Come sono stati rappresentati i libri nell’arte dal Medioevo al contemporaneo? È un tema molto vasto, se si pensa a quanti dipinti e sculture nell’arco di tutti questi secoli abbiano raffigurato un libro nelle mani di un soggetto ritratto o in una natura morta, o ancora come, a partire dal Novecento, un’opera abbia assunto la forma stessa di un libro. Eppure è la sfida che si sono posti Agnese Marengo e Maurizio Romanengo, i due curatori della mostra Libri nell’arte. Dal Medioevo all’età contemporanea, allestita fino al 14 luglio 2024 al Palazzo della Meridiana di Genova. L’idea di un progetto espositivo che provasse a racchiudere in una mostra tutti i vari modi in cui l’oggetto libro sia entrato in un’opera d’arte, attraversando e coinvolgendo i più diversi stili caratteristici di ogni epoca, era già nata quando nella stessa sede genovese era ancora in corso la piccola esposizione Straordinario e quotidiano da Strozzi a Magnasco. Umane contraddizioni negli occhi dei pittori, curata sempre da Marengo e Romanengo e costruita sul concetto degli opposti. Genova era stata da poco nominata Capitale italiana del Libro 2023, quindi perché non immaginare, seppur nei ristretti spazi di Palazzo della Meridiana (questione con cui la sede espositiva deve sempre fare i conti), una mostra sul tema? Rispetto alla mostra precedente che contava poco più di trenta opere alle quali era stato lasciato nell’allestimento, per ognuna di esse, uno spazio adeguato per permettere una maggiore visibilità, l’attuale mostra conta novanta opere, dunque praticamente il triplo, ma anche in questa occasione gli spazi sono stati ben bilanciati, soprattutto nella prima parte; risultano un po’ più affollati nell’ultima parte ma senza tuttavia creare un particolare disturbo visivo al visitatore, poiché comunque il percorso risulta ben lineare e ordinato. E completo, che non è cosa semplice per la vastità del tema a cui si è accennato prima: tutte le tendenze artistiche sono infatti presenti (privilegiando quasi sempre, com’è ovvio, opere liguri o conservate nei musei della regione). Considerando comunque che questo racconto per immagini è “solo uno dei molti possibili” che “schiude alcune porte e prova a indicarne altre”, come precisano i curatori, per “suggerire delle chiavi di lettura partendo proprio dal libro stesso” e “intersecando il piano della storia dell’arte in Italia con quello della storia del libro”.
Si parte da due sculture realizzate da maestranze straniere dove l’oggetto libro è in entrambe protagonista, ma che si differenziano per la raffigurazione del libro prima chiuso poi aperto, ad indicare come con la venuta di Cristo la parola attraverso i Vangeli venga rivelata ai fedeli. Il libro è aperto di fronte all’oratore che legge ad alta voce in cattedra nelle sedi vescovili come rappresentato nella miniatura su pergamena con san Gregorio papa in cattedra, mentre è raffigurato chiuso tra le mani del santo insegnante, probabilmente san Cassiano, vestito con tocco e cappa foderati di ermellino. Di particolare pregio è l’Annunciazione di Ludovico Brea, dove il libro è posto aperto sul leggio tra la Madonna e l’angelo; le pagine sembrano mosse dall’aria che entra in un ambiente molto essenziale da cui s’intravede il paesaggio, come anche il cartiglio con le parole dell’angelo che dalla sua mano termina vicino al volto di Maria: un’immagine molto differente da quella invece raffigurata da Paolo di Giovanni Fei dove Maria viene colta dall’apparizione dell’angelo mentre sta leggendo ed è quindi costretta a interrompere la lettura del libro, probabilmente un Libro d’Ore per le sue piccole dimensioni, e per non perdere il segno lo tiene con un dito tra le pagine. Segue poi in una teca il grande volume miniato Graduale B, custodito alla Biblioteca Civica Berio di Genova e risalente al 1532, che presenta una curiosa particolarità: in fondo alla pagina Bartolomeo Neroni da Siena detto il Riccio raffigura se stesso e Adeodato da Monza mentre stanno scrivendo e miniando il Graduale B stesso sotto le direttive del committente Fra’ Angelo da Albenga, a testimoniare l’intenso rapporto tra i tre soggetti per la realizzazione del monumentale capolavoro miniato. Dal volume di grandi dimensioni si passa poi alle piccole dimensioni, come i libri, tra cui alcuni con legature antiche, qui collocati in un’altra teca. Tra questi, curioso il caso del De humani corporis fabrica di Leonard Fuchs stampato a Lione nel 1551, il cui titolo era compreso nell’Indice dei libri proibiti: viene però camuffato tramite collage così da superare la censura.
