Un prezioso tassello dell’identità storica di Capodimonte fa ritorno per arricchire il racconto della Real Fabbrica di Porcellana, fondata da Carlo di Borbone nel 1743. Si tratta della Pietà di Giuseppe Gricci, modellatore ufficiale del sovrano: una scultura in terracotta, considerata pezzo rarissimo, riconosciuta dagli studiosi circa vent’anni fa sul mercato internazionale dell’arte.
L’opera è al centro dell’esposizione La Pietà di Gricci, il modellatore del Re. Nuova acquisizione di Capodimonte. Tra terracotta e porcellana, visitabile fino al 28 ottobre 2025. Per l’occasione, il nuovo acquisto viene messo in dialogo con un’altra Pietà dello stesso autore – quella in porcellana con il San Giovanni Evangelista, conservata al Museo Duca di Martina. Entrambe le sculture si ispirano alla composizione piramidale della celebre Pietà michelangiolesca: il corpo senza vita di Cristo adagiato sulle gambe della Vergine, con le figure unite da un ampio panneggio.
Il confronto diretto tra i due gruppi scultorei – uno in terracotta, l’altro in porcellana – consente di cogliere l’evoluzione dello stile di Gricci sul tema: la versione in porcellana appare più teatrale e distaccata, dove il dolore viene nobilitato e sublimato; al contrario, quella in terracotta restituisce un pathos più personale e realistico, in cui il gesto della Madonna che si asciuga le lacrime trasmette un dolore profondamente materno.
Il dialogo tra le due opere è ospitato nella sala 20 del secondo piano del Museo di Capodimonte, la stessa in cui si trova la famosa Pietà di Annibale Carracci. Questo dipinto, eseguito probabilmente per la devozione privata del cardinale Odoardo e presente nel Settecento nel Palazzo Reale di Napoli, è intriso di un’intensa sofferenza raccolta. La monumentalità dei personaggi e la resa plastica di dettagli come le pieghe nette della veste della Vergine hanno fatto di quest’opera un punto di riferimento per generazioni di artisti – pittori, scultori, incisori e modellatori. Anche Gricci ne è chiaramente influenzato, riprendendone vari elementi nei suoi due gruppi plastici, come ad esempio le membra abbandonate del Cristo, il cui corpo si prolunga naturalmente nel sudario appoggiato alla roccia.
Alla presentazione ufficiale hanno partecipato Luigi Gallo, Direttore ad interim dei Musei Nazionali del Vomero, e Riccardo Naldi, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, il primo ad aver identificato nel 2007 il gruppo in terracotta come opera di Gricci.
Giuseppe Gricci, raffinato scultore e modellatore fiorentino, lavorò fin dai primissimi anni della Real Fabbrica di Porcellana di Capodimonte, specializzandosi in soggetti sacri destinati alla corte borbonica. Tra il 1744 e il 1745, si dedicò più volte alla rappresentazione della Pietà. Un documento pubblicato da Minieri Riccio nel 1888 testimonia che nell’aprile del 1744 Gricci “fece una Pietà in porcellana ed una maensola con la sua forma in gesso”. Sebbene la terracotta oggi acquisita presenti una variazione nel movimento del braccio destro della Vergine, che impedisce di considerarla il modello diretto dell’opera in porcellana custodita al Museo Duca di Martina, questa permette comunque di ricostruire il processo creativo e l’elaborazione del soggetto da parte dell’artista. Le tracce di colore visibili sulla superficie suggeriscono un possibile utilizzo come base di prova per decorazioni pittoriche, analoghe a quelle osservabili in un raro esemplare in porcellana policroma conservato presso il Museo Municipal di Madrid.
“È stato emozionante riportare quest’opera a Napoli, dove fu realizzata, ed ammirarla da vicino”, ha dichiarato Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. “Nelle collezioni pubbliche cittadine non è conservato alcun bozzetto in terracotta ascrivibile, come questo, alla mano del celebre capo-modellatore della Real Fabbrica. Il modello in creta plasmato da Gricci è, infatti, lo stadio dell’opera in cui più immediatamente è possibile cogliere il segno e la cultura figurativa di questo grande artista fiorentino, che Carlo di Borbone volle con sé, prima a Napoli e poi a Madrid. Abbiamo voluto condividere subito questa acquisizione con i tanti visitatori che nel periodo estivo affollano il Museo e Real Bosco. Con un piccolo allestimento che vuole essere una preziosa anticipazione della nuova sezione delle porcellane, attesa tra pochi mesi”.
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