L’artista agrigentina Rosa Barba è la vincitrice della 19esima edizione dello Zurich Art Prize, importante premio artistico assegnato ogni anno dal Museum Haus Konstruktiv di Zurigo e dal gruppo assicurativo Zurich. È la prima volta che un artista italiano vince il premio, istituito nel 2007. L’artista siciliana, nata ad Agrigento nel 1972 e residente a Berlino, succede ad Arthur Lescher che lo ha vinto nel 2025 e a molti grandi nomi dell’arte mondiale che hanno conseguito il premio in anni precedenti, per esempio Damián Ortega nel 2023, Latifa Echakhch nel 2015, Adrián Villar Rojas nel 2013, Mariana Castillo Debal nel 2012, Tino Sehgal nel 2009. Barba riceverà ora 100.000 franchi svizzeri (circa 106mila euro) per una mostra al Museum Haus Konstructiv di Zurigo, oltre ad altri 30.000 franchi (circa 32mila euro) per la vittoria del premio. La notizia è stata annunciata dalla rivista tedesca Monopol.
La giuria, fa sapere la testata, ha particolarmente apprezzato l’approccio concettuale di Barba e la sua sensibilità per lo specifico spazio espositivo. Il riconoscimento annuale premia una pratica artistica che sia in grado di coninugare “il patrimonio culturale dell’arte costruttivista-concreta e concettuale con le tendenze contemporanee”, secondo un comunicato. Le installazioni concettuali di Barba adoperano i film, la scultura e il sonoro come mezzo per abbattere le divisioni tra tempo e spazio, e affrontano temi diversi, in particolare l’impatto dell’essere umano sul mondo naturale.
Rosa Barba è tra le artiste italiane più riconosciute all’estero. Dal 2023 insegna arte al Politecnico di Zurigo. Le sue opere sono state esposte in diversi contesti internazionali, per esempio al Centre Pompidou di Parigi, alla Tate Modern di Londra, alla Neue Nationalgalerie di Berlino e alla Biennale di Venezia. Quest’estate ha presentato l’installazione The Ocean of One’s Pause al Museum of Modern Art di New York, nell’ambito di una mostra che ha riunito 12 opere di Rosa Barba realizzate in un arco di 15 anni, e unite dal fil rouge della luce intesa come agente di cambiamento ecologico. “Il mio lavoro implica sempre una ricerca del sublime, in qualche modo, ed esplora la percezione e il modo in cui guardiamo le cose, anche quando sono pericolose o catastrofiche”, ha dichiarato Barba a giugno alla rivista Art in America. “Ma c’è sempre questo senso di fragilità: catastrofe e bellezza sono spesso strettamente legate, e mi interessa seguire questa linea”.
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