Un lavoro dimenticato della bottega di Sandro Botticelli torna alla luce dopo quasi un secolo e si prepara a essere battuto all’asta a Firenze, da Pandolfini, il 29 ottobre 2025. Si tratta della Deposizione di Cristo nel sepolcro con la Vergine, la Maddalena, sante e santi, tempera e olio su tavola di 65 per 40,5 centimetri, rimasta nascosta in una collezione privata milanese dove era custodita senza che se ne conoscesse la reale importanza. Per oltre quarant’anni i proprietari avevano conservato solo un ricordo frammentario dell’acquisto, tramandato di padre in figlio, senza rendersi conto del valore dell’opera. La prima segnalazione recente è arrivata sotto forma di una fotografia di qualità modesta, ma sufficiente a risvegliare l’attenzione degli studiosi. L’immagine evocava infatti la memoria di un dipinto che era passato per le mani di Vittorio Cini, il grande collezionista veneziano, ma del quale si erano perse le tracce da quasi un secolo.
La mancanza di documentazione iconografica aveva impedito finora di attribuirgli un nome certo. L’opera era dunque rimasta relegata nel limbo dei dipinti dispersi, fino a quando la visione diretta non ne ha chiarito l’origine: la tavola proviene dalla bottega di Sandro Botticelli. Una conclusione che coincide con i giudizi espressi già in passato da due grandi storici dell’arte, Bernard Berenson e Federico Zeri, che l’avevano notata in passato e l’avevano rispettivamente definita “studio di Botticelli” e “bottega di Botticelli”.
L’opera è databile agli anni Novanta del Quattrocento, un periodo in cui Botticelli risentiva profondamente dell’influenza di Girolamo Savonarola, la figura carismatica che aveva segnato la vita religiosa e culturale di Firenze. I confronti stilistici più convincenti collocano la Deposizione tra le realizzazioni di fine secolo, accostandola al tondo conservato al Gardner Museum di Boston, alla predella della Pala dell’Incoronazione agli Uffizi e alla Giuditta oggi al Rijksmuseum di Amsterdam.
L’autore materiale del dipinto rimane ignoto, ma si tratta certamente di uno dei collaboratori più interessanti della bottega botticelliana, da distinguere nettamente dai seguaci di livello inferiore. L’alta qualità dell’esecuzione, l’intensità espressiva delle figure e la raffinatezza compositiva confermano che la tavola non è frutto di un semplice imitatore, bensì di un artista vicino al maestro, capace di assimilare i tratti distintivi della sua arte e di reinterpretarli con sensibilità personale.
Secondo gli studiosi, l’opera fu concepita per la devozione privata di un committente colto, legato con ogni probabilità all’ambiente francescano. La scelta del tema, la Deposizione di Cristo nel sepolcro, si inserisce in un filone iconografico che nel tardo Quattrocento aveva conosciuto una grande diffusione, soprattutto in contesti spirituali influenzati dalle predicazioni savonaroliane, caratterizzate da un forte richiamo alla meditazione sulla Passione.
Il ritorno dell’opera alla ribalta avviene ora attraverso l’asta fiorentina dedicata ai dipinti antichi, un evento atteso dagli appassionati e dagli esperti che offrirà una raffinata selezione di opere dal XV al XVIII secolo. L’evento del 29 ottobre a Firenze non rappresenta dunque soltanto un appuntamento di mercato, ma anche un’occasione di approfondimento storico e critico. Il pubblico potrà ammirare dal vivo una tavola che per decenni era rimasta invisibile, mentre gli studiosi avranno l’opportunità di analizzarla con maggiore attenzione, arricchendo la conoscenza della produzione botticelliana e del ruolo dei suoi collaboratori più dotati. Con la sua prossima apparizione in asta, il dipinto si prepara a entrare in una nuova fase della sua esistenza.
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