I castelli del vercellese, luoghi di fascino e di storia: quali vedere


Il territorio di Vercelli è punteggiato di antichi e meravigliosi castelli, solitamente immersi nella natura. Ecco quali vedere.

Se vi affascinano i castelli e vi appassionano le loro storie legate ai personaggi che li popolarono, le leggende attorno a cui aleggia talvolta ancora oggi un velo di mistero, e l’arte che potete trovare al loro interno, vi facciamo scoprire in questo breve itinerario alcuni castelli, tra i più significativi, che potete visitare e vedere nei dintorni di Vercelli. Immersi nella natura o costruiti in posizioni strategiche per dominare il territorio circostante, i castelli sono testimonianze di grande importanza storico-culturale perché ci raccontano il passato locale e ci narrano di antiche famiglie. Ogni castello ha le sue peculiarità e la sua storia, scopriamole insieme!

1. Castello di Balocco

Le origini del Castello di Balocco rimandano al XII secolo, ma nel corso dei secoli subì varie distruzioni e ricostruzioni, fino a quando all’inizio del Quattrocento venne ricostruito nella forma tipica del castello di pianura, ovvero con pianta quadrangolare, quattro torri ai lati e la torre d’ingresso sopraelevata. Oggi infatti si presenta come una struttura quadrangolare con i resti della torre d’ingresso e di altre due torri a nord. Un documento del 1186 testimonia che il castello includeva originariamente anche l’antica chiesa di San Michele. A est, una piccola casa colonica del Quattrocento fa pensare alla presenza di un abitato attiguo al castello e circondato da un recinto, forse un ricetto. Fu la signoria dei Confalonieri a dare impulso all’agricoltura locale, con la Roggia di Balocco: venne costruito anche un mulino a disposizione degli abitanti, i quali potevano quindi macinare i propri cereali nel loro territorio, senza bisogno di spostarsi. Attualmente restaurato, il castello è di proprietà privata ed è visitabile su richiesta.

Castello di Balocco
Castello di Balocco

2. Castello di Quinto Vercellese

Le prime documentazioni del Castello di Quinto Vercellese risalgono al XIV secolo. Aveva pianta rettangolare e quattro torri angolari tondeggianti (di cui oggi ne rimangono tre) e una quadrangolare, il ponte levatoio e il fossato. Le mura sono ancora oggi imponenti. Della struttura originaria è ancora la cappella romanica di San Pietro, a una sola navata e affrescata. A causa della sua posizione geografica, il castello fu coinvolto nella lotta tra guelfi e ghibellini; nel corso dei secoli fu incendiato almeno tre volte. L’attuale struttura presenta pianta rettangolare e due porte carraie (quella dotata di ponte levatoio era quella più interna e merlata); le tre torri sono caratterizzate da caditoie con lunghe mensole e da una merlatura ghibellina. Il castello è documentato nel 1170, quando i conti di Biandrate cedettero ogni diritto su questo e sui loro possedimenti alla famiglia vercellese degli Avogadro, la cui signoria durò oltre sei secoli. Dopo l’estinzione della famiglia Avogadro, il castello e la tenuta passarono nel 1922 prima alla Fondazione Conte Casimiro Avogadro di Quinto e poi dal 1985 al Comune di Vercelli. Ora è adibito a congressi, matrimoni ed eventi.

Castello di Quinto Vercellese
Castello di Quinto Vercellese

3. Castello di Buronzo

Il Castello di Buronzo costituisce un raro esempio di castello consortile: è infatti un complesso fortilizio di caseforti e di torri grande quanto un borgo. Sorge nel cuore della Baraggia. Le più antiche notizie risalgono all’XI-XII secolo, quando venne costruita la prima fortificazione, successivamente ampliata. Ancora oggi si può ammirare la torre-porta merlata da cui parte la visita al nucleo più interno del complesso fortificato. La particolarità di questo castello sta nel fatto che era gestito e abitato da sette rami della famiglia dei signori di Buronzo, che si originarono dal capostipite Robaldo di Buronzo. Tra gli ambienti più suggestivi del castello è l’appartamento delle imprese, su cui corre un fregio decorato con imprese, ovvero figurazioni costituite da un personaggio, un animale o un oggetto, e da un motto illustrativo. Per conoscere meglio il Castello di Buronzo, potete leggere il nostro articolo dedicato.

