Firenze, il Museo degli Innocenti e la sua singolare storia


Il Museo degli Innocenti a Firenze raccoglie le sue opere all’interno dello Spedale degli Innocenti, splendido edificio rinascimentale progettato dal grande architetto Filippo Brunelleschi.

A Firenze, il Museo degli Innocenti si colloca in un contesto peculiare. Il museo si trova infatti all’interno dell’edificio rinascimentale progettato da Filippo Brunelleschi, sede dell’Istituto degli Innocenti, fondazione che opera ininterrottamente da seicento anni per la difesa e la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il patrimonio artistico dell’Istituto è conservato ed esposto dal 1860 tra le mura di uno dei più antichi e caratteristici edifici rinascimentali della città.

Nella Firenze quattrocentesca, che poteva vantare una solida rete assistenziale, la tutela degli infanti abbandonati era prerogativa dell’Arte della Seta, una delle Arti Maggiori, ovvero le varie corporazioni dei lavoratori della città (quella della seta riuniva i fabbricanti, i mercanti e i venditori di tessuti, oltre che i materassai, i cappellai, i calzaioli, gli armaioli, i merciai e anche gli orafi). Inizialmente i trovatelli venivano accolti presso l’Ospedale di San Gallo, situato fuori dalla città, al quale si preferì l’Ospedale di Santa Maria della Scala, più vicino. Per rispondere meglio alle esigenze di accoglienza L’Arte decise di far realizzare un nuovo edificio, e così, nel 1419, il Consiglio Generale dell’Arte deliberò la costruzione del nuovo spedale, grazie a un lascito di 1000 fiorini del mercante pratese Francesco Datini, con il quale venne acquistato un vasto terreno nella piazza dei Servi, appartenente a uno dei principali esponenti del governo repubblicano fiorentino, Rinaldo di Maso degli Albizi.

La direzione del cantiere venne affidata nel 1419 all’architetto fiorentino Filippo Brunelleschi, che probabilmente non ebbe ruolo nella messa a punto della pianta dell’edificio, già in costruzione da due anni. I lavori proseguirono sotto la direzione di Brunelleschi fino al 1427, ed è collocata in questo periodo la costruzione della chiesa di Santa Maria degli Innocenti, del dormitorio per i bambini, del seminterrato e del portico. L’architetto non fu presente nel cantiere in maniera costante, a causa dei numerosi impegni in cui venne coinvolto dalla Repubblica fiorentina, primo tra tutti la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore; è la facciata l’unica parte del complesso sicuramente attribuibile a Brunelleschi, che si presenta oggi con aspetto non conforme al progetto iniziale dell’architetto, probabilmente visibile nell’edificio rappresentato nell’affresco di Benozzo Gozzoli, le Esequie di Sant’Agostino (1464-1465), nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, che doveva prevedere una struttura più semplice, priva del piano centrale.

Il porticato dello Spedale degli Innocenti. Foto: Toscana Promozione Turistica
Il porticato dello Spedale degli Innocenti. Foto: Toscana Promozione Turistica
Le volte a vela del porticato realizzato da Brunelleschi
Le volte a vela del porticato realizzato da Brunelleschi
Benozzo Gozzoli, Esequie di Sant'Agostino (1464-65; affresco, larghezza 440 cm; San Gimignano, chiesa di Sant' Agostino, Cappella del Coro)
Benozzo Gozzoli, Esequie di Sant’Agostino (1464-65; affresco, larghezza 440 cm; San Gimignano, chiesa di Sant’ Agostino, Cappella del Coro)
Il Cortile degli Uomini. Foto: Fondazione Sistema Toscana
Il Cortile degli Uomini. Foto: Fondazione Sistema Toscana
Il Cortile delle Donne. Foto: Francesco Bini
Il Cortile delle Donne. Foto: Francesco Bini
Capitello corinzio con pulvino
Capitello corinzio con pulvino

La facciata, elevata rispetto al livello della piazza grazie ad una scalinata composta da nove gradini, presenta una loggia aperta. La scelta di realizzare un prospetto ad arcate su colonne si colloca nella tradizione presente in Toscana di ospedali e strutture caritatevoli realizzate in forme analoghe, come il coevo Spedale di Sant’Antonio, a Lastra a Signa. Per contenere i costi vennero impiegate nell’opera maestranze non esperte e spesso anche volontari che intendevano partecipare a questa azione caritatevole; si rese quindi necessaria una semplificazione delle tecniche di costruzione, che Brunelleschi effettuò attraverso l’elaborazione di un modulo, ovvero un’unità di misura, in questo caso l’altezza della colonna, alla quale venissero rapportate proporzionalmente tutte le altre componenti dell’edificio. La soluzione dell’architetto, oltre che a semplificare i lavori, concorse anche a dare un aspetto armonico e ordinato della facciata. Distaccandosi dal tradizionale uso trecentesco delle volte a crociera, nel porticato degli Innocenti vennero realizzate volte a vela, erette grazia ad un’armatura in legno, molto più leggera di quella necessaria per la costruzione delle volte a crociera, e che poteva essere rapidamente spostata per la costruzione della volta successiva, impiegando minor tempo e risorse. Per l’edificio si scelse di utilizzare pietra serena, o “macigno”, un tipo di pietra piuttosto tenera e leggera, economica da cavare e più facile da lavorare rispetto alla tradizionale, e costosa, pietra forte.

