Michelangelo Pistoletto dialoga col Rinascimento a Bologna: un fare arte amalgamato con la vita


Recensione della mostra “Gregorio XIII e Michelangelo Pistoletto: dal Rinascimento alla Rinascita” (a Bologna, Palazzo Boncompagni, dall'8 maggio al 18 settembre 2021)

Nel 2019 Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) teneva una lectio magistralis presso l’Aula Magna dell’Accademia Clementina di Bologna e dialogava con Silvia Evangelisti in una conferenza sul Terzo Paradiso nell’Auditorium del Dams.

A distanza di due anni, in occasione dell’edizione di Art City 2021 (storico programma che il Comune di Bologna dedica a mostre ed eventi speciali) il maestro biellese torna nel capoluogo felsineo con una esposizione dal titolo evocativo, Gregorio XIII e Michelangelo Pistoletto: dal Rinascimento alla Rinascita. Il fil rouge del progetto è ben sintetizzato nella parola “rinnovamento”: molte delle opere storiche riproposte in questa sede assumono significati riattualizzati al fine di innescare nello spettatore non soltanto una visione contemplativa ma una vera e propria mappa orientativa-fattiva.

La personale è ospitata nel sontuoso rinascimentale Palazzo Boncompagni di via del Monte, che fu abitazione di Ugo Boncompagni, salito al soglio pontificio col nome di Gregorio XIII, riordinatore del diritto canonico e inventore del rivoluzionario calendario gregoriano adottato ancora oggi dalla maggioranza del mondo occidentale.

L’edificio, probabilmente opera dell’architetto senese Baldassarre Peruzzi, ma completato da Jacopo Barozzi detto il Vignola, con la sala di rappresentanza dal camino monumentale in pietra serena risalente alla metà del XVI secolo sormontato dallo stemma gentilizio Boncompagni, gli affreschi di Pellegrino Tibaldi e allievi raffiguranti raffinate grottesche e Le storie del giovane Davide, la pavimentazione realizzata con una splendida palladiana di pietre dure, il loggiato che conduce alla scala elicoidale del Vignola che porta al piano nobile impreziosito da una ricca quadreria, il colonnato in arenaria lavorato con motivi arabeschi e uno dei più vecchi alberi di magnolia della città, riapre al pubblico, svelando i suoi preziosi capolavori.

Michelangelo Pistoletto, Il Terzo Paradiso (2017; alluminio e panni smessi, 230 x 530 cm; Collezione privata)
Michelangelo Pistoletto, Il Terzo Paradiso (2017; alluminio e panni smessi, 230 x 530 cm; Collezione privata)


Michelangelo Pistoletto, Il Tempo del Giudizio (2009; ferro, legno, specchio, tappeto, scultura di Buddha, inginocchiatoio ambientali; Biella, Collezione Cittadellarte – Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Il Tempo del Giudizio (2009; ferro, legno, specchio, tappeto, scultura di Buddha, inginocchiatoio ambientali; Biella, Collezione Cittadellarte – Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, ConTatto (2017; serigrafia su acciaio inox supermirror, legno, base in marmo, teca in vetro, 22 x 16 x 23 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, ConTatto (2017; serigrafia su acciaio inox supermirror, legno, base in marmo, teca in vetro, 22 x 16 x 23 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, La conferenza (1975; stampa fotografica su d-bond 21 elementi, 30 x 40 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, La conferenza (1975; stampa fotografica su d-bond 21 elementi, 30 x 40 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, Raggi di persone (1975; stampa fotografica su d-bond 20 elementi, 40 x 50 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Raggi di persone (1975; stampa fotografica su d-bond 20 elementi, 40 x 50 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)

La mostra curata da Silvia Evangelisti, ambasciatrice del Terzo Paradiso, è occasione per Michelangelo Pistoletto di misurarsi con l’architettura del palazzo e con la figura complessa del Pontefice; entrambi grandi innovatori, entrambi pervasi da quattro componenti essenziali: religione, scienza, politica e natura.

Il connubio sancito nella mostra tra il Rinascimento e quindi tra il passato (materializzato nel palazzo) e il domani della Rinascita (estrinsecato nel lavoro dell’artista biellese), trovano un’armonica fusione e attivazione nella formula Trinamica, ovvero in quella prospettiva tracciata dal Terzo Paradiso per un nuovo stadio dell’umanità, ecosostenibile e democratico, sintesi e superamento tra natura e artificio. “Dal Rinascimento”, osserva l’artista, “ereditiamo la prospettiva che ci ha guidati fino al XX secolo, adesso nel XXI secolo, convertiamo l’antica prospettiva in quella nuova, tracciata dal Terzo Paradiso”.