Castello di Buronzo
Castello di Buronzo

4. Castello di Moncrivello

Attestato a partire dal XIII secolo, forse la fortificazione esisteva già dall’Alto Medioevo. Il Castello di Moncrivello si trova in posizione panoramica tra il canavese e il vercellese, immerso nelle verdi colline del Piemonte. Da fortificazione medievale, il castello venne trasformato nel Quattrocento in una residenza nobiliare, grazie alla duchessa Jolanda di Valois, moglie di Amedeo IX di Savoia. Vennero aggiunti lo scalone elicoidale, il porticato a tutto sesto e il balcone, le finestre ornate con cornici in cotto, i merli dei muri di cinta e i soffitti a cassettoni che si sono conservati tuttora. L’edificio conserva alcune parti della struttura più antica: come il maschio trecentesco di forma quadrangolare, con caditoie e finestra dalla graziosa cornice in cotto, attraversato da un passo carraio a volta gotica; la torre di ponente a pianta semicircolare sovrastata da merli. Oggi è sede per cerimonie e matrimoni, convegni ed eventi, nonché un accogliente bed & breakfast ospitato nell’ala che un tempo era adibita a scuderie.

Castello di Moncrivello
Castello di Moncrivello

5. Castello di Desana

Costruito in un territorio strategico tra il comune di Vercelli e il marchesato di Monferrato, il Castello di Desana ha la tipica struttura di un castello di pianura, ovvero a pianta quadrangolare completato da torri cilindriche ai lati. Venne eretto nel XIV secolo, ma a metà dell’Ottocento venne ricostruito mantenendo la pianta originale e alterando gli alzati. Le prime notizie sul castello risalgono al decimo secolo al tempo di Arduino Marchese d’Ivrea. Si deve tuttavia ai Tizzoni la realizzazione del parco, della peschiera e dei giardini; il feudo e il castello di Desana rimasero ai conti Tizzoni fino al 1693, quando la Marchesa di Crescentino Irene Giovanna Carlotta decise di vendere entrambi al duca Vittorio Amedeo II di Savoia, e furono proprietà dei Savoia fino al 1793. In quell’anno Vittorio Amedeo III cedette il feudo di Desana al conte Francesco Solaro e infine, quando si estinse la famiglia di quest’ultimo, il castello passò alla proprietà del biellese Vitale Rosazza che lo fece ricostruire su nuovo disegno nel 1840. Grazie a Vitale, cominciò il prestigio del castello, poiché, amante dei viaggi e dell’arte, acquistò importanti libri e opere di prestigiosi artisti dell’epoca e oggetti che si trovano ancora nel castello. Vitale fu il padre del senatore Federico Rosazza che ne fece sua dimora privata. Oggi il castello è di proprietà di una famiglia diretta discendente dei Rosazza. Da vedere nel castello, il Salone del Camino con quadri, arazzi e tappeti pregiati, la Biblioteca, l’Archivio del Feudo e lo studio del senatore. E ovviamente il bellissimo parco che circonda il castello. Oggi il Castello di Desana è sede per cerimonie, matrimoni, meeting ed eventi.

