Il Museo Nazionale del Bargello, noto per la sua eccezionale collezione di scultura rinascimentale e arti decorative, celebra oggi la riapertura di due importanti sale: la Sala delle Maioliche e la Sala Islamica. Dopo un periodo di chiusura iniziato a settembre 2023 per il riallestimento e l’installazione di moderne vetrine, le due sale riaprono al pubblico da sabato 8 giugno 2024. Il riallestimento delle due sale è stato curato dallo studio di architettura Guicciardini & Magni, con un’attenzione particolare alla conservazione e valorizzazione delle opere esposte. Le nuove vetrine, dotate di cristalli antiriflesso e controllo del microclima, permettono una migliore visibilità e protezione dei preziosi manufatti. Il finanziamento, pari a 2.200.000 €, è stato fornito attraverso il Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” del Ministero della Cultura, con l’appalto dei lavori gestito da Invitalia e vinto dal raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) composto da Goppion SpA con la ditta Masi.
La rinnovata Sala Islamica, curata da Giovanni Curatola e Marco Spallanzani, due tra i massimi esperti del settore a livello internazionale, ospita quasi 100 opere tra metalli, avori, ceramiche, tessuti e tappeti. La collezione, una delle più importanti in Italia, è stata formata grazie a contributi significativi come quello dell’antiquario Louis Carrand (1827-1888), che donò la sua raccolta al museo, e del barone Giulio Franchetti (1840-1909), che al pari di Carrand lasciò al museo, nel 1906, la sua raccolta di tessuti antichi, orientali ed europei, databili tra il Medioevo e il Settecento. Tra le opere esposte spiccano due tappeti cinquecenteschi provenienti dalla Villa Medicea di Camugliano (Ponsacco, vicino Pisa), unica coppia “gemella” di questo genere giunta sino a noi, e in buono stato di conservazione. Questi tappeti, probabilmente tessuti su un unico telaio durante l’ultimo periodo mamelucco (primo quarto del XVI secolo), rappresentano un eccezionale esempio di arte tessile islamica.
La collezione islamica del Bargello testimonia i ricchi scambi culturali e commerciali tra Firenze e le potenze musulmane durante il Rinascimento (Firenze, già a partire da Piero de’ Medici e Lorenzo il Magnifico, aveva relazioni coi Mamelucchi in Egitto e gli Ottomani in Turchia). La vetrina con gli avori del museo presenta opere molto rare e fra le più famose al mondo, come un cofanetto spagnolo del X secolo e un elefantino/scacco iracheno dello stesso periodo. La parte più consistente della collezione è quella dei metalli, che include numerosi capolavori. Tra questi spiccano un’imponente brocca proveniente dall’Egitto o dalla Siria (1363-1377), un vaso da Mosul, Siria (1259), e un bruciaprofumi sferico (1317-1335). Anche le ceramiche sono ben rappresentate, in particolar modo le mattonelle di rivestimento parietale. Di particolare interesse sono quelle a “lustro metallico” di provenienza persiana (XIII secolo) e quelle in vivace policromia di ambito ottomano (XVI secolo). Alle pareti, un grande tappeto “Lotto” di provenienza anatolica e una rarissima coppia di mamelucchi arricchiscono ulteriormente l’esposizione. Le arti decorative islamiche sono tutt’altro che “minori”: sono opere rappresentative di una cultura molto estesa geograficamente (dalla Spagna alla Cina) e con un’ampia cronologia, che in questo museo copre il periodo dal X al XVII secolo. Gli ornati estremamente raffinati di queste opere hanno sempre affascinato la cultura occidentale. L’epigrafia, in vari stili di scrittura e non necessariamente religiosa, si alterna a decorazioni geometriche e floreali tipiche degli arabeschi. Non mancano le immagini figurative, poiché la rappresentazione umana non era proibita ma limitata all’ambito privato.
La Sala delle Maioliche, curata da Marino Marini, esperto del settore e autore del catalogo scientifico della collezione ceramica del museo, espone oltre 400 esemplari. Questi pezzi, provenienti da varie donazioni e trasferimenti dalla Galleria degli Uffizi (ci sono anche le maioliche della grandiosa raccolta dei Medici, che constava di oltre 6000 pezzi, tra ceramiche, maioliche e porcellane), offrono una panoramica completa della produzione ceramica italiana dal XVIII al XX secolo.