Tutte queste scelte diedero la possibilità di risparmiare denaro da investire per la realizzazione di elementi ornamentali, come cornici e capitelli, che vennero realizzati guardando e reinterpretando la tradizione antica. Nei capitelli, in stile corinzio, il fogliame è semplificato e ridotto, mentre le volute sono molto grandi, tanto da ricordare quelle dei capitelli in stile composito, di cui Brunelleschi ha chiaro esempio nella chiesa di San Salvatore al monte. Viene inoltre introdotto il pulvino, elemento di origine bizantina, che, usualmente collocato sotto le volute, è invece liberamente posto dall’architetto al di sopra di esse. Di derivazione medievale è la scelta di realizzare finestre a edicola sormontate da timpano, collocate al primo piano, di cui viene fatto largo uso negli edifici romanici toscani, come nella facciata della badia di San Bartolomeo a Fiesole. Concludono il portico paraste che presentano sei scanalature, contrariamente all’esempio antico dove sono sempre presenti in numero dispari, impiegate a sorreggere una trabeazione che fa da marcapiano tra il livello del portico e il primo piano. La trabeazione non si conclude con un’ultima parasta, ma con un architrave che si volge all’ingiù, soluzione singolare rispetto ai principi antichi, probabilmente osservata nella stessa forma nel Battistero di Firenze. L’utilizzo di questa soluzione, poco apprezzata da Brunelleschi, come riportano Giorgio Vasari e Antonio di Tuccio Manetti nelle loro biografie, verrà attribuita a Francesco Della Luna, politico fiorentino legato all’Arte della Seta e all’architetto stesso, che lo designerà come suo successore alla soprintendenza del progetto.

Dal 1427 infatti il nome di Brunelleschi non figura più nei libri contabili dello Spedale, e la direzione del cantiere venne affidata a Della Luna, sotto al quale ripresero i lavori nel 1435, dopo un periodo di stasi a causa di difficoltà economiche. Sotto la sua direzione viene realizzato tutto il secondo ordine, visibile anche dalla facciata grazie alla cornice in pietra serena, che ospita un grande salone interno. Con un progetto di Brunelleschi largamente reinterpretato da Della Luna venne realizzato il Cortile degli Uomini, completato poi nel 1470 dall’architetto Stefano di Jacopo Rosselli, a cui seguì anche il secondo cortile dello Spedale, il Cortile delle Donne, dotando così la struttura di ampi spazi di cui i bambini potessero usufruire per i loro giochi. Nel 1487 vennero inseriti nei pennacchi degli archi del loggiato gli emblematici medaglioni in ceramica invetriata realizzati da Andrea della Robbia, dove sono rappresentati putti in fasce, ognuno immortalato in una posizione diversa, divenuti poi stemma dell’Istituto degli Innocenti. Intorno al 1610 vennero realizzati da Bernardino Poccetti, in cambio di ospitalità presso lo Spedale, affreschi nella volta e nelle lunette laterali del loggiato, oltre che nel Refettorio delle donne, oggi Salone Poccetti, dove si ammira, tra la narrazione evangelica della Strage degli Innocenti, un’interessantissima testimonianza della vita all’interno dell’istituto.