Cinquecenteschi sono anche i ritratti dei due dottori in legge che seguono: Francesco Filetto di Bernardino Licinio e Antonio Abbati di Federico Barocci, entrambi raffigurati probabilmente con il Codice Giustinianeo, dato che nel dipinto di Barocci si legge sulla costa del libro DEG.DE.REG.IVR ad indicare il Digesto, ovvero la raccolta antologica di testi di giuristi romani, mentre nel dipinto di Licinio si legge in primo piano la qualifica di doctor sotto al nome del giurista veneziano. Quest’ultimo poggia il polso sul libro che presenta una legatura preziosa con ganci dorati e taglio decorato, mentre più pratico e adatto a una veloce consultazione è il libro che accompagna l’avvocato bolognese: presenta infatti una copertina non rigida in pergamena con lacci.
Si passa poi al Seicento con latbbigliata con lussuose vesti e raffigurata con i simboli della vanitas, quindi con un teschio, gioielli, una candela e un libro, unico bene non effimero, e con la Circe di Anton Maria Vassallo, la sensuale maga dell’Odissea circondata di animali e grandi libri aperti per compiere i suoi sortilegi. È invece come un vezzoso ventaglio il piccolo libro che tiene in mano la dama ritratta da Giacomo Ceruti nel 1725 circa. Nell’Ottocento la lettura viene posta al centro di colte conversazioni nei cenacoli, come quello bresciano del conte Paolo Tosio e della consorte Paolina che il neoclassico Luigi Basiletti ha raffigurato nel dipinto esposto in mostra: i membri del circolo sono qui rappresentati intenti nella consultazione di diversi volumi. Come di letture colte tratta anche il dipinto settecentesco di François-Xavier Fabre che ritrae Vittorio Alfieri e la contessa d’Albany seduti al tavolo: davanti alla contessa si nota il volume degli Essais di Montaigne, inclusi nell’Indice dei libri proibiti, mentre la mano sinistra di Alfieri poggia sul libro della Raggione Felice, Canto terzo, poema dell’abate letterato e filosofo Valperga di Caluso, al quale l’opera è destinata dall’amico pittore.
Per la sezione Ottocento e Novecento i curatori si sono avvalsi della collaborazione di Matteo Fochessati e di Anna Vyazemtseva (gli stessi che hanno curato la mostra sulla nostalgia a Palazzo Ducale): esposte l’Odalisca che legge di Francesco Hayez, come esempio dell’immagine della donna senza veli, coperta solo dalla vita ingiù, immersa nella lettura, la Passeggiata in giardino di Silvestro Lega, che testimonia la lettura all’aria aperta di due donne emancipate durante una passeggiata nel verde, e Pagine d’amore di Ettore Tito, testimonianza invece della lettura condivisa di un romanzo d’appendice da parte di un gruppo di donne, come momento di svago e di socialità sotto un pergolato. Il libro è poi presente nelle raffigurazioni di bambini impegnati con testi scolastici ma anche nella lettura di svago, come si vede nei dipinti di Armando Spadini (famoso per essere stato riprodotto sulle vecchie mille lire dedicate a Maria Montessori) e Giovanni Governato presenti in mostra. O nei ritratti di personalità importanti a livello nazionale, come nel caso del qui presente ritratto dello storico dell’arte Matteo Marangoni, che fu direttore negli anni Venti della Soprintendenza di Firenze, della Pinacoteca di Brera e della Galleria di Parma, nonché docente e autore di libri: Marangoni non poteva quindi che essere raffigurato circondato libri e opere d’arte nel suo studio.