Castello di Desana
Castello di Desana

6. Castello di Rovasenda

Costruito per scopo militare e difensivo, si ha notizia certa dell’avvio dei lavori di edificazione del Castello di Rovasenda nel 1170 per volontà di Alberto di Rovasenda. Nel corso dei secoli venne ampliato; in particolare risale a poco dopo la metà del XV secolo la costruzione della torre alta 48 metri (tra le più alte della provincia). Si tratta di una delle torri più particolari del vercellese perché poggia su un unico arco. Sul lato nord, attigua alla torre, venne costruita un’ala fortificata con lo stesso stile architettonico con i merloni sostenuti da barbacani in pietra, sporgenti sul muro sottostante per l’apertura di caditoie quadre. Il castello divenne abitazione signorile tra il XV e il XVI secolo; risale all’epoca rinascimentale una nuova ala decorata con affreschi, soffitti a cassettoni e ampie volte. Successivamente, nel XVIII secolo, il castello diventò centro delle attività agricole ed economiche. A poche centinaia di metri dal castello medievale, sorge immerso nella campagna vercellese il castello nuovo di Rovasenda, eretto tra il 1901 e il 1904 dal conte Luigi di Rovasenda, discendente dell’omonima dinastia che da secoli possedeva l’antico maniero. Non avendo potuto ereditare quest’ultimo, il conte decise di costruirne uno per sè, chiamando da Torino l’architetto Carlo Nigra. Una sorta di clone del castello antico, ma con una commistione di elementi classicheggianti come gli affreschi ed elementi più moderni.

Castello di Rovasenda
Castello di Rovasenda

7. Castello di San Genuario

L’edificazione del Castello di San Genuario si deve a Giacomo Tizzoni, che per intercessione del cugino abate Antonio, ottenne nel 1419 la cessione di metà del territorio di San Genuario a condizione che vi costruisse un castello per difendere il monastero. I monaci bonificarono i terreni paludosi per renderli agricoli, allevarono bestiame e costruirono mulini, forni e traghetti sul Po. Nel 1422 Tizzoni fece costruire il castello circondandolo di un fossato, sulle rovine di un’antica fortezza distrutta nel Trecento. Qui la famiglia Tizzoni dominò fino alla fine del Cinquecento; passò poi a un nobile veneziano e nei primi decenni del Novecento la famiglia Garella, allora proprietaria, lo adibì a moderna azienda agricola, facendo costruire nel cortile fabbricati tuttora presenti che contrastano fortemente con il resto del castello. Oggi il castello ha mantenuto quasi intatta la struttura esterna, mentre gli interni furono divisi per ricavarne stanze utilizzate nella seconda guerra mondiale come alloggi per gli sfollati. Oggi il castello, di proprietà privata, si presenta con una struttura squadrata con un’unica torre cilindrica e con un apparato a sporgere su tutti i lati. La torre cilindrica è unita alla rocca da un breve tratto di cortina e presenta una lunga serie di beccatelli.

Castello di San Genuario. Foto Wikimedia/Laurom
Castello di San Genuario. Foto Wikimedia/Laurom

8. Castello di Vettignè

Costruito nei pressi del torrente Elvo, il Castello di Vettignè, in provincia di Santhià, venne eretto probabilmente all’inizio del Quattrocento; nel corso dei secoli è stato rimaneggiato molte volte, fino all’Ottocento, quando perse sempre più il suo ruolo difensivo per diventare una residenza agricola di campagna, grazie soprattutto alla coltivazione del riso in quei territori. Nella struttura ha molte affinità con il Castello di San Genuario a Crescentino: corpo rettangolare con apparato a sporgere e la presenza di merli e caditoie. Unite al corpo, vi sono una torre circolare e una torre quadrata angolare. Il castello aveva un mulino al suo interno, era circondato da un fossato ed era completo di ponte levatoio. Nel 1867 il castello diventò proprietà dei Savoia, quando Maria Vittoria Carlotta Enrichetta Dal Pozzo della Cisterna sposò il principe Amedeo di Savoia. Nello stesso periodo l’ala est venne ristrutturata con la realizzazione di un palazzo su tre piani per ospitare gli appartamenti reali. Per questo motivo Vettignè divenne spesso luogo di soggiorno dei tre figli di Amedeo di Savoia. Il castello fu venduto dalla famiglia Savoia a privati alla fine della seconda guerra mondiale. Il nome Vettignè deriva dal dazio Vectigal che si pagava per avere diritto di passaggio al borgo medievale: era infatti crocevia tra la Svizzera e la via Francigena. Oggi infatti un ottimo modo per scoprire quest’area è il turismo slow, percorrendo così anche un tratto di via Francigena.


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