Durante gli scavi archeologici condotti presso il tempio dedicato alle divinità Baal Hammon e Tanit, nel sito del tofet(un santuario) dell’antica Cartagine, in Tunisia, è stato scoperto un volto di marmo, probabilmente una maschera, risalente alla fine del IV secolo a.C. Il ritrovamento, avvenuto nel pomeriggio di martedì 4 novembre 2025, rappresenta una nuova e importante testimonianza delle pratiche religiose e rituali della lontana città fenicia. Il reperto raffigura il volto di una donna, scolpito con un’acconciatura di ispirazione fenicia, tipica dell’iconografia cultuale legata al pantheon cartaginese. Secondo le prime ipotesi formulate dal gruppo di ricerca, il volto potrebbe essere stato offerto come dono votivo alle divinità del santuario.
Il rinvenimento si inserisce all’interno di un progetto di ricerca e valorizzazione avviato nel 2024 grazie a una convenzione tra l’Istituto Nazionale del Patrimonio tunisino (INP) e l’Agenzia per la Valorizzazione del Patrimonio e lo Sviluppo Culturale. L’accordo, della durata di quattro anni, prevede lo svolgimento di campagne di scavo, studi scientifici e interventi di riqualificazione del sito, con l’obiettivo di restituire al pubblico un’area di straordinaria importanza storica. Come ha spiegato Imed Ben Jarbaniya, professore di ricerche archeologiche e storiche presso l’Istituto Nazionale del Patrimonio, il tempio di Baal Hammon e Tanit ha restituito nel tempo risultati notevoli. Già nel 2014, nel corso delle precedenti campagne di scavo, erano state rinvenute numerose iscrizioni in lingua cartaginese che avevano permesso di approfondire la conoscenza dei rituali e della vita religiosa nella città punica.
Un altro momento importante si era verificato nel 2023, quando gli archeologi avevano portato alla luce nove monete d’oro risalenti alla metà del III secolo a.C. I reperti, attribuiti a un periodo di prosperità economica e di intensa attività commerciale, avevano rivelato l’esistenza di una classe dirigente cartaginese che frequentava il santuario. L’insieme dei ritrovamenti suggerisce che il tempio fosse un luogo frequentato da aristocratici e da figure di rilievo della società punica, che vi partecipavano offrendo doni preziosi in segno di devozione. La scoperta del volto di marmo rappresenta dunque un nuovo tassello nella ricostruzione delle pratiche cultuali legate alle due principali divinità cartaginesi. Il team di ricerca, composto da Imed Ben Jarbaniya, Nesrine Meddahi e Kawthar Jendoubi, sta attualmente procedendo con l’analisi dei materiali, lo studio delle tecniche di lavorazione e la redazione del rapporto scientifico finale. Il tofet di Cartagine, noto per i ritrovamenti di urne e stele votive, continua a restituire elementi che contribuiscono a una maggiore comprensione del mondo religioso e sociale punico. Ogni nuova scoperta consente di delineare con maggiore precisione le dinamiche spirituali di una civiltà che, pur scomparsa da secoli, continua a parlare attraverso i suoi manufatti.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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