Si passa poi all’avanguardia futurista con il “libro imbullonato” di Fortunato Depero, all’aeropittura con Un italiano di Mussolini realizzato da Gerardo Dottori, in cui il volto di Mussolini spicca alto nel cielo tra le evoluzioni di un aeroplano dominando la figura dello scrittore e giornalista Mario Carli rappresentato in posa ieratica, alla grafica costruttivista di Tullio d’Albisola e Bruno Munari con il volume L’anguria lirica, per finire con il Ritratto di giovinetta di Guido Galletti, espressione delle organizzazioni giovanili durante il regime fascista. Viene inoltre proposto un serrato confronto tra opere d’arte e copertine di libri, a documentare come queste ultime, prima non illustrate o provviste di illustrazioni originali, cominciarono tra gli anni Trenta e Quaranta a riprodurre opere d’arte in base ai contenuti e alle tematiche del libro.
L’ultima parte della mostra, per la quale i curatori si sono avvalsi della collaborazione di Laura Garbarino, è dedicata all’arte contemporanea. È qui che il libro viene spesso smaterializzato, che diventa strumento di riflessione sulla propria essenza, che le pagine accolgono un gesto, un’azione, diventando esse stesse un’opera d’arte. Ecco quindi il monumentale Libro dimenticato a memoria di Vincenzo Agnetti, in cui lo spazio riservato alla scrittura risulta fisicamente rimosso, le righe di colore di Irma Blank, le cancellature di Emilio Isgrò, il libro in marmo di Mirella Bentivoglio, il volume di Alighiero Boetti con l’elenco dei fiumi del mondo, dal più lungo al più corto, le poesie visuali di Betty Danon, la presenza-assenza di libri di Claudio Parmiggiani, i libri cuciti di Maria Lai, il libro in velluto scuro monocromo incorniciato di Eugenio Miccini.
La mostra è dunque un racconto attraverso i secoli di come il libro sia entrato dentro l’arte, con opere non solo liguri ma che appartengono al panorama nazionale, e provenienti da musei, fondazioni e collezioni private d’Italia. Evento conclusivo del programma di Genova Capitale Italiana del Libro, se obiettivo dell’esposizione è coniugare la storia dell’arte con la storia del libro, si coglie secondo il parere di scrive meglio la prima che la seconda, che rimane più difficile da cogliere perché da decifrare all’interno delle opere. È più utile in questo senso il catalogo che accompagna l’esposizione, che contiene saggi sul tema, in particolare quello introduttivo di Graziano Ruffini che traccia un percorso sulla forma del libro e la sua storia, oltre a quello di Margherita Orsero sul libro manoscritto nel Medioevo. Tra gli altri temi trattati nel catalogo, iconografia e arte del libro tra Sei e Settecento (Marie Luce Repetto), le biblioteche dei palazzi dei Rolli a Genova (Giacomo Montanari), la biblioteca di Palazzo Spinola di Pellicceria (Gianluca Zanelli), i ritratti di studiosi del Cinquecento a Palazzo Rosso (Martina Panizzutt). Nel volume sono inoltre presenti i dipinti esposti per l’occasione in altri musei della città, quali Palazzo Rosso, Palazzo Reale, Palazzo Spinola, Accademia Ligustica di Belle Arti, Wolfsoniana. Pregevole è infatti l’idea di aver ampliato la mostra anche fuori da Palazzo della Meridiana con altri eventi espositivi legati al libro
Un tema quello del libro nell’arte che abbraccia tutte le epoche, tutti gli stili e tutte le tecniche, universale come la lettura ha ragion d’essere.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.