Al cor gentil rempaira sempre amore di Guido Guinizzelli

Poesiarte

2010, Sesta puntata


Al cor gentil rempaira sempre amore
come l’ausello in selva a la verdura;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco.

Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li dà valore:
così lo cor ch’è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo ’nnamora.

Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura. Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com’adamàs del ferro in la minera.

Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
e ‘l ciel riten le stelle e lo splendore.

Splende ’n la ’ntelligenzia del cielo
Deo criator più che ’n nostr’occhi ‘l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che ’n gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.

Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
siando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza».

Parafrasi (vv. 1-20 e 51-60)

L’amore torna regolarmente, quindi ha la sua vera dimora, nel cuore gentile,
come l’uccello nel bosco ritorna in mezzo al verde;
e la natura non creò l’amore prima del cuore gentile,
né il cuore gentile prima dell’amore:
allo stesso modo, appena fu creato il sole,
subito lo splendore apparve luminoso,
né il suo splendore, la sua luce, apparve prima del sole;
e l’amore prende il suo posto nel cuore gentile
così naturalmente
come il calore prende posto nella luce del fuoco.

Il fuoco dell’amore si accende dentro il cuore gentile
allo stesso modo che le virtù delle pietre preziose,
che discendono dalle stelle e si destano nelle pietre,
ma non prima che il sole ne abbia fatta una gentil cosa, cioè le abbia purificate;
Una volta che il sole, con la sua forza,
ha tratto fuori dalla pietra ogni impurità,
la stella le conferisce il suo valore, la sua proprietà:
alla stessa maniera nel cuore,
che la natura ha reso eletto, puro e gentile,
nasce l’amore per l’influsso della donna, simile all’influsso della stella.

[...]

Donna, Dio mi dirà: «Che presunzione hai avuto?»,
quando la mia anima sarà davanti a lui.
«Hai attraversato il cielo e sei venuto fino a Me
e Mi hai usato come termine di paragone per un amore vano:
poiché le lodi spettano solo a Me
e alla Madonna, regina del cielo
grazie alla quale cessa ogni peccato».
Potrò dire a Lui: «Aveva l’aspetto di un angelo
che appartenesse al tuo regno;
non feci peccato, se posi in lei il mio amore».

Commento

Il Dolce Stil Novo è un importante movimento poetico italiano nato nel tredicesimo secolo a Bologna e poi sviluppatosi a Firenze, città d'origine di quasi tutti i suoi rappresentanti.

Questa corrente letteraria entra in contrasto con la precedente corrente siciliana dell'amor cortese e con quella dei lirici toscani, capeggiati da Guittone d’Arezzo.

Gli Stilnovisti, infatti, non parlano unicamente di una donna amata, ma di una donna angelo, e lo fanno con rime semplici, piane, dolci, e senza quell’eccessivo formalismo stilistico proprio dei poeti siciliani e guittoniani, senza contare che gli Stilnovisti introducono nei loro componimenti riferimenti filosofici, morali, religiosi, mediante il regolare uso di metafore e simbolismi, portando così ad un livello alto la loro poesia, destinata ad una ristretta cerchia di eletti.

Al cor gentil rempaira sempre amore è considerata il manifesto dello Stilnovismo.

Il tema centrale della canzone è quello della vera nobiltà, ossia la nobiltà d’animo, detta gentilezza, contrapposta alla nobiltà di sangue.

Questa tematica era già stata trattata dalla cultura cortese con Andrea Cappellano il quale affermava che la nobiltà non dipende dalla nascita, ma dal valore della persona, dalle sue virtù, e quindi la vera nobiltà non è ereditaria, perché non è sufficiente essere di sangue nobile per essere veramente dei gentiluomini.

C’è in tutto questo il desiderio da parte dell’alta borghesia di soppiantare il potere della nobiltà comunale, per dare vita ad una nuova nobiltà cittadina la cui esistenza è basata sulle doti di intelligenza e cultura, ovvero quello che Dante chiamava altezza dell'ingegno.

La canzone si apre con il sintagma cor gentil, dove l’aggettivo gentile designa appunto la nuova aristocrazia dello spirito contrapposta alla nobiltà di sangue, incapace di provare sentimenti elevati come l’amore.

Accanto all’aggettivo gentile, troviamo un'altra parola-chiave, cioè natura: la gentilezza deriva dalla natura e non si acquisisce per eredità. E di conseguenza la società non è immobile e chi ha capacità naturali come intelligenza e intraprendenza, può conquistare in essa posizioni sempre più elevate.

Lo Stilnovismo parla quindi d’Amore, ma questo non esclude il fatto che gli stessi componimenti trattino tematiche politico-sociali, come quelle appena descritte, o addirittura tematiche filosofiche.

Quando Guinizzelli scrive che l’amore si trova nel cuore gentile in potenza, e che può passare in atto solo grazie alla donna, che è la causa dell’innamoramento, si rifà alla teoria di Aristotele per cui ogni entità (sostanza), è costituita di materia e di forma. Un tavolo, ad esempio, è l'insieme di una materia (il legno) e di una forma (ciò che lo fa essere appunto un tavolo e non un bastone). Ma la forma è contenuta nella materia solo potenzialmente e perché si realizzi, cioè passi in atto, e quindi affinché il legno si trasformi in tavolo, è necessario l’intervento di qualcosa o qualcuno, che Aristotele chiama causa efficiente, e che nel nostro esempio sarà il lavoro del falegname.

Chocolat 3B








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