Abolizione bonus 18enni, detrazioni per i libri e altre possibili misure per aiutare la cultura nel dopovirus


Come potremmo aiutare la cultura a ripartire appena sarà finita l'emergenza coronavirus? Alcune possibili misure da attivare.

Come aiutare la cultura a uscire dalla crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria per la pandemia di Covid-19 da coronavirus? A nostro avviso c’è un punto di partenza che dovrebbe essere chiaro: gli aiuti diretti dello Stato dovrebbero essere limitati alla sola emergenza, e in seguito la necessità sarà quella di far ripartire il settore, e il modo migliore per farlo sarà incentivare la richiesta. Ovviamente non s’intende che sarà necessario dare il via libera al turismo selvaggio, e a far sì che le nostre città d’arte tornino in breve tempo a esser percorse da masse di turisti: anche perché, molto probabilmente, si tratterà di uno scenario che di qui a breve, per diversi motivi (diffidenza da parte delle persone, paesi che dovranno ancora uscire dall’epidemia, maggiori controlli), non rivedremo. L’azione dovrà dunque puntare soprattutto sulla domanda interna.

Tuttavia, se parliamo di cultura e turismo, c’è un’ulteriore base dalla quale è impossibile prescindere, ovvero senza tutela non può esistere tutto il resto. È dunque impossibile ricostruire senza che si parta dalle fondamenta, e quelle fondamenta sono i professionisti che si occupano della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale, finora tenuti in scarsa considerazione, ma che dovranno diventare i veri protagonisti della ripartenza. Solo da un patrimonio culturale tenuto in perfetto ordine dipende tutto il resto: valorizzazione, attrattività, capacità di sfruttare i flussi turistici “minori”.

Quanto al rapporto tra gli italiani e la cultura, è sufficiente guardare ai numeri dell’Istat per comprendere cosa occorrerà incentivare: nel 2018, solo 4 italiani su 10 hanno letto almeno un libro all’anno, 2 su 10 sono andati a teatro almeno una volta l’anno (meglio il cinema: 5 su 10), 3 su 10 hanno visitato un museo o una mostra, 3 su 10 hanno partecipato a un concerto, 3 su 10 hanno visitato un sito archeologico. Saranno questi i numeri da cui ci sarà da ripartire, questi i numeri da far salire. Proviamo dunque a suggerire, senza pretesa alcuna e solo vedendo la situazione dalla nostra prospettiva di giornalisti che si occupano di beni culturali, alcune tra le tante misure che potrebbero essere prese, sul breve termine, per aiutare la cultura italiana nel dopovirus: è comunque chiaro che ogni misura (sia che riguardi la cultura, sia che riguardi altro) dovrà essere presa nel quadro generale di un radicale cambio d’abitudini rispetto al passato. Nessuno vuole tornare alla “normalità”, se la “normalità” è quella cui abbiamo sinora assistito: ci auguriamo dunque che il dopovirus porti con sé una seria e inflessibile lotta all’evasione fiscale e all’economia sommersa, la fine degli sprechi, una maggiore giustizia redistributiva, politiche economiche più premianti nei confronti del lavoro e meno indulgenti nei confronti delle rendite, e così via.

Dentro alla Galleria Nazionale dell'Umbria. Ph. Credit Finestre sull'Arte
Pubblico alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Ph. Credit Finestre sull’Arte

1. Riequilibrio delle risorse del Ministero dei Beni Culturali: più peso per la tutela. È dimostrato che la tutela è la base di tutto (suggeriamo a tal proposito questa intervista a Stefano L’Occaso quand’era ancora direttore del Polo Museale della Lombardia). La riforma MiBACT del 2014 ha scisso due entità, tutela e valorizzazione, che prima erano indissolubili: poiché è difficile immaginare che si torni a quello stato, è però possibile pensare che le risorse interne del ministero possano essere riequilibrate, dal momento che adesso le funzioni appaiono sbilanciate sulla valorizzazione. Tradotto: meno mostre temporanee, meno peso ai grandi poli centrali, più spazio alla cura del patrimonio diffuso, più attenzione per il pubblico locale.

2. Abolizione del bonus dei 300 euro per i diciotenni. In un’economia di crisi riteniamo che ci sia poco spazio per gli extra, per di più distribuiti a pioggia: è il caso del bonus di 500 euro (poi ridotto a 300 per il 2020) per i diciottenni. Di abolire questa misura ha parlato, tra gli altri, Carlo Cottarelli alcuni mesi fa: è arrivato il momento di farlo. Il bonus cultura ha ricevuto, per il 2018, stanziamenti per 290 milioni di euro (ne sono stati poi spesi 192) e per il 2019 stanziamenti per 240 milioni di euro (ne sono stati spesi circa 200 milioni). Nel 2020, la somma destinata al progetto è stata di 160 milioni di euro: sono fondi che alimentano sì il consumo di prodotti culturali, ma che andavano anche dispersi in tanti rivoli diversi, che in parte garantivano lauti guadagni alle grandi piattaforme di distribuzione online (Amazon e simili), e che potrebbero essere invece riservati a creare lavoro (non solo investendo nei reclutamenti ma anche con altri metodi, come ad esempio un piano per l’arte come quello suggerito nei giorni scorsi da Obrist, che avrebbe l’effetto di riattivare il lavoro delle gallerie e degli artisti: a Madrid è stato già immaginato qualcosa di simile) o ad attivare campagne capillari di avvicinamento alla lettura, al teatro, ai musei, capaci di creare le condizioni per permettere ai destinatari di beneficiare della cultura in modo stabile e duraturo e non di usufruirne solo in funzione di un bonus temporaneo.