Andrea della Robbia, Putti in Fasce (1487, terracotta invetriata, diametro 100 cm circa ciascuno; Firenze, Spedale degli Innocenti)
Andrea della Robbia, Putti in Fasce (1487, terracotta invetriata, diametro 100 cm circa ciascuno; Firenze, Spedale degli Innocenti)
Bernardino Poccetti, Strage degli Innocenti (1610; affresco, 700 x 460 cm; Firenze, Spedale degli Innocenti)
Bernardino Poccetti, Strage degli Innocenti (1610; affresco, 700 x 460 cm; Firenze, Spedale degli Innocenti). Foto: Francesco Bini
Agnolo Gori, Putti con cartiglio (1610; affresco; Firenze, Spedale degli Innocenti). Foto: Giovanni Diana
Agnolo Gori, Putti con cartiglio (1610; affresco; Firenze, Spedale degli Innocenti). Foto: Giovanni Diana
Allestimenti del Museo degli Innocenti
Allestimenti del Museo degli Innocenti
L’allestimento dell’Adorazione dei Magi di Domenico del Ghirlandaio. Foto: Museo degli Innocenti
L’allestimento dell’Adorazione dei Magi di Domenico del Ghirlandaio. Foto: Museo degli Innocenti
Sandro Botticelli, Madonna col Bambino e un angelo (1465 circa; tempera su tavola, 69 x 64 cm; Firenze, Museo degli Innocenti)
Sandro Botticelli, Madonna col Bambino e un angelo (1465 circa; tempera su tavola, 69 x 64 cm; Firenze, Museo degli Innocenti)
Luca della Robbia, Madonna col Bambino (1445-1450 circa; terracotta invetriata, 76 x 58 cm; Firenze, Museo degli Innocenti). Foto: Museo degli Innocenti
Luca della Robbia, Madonna col Bambino (1445-1450 circa; terracotta invetriata, 76 x 58 cm; Firenze, Museo degli Innocenti). Foto: Museo degli Innocenti
I due putti di Andrea della Robbia conservati all’interno del museo. Foto: Museo degli Innocenti
I due putti di Andrea della Robbia conservati all’interno del museo. Foto: Museo degli Innocenti

L’impianto brunelleschiano ha subito negli anni importanti manomissioni, che hanno modificato l’assetto originario dell’edificio, distruggendone l’organicità. Cambiamenti e trasformazioni che tracciano i seicento anni di vita dell’Istituto, che dall’inaugurazione nel 1445 opera ininterrottamente per l’accoglienza e l’educazione dei nocentini. Già dal momento della sua fondazione infatti la struttura offriva accoglienza ai bambini, che venivano abbandonati all’interno della Pila, un’acquasantiera posta all’esterno del loggiato dove le madri potevano adagiare i piccoli, a cui venne aggiunta successivamente una finestra ferrata, abbastanza larga da poter far passare un neonato, ma non un bambino, dove sono stati realizzati nel 1660, tutt’intorno, i Putti con cartiglio di Agnolo Gori. Nello stesso anno la pila venne sostituita con la cosiddetta rota degli Esposti, che permetteva di lasciare il bambino senza che le persone all’interno potessero riconoscere il genitore.

La decisione di utilizzare parte degli ambienti dell’istituto per esporre il patrimonio culturale acquisito durante i secoli, venne presa nel 1853, anche se il museo aprì al pubblico solo nel 1890, con l’allestimento di tre sale al pianterreno, nell’area del Cortile delle Donne, dove vennero presentate sessantasette opere della collezione. Grazie a un successivo ampliamento vennero spostate all’interno del museo anche opere precedentemente conservate nell’adiacente chiesa, come la meravigliosa pala dipinta da Domenico Ghirlandaio con L’adorazione dei magi (14888-89). Alcuni locali del pianterreno vennero danneggiati nell’alluvione del 1966, e Luciano Berti, all’epoca direttore del museo del Bargello, procedette a un riallestimento della collezione spostandola al piano superiore, nella Galleria. Tra le opere esposte la meravigliosa Madonna col bambino e un angelo (1465) di Sandro Botticelli, ispirata all’opera del suo maestro Filippo Lippi, Madonna col bambino e due angeli conservata nelle Gallerie degli Uffizi. All’interno del museo son ospitate anche sculture, come la Madonna col Bambino (1445-1450 circa) di Luca della Robbia, precedentemente collocata nella chiesa delle Donne, realizzata in terracotta invetriata. Con la stessa tecnica sono realizzati i Putti di Andrea della Robbia posti sul loggiato, due dei quali esposti all’interno del museo per motivi di conservazione. Nel 2009 è stato avviato un progetto, concluso nel 2016 con la riapertura del museo, di valorizzazione dello Spedale, che ha portato alla realizzazione di tre percorsi tematici che illustrano tutte le sfaccettature di questa istituzione che offre un patrimonio culturale unico al mondo, dalla sua storia, ai luoghi dove si è sviluppata, fino alle opere a questi legate.

Il museo si trova nel cuore di Firenze, vicino al Duomo, ed è possibile raggiungerlo in autobus dalla La stazione di Santa Maria Novella con gli ATAF numero 6 e 14, dalla La stazione di Campo di Marte con gli ATAF numero 6, 31 e 32, dalla stazione di Campo di Rifredi con l’ATAF numero 20 o dall’L’aeroporto Amerigo Vespucci con la linea T2 della tramvia e l’ATAF numero 23, scendendo alla fermata Istituto degli Innocenti” o “Santissima Annunziata” . Lo Spedale dista circa venti minuti a piedi dalla Stazione di Santa Maria Novella, mentre non è raggiungibile in auto, essendo collocato in una zona ZTL. Per biglietti e orari è possibile consultare direttamente il sito.


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