’arte di cui Guglielmo della Valle, nelle sue Lettere sanesi sopra le belle arti (Roma, Generoso Salomoni, 1785-1786), volume secondo, pp. 32-33, scrive: “tra biografi Sanesi che trattarono dell’arte merita di essere il primo … aveva intrapreso a scriverne di proposito, come appare dall’infrascritto titolo del MS. di lui che ci resta Racconto di pitture, di statue, e d’altre opere eccellenti che si ritrovano ne’ tempj, e negli altri luoghi pubblici, della Città di Siena con i nomi, cognomi e patrie degli artefici di esse per quanto però s’è potuto trovare da me Alfonso Landi figliuolo del q: Pompilio di Lattanzio di Girolamo Landi, cominciato fin dall’anno 1655”. Tale manoscritto parrebbe quello battuto all’asta da Dominic Winter nel 2020 (Printed Books, Maps & Autographs, mercoledì 27 maggio 2020, lotto 363). Vi è infine in entrambi questi volumi una firma (al verso della penultima carta nel primo volume e dell’ultima carta nel terzo) coperta da antica pecetta ma visibile controluce che dice in entrambi i casi “Marcello Ghini”, seguito da un’altra parola non leggibile. Il secondo volume reca al contropiatto anteriore un tassello cartaceo che recita “Ex Bibliotheca Joan. Xavery Carenzi Med. Doct. Urbini Achiatri.”, al verso del frontespizio l’antica firma di possesso “Cesare Corte”, forse il pittore e architetto nato e morto a Genova (1550-1613), e al margine inferiore della pagina successiva la firma cassata “Ioannis Battista Pinelli”, forse il poeta genovese attivo tra fine Cinquecento e inizio Seicento.

L’esemplare proposto da Pandolfini (lotto 19 dell’asta) è dunque una copia unica e di grande importanza per lo studio della storia dell’arte di questa celebre galleria di 161 biografie dei principali artisti e architetti italiani del Rinascimento.


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