3. Detrazioni fiscali per chi prenota la propria vacanza in Italia. Per incentivare il turismo interno si potrebbe pensare a detrazioni fiscali per gli italiani che decidono di prenotare le vacanze nel proprio paese, o semplicemente per chi trascorre una o più notti fuori casa. Alle misure per spronare gli italiani a passare le vacanze in Italia dovranno però abbinarsi massicce campagne promozionali per far scoprire ai cittadini il loro patrimonio, specialmente quello meno conosciuto.

4. Forti detrazioni fiscali per acquisti di servizi da guide turistiche abilitate e biglietti di musei. Per aiutare le guide turistiche e i musei (ovvero due attività che, durante l’emergenza sanitaria, non hanno potuto lavorare in alcun modo e si sono viste azzerare le entrate) è possibile immaginare una forte deducibilità, con una percentuale che volendo sia anche vicina al 100%. Per fare questo (pensiamo soprattutto ai musei) sarà però assolutamente necessario rivedere la pratica della domenica gratuita, perché strutturata com’è adesso non ha nessun senso: occorrerà, in altri termini, disincentivare l’assalto ai grandi musei, e favorire l’incontro con quelli piccoli.

5. Rivedere in maniera drastica le tariffe dei musei e incentivare la frequentazione continua, specialmente da parte dei locals. È necessario pensare non soltanto ai turisti, ma anche ai cittadini. Su queste pagine già in passato avevamo proposto qualche possibile provvedimento: sconti e riduzioni per chi non ha un lavoro o basati sulle fasce orarie, forme di abbonamento (anche in collaborazione con altri istituti e luoghi della cultura della città), biglietti speciali per famiglie, estensione della durata della validità del biglietto, convenzioni, biglietti con i prezzi calibrati in funzione della stagionalità.

6. Aumento del credito d’imposta dell’Art Bonus. Si potrebbe pensare ad aumentare la percentuale del credito d’imposta dell’Art Bonus (che adesso è del 65%) per incentivare il mecenatismo e provare a raggiungere i livelli degli altri paesi europei, dove questo tipo di cultura è molto più radicato che da noi. In Francia, per esempio, il mécénat culturel, una sorta di omologo del nostro Art Bonus (ma dalla storia molto più lunga) garantisce in un anno allo Stato francese quello che il nostro Art Bonus porta all’Italia in quattro o cinque anni.

7. Detrazioni fiscali per libri, biglietti di teatri e concerti, film, dvd, musica. Gli acquisti individuali in cultura devono essere incentivati: gli italiani devono essere spronati a leggere, a recarsi a teatro o a vedere i concerti, ad acquistare film e dischi. L’invito alla lettura dovrà poi essere accompagnato da un’adeguata e capillare campagna di promozione, che magari utilizzi anche mezzi e canali non convenzionali. Occorrerà poi pensare a misure per incentivare l’acquisto presso librerie tradizionali (che magari svolgano anche commercio online) piuttosto che attraverso le grandi piattaforme di distribuzione multinazionali: per esempio importanti sgravi fiscali per le librerie “fisiche”.

8. Sblocco delle risorse non utilizzate. L’ex sottosegretario alla cultura Gianluca Vacca ha fatto sapere che ci sono risorse non utilizzate da sbloccare per un valore tra i 100 e i 150 milioni di euro: questi fondi potrebbero essere adoperati per le misure più urgenti e non strutturali (per esempio, campagne mirate a risollevare l’immagine dell’Italia all’estero, campagne per aumentare il turismo interno, misure per aiutare i professionisti a superare i postumi dell’emergenza, il piano per l’arte di cui si diceva sopra).

9. Un ministero o un ministro del turismo separato da quello della cultura. Per incentivare il turismo sarà forse più efficace una cabina di regia indipendente (anche perché il turismo non è solo quello culturale: c’è anche quello balneare, quello montano, quello naturalistico, quello termale, quello enogastronomico, e così via). E dato anche che il turismo ha un peso notevole sul Pil, a nostro avviso si potrebbe pensare di tornare a prima del 1993, ovvero a quando il Ministero del Turismo fu abrogato: forse sarà il caso di ricominciare a parlare di un Ministero del Turismo (o di un ministro del turismo) indipendente dalla cultura.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo



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