Tra le opere di spicco vi sono le maioliche realizzate dai vasai di Urbino, note per le loro figurazioni tratte dalla mitologia, dalla storia greca e romana, dalle sacre scritture e dai testi a stampa come le Metamorfosi di Ovidio, il De bello Gallico di Giulio Cesare e la Bibbia. Di particolare rilevanza sono i bacili e i rinfrescatoi istoriati con le gesta di Cesare, creati dalle manifatture urbinati dei Fontana e dei Patanazzi. Questi pezzi replicano un celebre servizio realizzato sui disegni di Taddeo Zuccari, richiesto da Guidobaldo II, duca di Urbino, come dono per il re di Spagna Filippo II. E poi ancora un medaglione con il profilo di Francesco I de’ Medici e un bacile con figura di San Giovanni, realizzati in “porcellana medicea”. Questa produzione elitaria e originale fu intrapresa nella manifattura di corte dai granduchi medicei, con l’intento di imitare la porcellana cinese.
Le pareti esibiscono, in ordine cronologico e secondo le diverse aree d’origine, maioliche, ceramiche graffite e mattonelle prodotte in Italia dal XIII al XX secolo, a cui si associa una selezione di esemplari realizzati dai vasai moreschi attivi nella Spagna islamizzata. I più rinomati centri ceramici italiani sono rappresentati, tra cui Savona, Milano, Venezia, Faenza, Cafaggiolo, Firenze, Montelupo, Siena, Deruta, Orvieto, Urbino, Roma, Castelli e Caltagirone, oltre a quelli meno noti come Sansepolcro, Castelfiorentino e Pisa. Oltre alle raffinate forme destinate ad essere esibite come preziosi capi “da parata” nelle dimore aristocratiche, la collezione comprende tutte le tipologie di ceramiche destinate a un uso quotidiano, come piatti, coppe, boccali, rinfrescatoi e mescirobe, nonché quelle per le pratiche farmaceutiche come albarelli, versatoi e orcioli.
In concomitanza con l’apertura al pubblico della Sala delle Maioliche e della Sala Islamica, viene aperta al pubblico anche la sala mostre al piano terra. Qui è collocata una selezione delle 13 opere più rappresentative del Salone di Donatello. Il percorso, curato da Ilaria Ciseri, responsabile delle collezioni del Museo Nazionale del Bargello, è concentrato sulla produzione dello scultore e di alcuni suoi contemporanei. Questo consente ai visitatori di ammirare i grandi capolavori della scultura rinascimentale durante il periodo di chiusura al pubblico del celebre Salone monumentale per lavori di restauro e riallestimento (dal 5 giugno alla fine di ottobre).
Al centro della sala mostre del Museo Nazionale del Bargello, si trovano tre eccezionali capolavori della scultura fiorentina, testimoni del Rinascimento. Il protagonista assoluto è il celeberrimo David di Donatello, la prima statua in bronzo raffigurante un nudo a grandezza naturale e a tutto tondo realizzata dopo l’antichità. Accanto al David, un altro bronzo di fama mondiale di Donatello è l’Amore-Attis, una divinità pagana dell’antica Frigia. Questo bronzo rimanda al tema classico dei putti e degli spiritelli, uno dei soggetti iconografici più amati dall’artista, esposto insieme al David bronzeo di Andrea del Verrocchio. Quest’ultimo, realizzato tra il 1470 e il 1475, rappresenta un momento successivo ma altrettanto significativo della scultura rinascimentale.
Le pareti della sala ospitano ulteriori capolavori. Luca della Robbia, altro padre fondatore del Rinascimento e inventore della terracotta invetriata, è rappresentato da tre rilievi che mostrano la sua maestria nella lavorazione di questo materiale. Inoltre, sono esposte le due celebri formelle in bronzo dorato di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti, presentate nel 1401 al concorso per la seconda porta del Battistero di Firenze. Accanto a queste opere, troviamo i due altorilievi in terracotta dipinta realizzati da Dello Delli e Michele da Firenze nel terzo decennio del Quattrocento, che testimoniano la diversità di tecniche e stili dell’epoca. Completano la collezione altre due opere di Donatello: il bassorilievo con la Crocifissione e la Madonna di via Pietrapiana. Infine, il percorso espositivo si chiude con la Madonna Panciatichi di Desiderio da Settignano, uno dei migliori allievi di Donatello. Questa selezione permette ai visitatori di ammirare i grandi capolavori della scultura rinascimentale durante il periodo di chiusura al pubblico del celebre Salone monumentale, dovuto ai lavori di restauro e riallestimento in corso.