Le opere in mostra di cui due inedite, ripercorrono oltre mezzo secolo del lavoro del maestro. Installati nella loggia stanziano la Porta segno, arte, “varco d’ingresso nell’arte”, costituita da due triangoli a formare idealmente un corpo umano con le braccia alzate e le gambe divaricate, l’iconico simbolo della Trinamica ottenuto riconfigurando l’immagine dell’infinito in un’intersecazione trina qui ricoperta con quegli stracci di recupero che paiono migrati dalla sua Venere, sintetizza, attraverso l’incontro di due poli che danno vita ad una terza realtà, la formula della creazione, e ancora la sequenza dell’Uomo vitruviano e il Pozzo cartone specchio facente parte di quegli “oggetti in meno”, ritenuti fondamentali per la nascita dell’Arte Povera (ubicato dove un tempo sorgeva l’antica cisterna).

Nella sontuosa sala delle udienze, Metrocubo infinito, un poliedro dai lati esterni opachi ma internamente specchianti, dialoga col Tempo del giudizio, opera installativa in cui Cristianesimo, Buddismo, Ebraismo e Islamismo (ovvero le quattro principali religioni monoteiste rappresentate da un inginocchiatoio, da una statua del Budda, dalle Tavole della Legge e da un tappeto), riflesse allo specchio, sono chiamate a raccolta per meditare su se stesse; questa si relaziona inoltre con la serigrafia su acciaio inox, ConTatto, presentata per la prima volta in occasione della 57esima Biennale di Venezia, echeggiante La creazione di Adamo michelangiolesca, calata però in una dimensione umana.

Michelangelo Pistoletto, Alberi - Divisione e moltiplicazione dello specchio (1973 - 2020; installazione site specific nella sala al piano nobile)
Michelangelo Pistoletto, Alberi - Divisione e moltiplicazione dello specchio (1973 - 2020; installazione site specific nella sala al piano nobile)


Michelangelo Pistoletto, Azione Manifesta (2020; serigrafia su acciaio inox supermirror, 250 x 300 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Azione Manifesta (2020; serigrafia su acciaio inox supermirror, 250 x 300 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso “Dall’infinito alla Creazione” (2021; stampa su d-bond 120 x 300 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso “Dall’infinito alla Creazione” (2021; stampa su d-bond, 120 x 300 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, Pozzo cartone e specchio (Oggetti in meno 1965-66) (1966; cartone ondulato e specchio diametro, 160 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Pozzo cartone e specchio (Oggetti in meno 1965-66) (1966; cartone ondulato e specchio diametro, 160 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)


Michelangelo Pistoletto, Porta – Segno Arte (1976 – 1997; ferro e smalto, 230 x 140 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)
Michelangelo Pistoletto, Porta – Segno Arte (1976 – 1997; ferro e smalto, 230 x 140 cm; Biella, Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto)

Nelle sale attigue trovano spazio due lavori fotografici risalenti agli anni Settanta, La conferenza e Raggi di persone: esperimenti su quello che rispettivamente è un esempio di visione di potere autoritario e di prospettiva circolare e simultanea. A seguire, due opere inedite: Terzo Paradiso - Dall’infinito alla Creazione e Azione manifesta, grande specchio che reca impressa l’immagine di giovani dimostranti scesi in piazza durante la pandemia per scioperare su temi di attualità.

Il piano nobile accoglie, in un’area del palazzo ad accesso privato, la serie Albero divisione e moltiplicazione in conversazione con il dipinto Elogio della matematica, dove la matrice poverista si missa alla superficie specchiante che apre alla quarta dimensione, quella del tempo, in un site-specific in progress che attraversa più di una ventina d’anni.

La mostra, oltre a dipanare la diegesi artistica del Maestro, ancora una volta, si pone come manifesto di un fare arte ben amalgamato con la vita e l’etica mettendo in rilievo il concetto di co-responsabilità per una società rinnovata.

Un strada già segnata da tempo d’altronde, poiché nel 1994 Pistoletto in Progetto Arte scriveva: “L’Arte è l’espressione più sensibile e integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale”.


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