Risolto scientificamente il caso della Flora ritenuta di Leonardo: è un'opera del XIX secolo


Sulla Flora del Bode Museum di Berlino, acquistata nel 1909 come opera di Leonardo da Vinci, da sempre aleggiava il sospetto che fosse un’opera del XIX secolo. Tre ricercatrici hanno risolto il caso scientificamente: è un’opera dell’Ottocento.

Il Bode Museum di Berlino dovrà definitivamente cambiare la didascalia del busto di Flora, un’opera in cera che fu acquistata nel 1909 da Wilhelm von Bode, all’epoca direttore delle collezioni d’arte prussiane, in una galleria londinese che spacciava l’opera per un originale di Leonardo da Vinci. Bode e il pubblico tedesco erano convinti d’essere entrati in possesso di un capolavoro perduto, ma già l’anno successivo lo storico dell’arte Gustav Pauli aveva manifestato le sue perplessità ipotizzando che il busto potesse essere un’opera moderna, realizzata dallo scultore inglese Richard Cockle Lucas (Salisbury, 1800 - Chilworth, 1883). A confermare poi che l’opera era stata realizzata proprio da Lucas, era stato sempre nel 1910 il figlio Albert Dürer Lucas, che giurò anche di aver aiutato il padre a realizzare l’opera attorno al 1846, fornendo peraltro indicazioni di carattere tecnico (l’opera sarebbe stata eseguita con i resti di vecchie candele e con brandelli di giornale e legno incorporati nella base).

Nonostante le prove, Bode continuò ad affermare che l’attribuzione era corretta: ne scaturì un dibattito tra quanti ritenevano l’opera una scultura moderna, e chi invece difendeva la bontà dell’attribuzione di Bode. Oggi, la scheda della scultura sul sito del museo la indica come opera “alla maniera di Leonardo”, ma senza specificare l’epoca di realizzazione, ricordando la storia della polemica che oppose Bode a Lucas, e dichiarando che al momento la Flora è “oggetto di analisi scientifiche”, anche se ormai, sarà il caso di ribadirlo, praticamente nessuno credeva più all’evenienza che si trattasse di un’opera rinascimentale.

Il busto di Flora (cera, 67 x 44 x 37 cm)
Il busto di Flora (cera, 67 x 44 x 37 cm)

Adesso sono arrivati i risultati di queste analisi: uno studio delle ricercatrici Ina Reiche, Lucile Beck e Ingrid Caffy del Centre national de la recherche scientifique (CNRS: è il CNR francese), pubblicato su Nature, ha sottoposto il busto a una datazione al radiocarbonio e a ulteriori esami per capire la composizione del materiale. Le ricercatrici hanno dunque riscontrato che la cera adoperata per la Flora è in larga parte cera di spermaceti, ricavata cioè dalla sostanza oleosa presente nella testa dei capodogli, e largamente adoperata proprio per la fabbricazione di candele nel XIX secolo: un materiale estremamente raro nel Rinascimento, si legge nell’articolo scientifico, ma di largo utilizzo nell’Ottocento. La presenza di cera di spermaceti era stata già rilevata nel 1910 e poi successivamente negli anni Ottanta, ma non era stato possibile capire se si trattasse di materiali aggiunti successivamente a un eventuale originale. Anche negli anni Ottanta era stata tentata una datazione al radiocarbonio, che aveva peraltro emesso lo stesso verdetto (ovvero XIX secolo), ma la novità dello studio di Reiche, Beck e Caffy sta nel fatto che il campionamento del materiale eseguito per l’occasione è molto più completo di quelli fatti in passato, e lo stesso materiale è stato esaminato attraverso un’analisi comparata con altri oggetti di sicura realizzazione del XIX secolo, in particolare con un rilievo di sicura attribuzione a Richard Cockle Lucas, ed è emerso che la composizione chimica delle due opere è molto simile.

Anche i risultati della datazione al radiocarbonio escludono una realizzazione nel Rinascimento: il materiale più antico (tra il legno, la carta, la cera e i frammenti di tessuto) non può risalire a prima del 1650, si legge nel documento. I risultati sono poi confortati dai metodi adoperati: “abbiamo generato un nuovo metodo di calibrazione”, scrivono le ricercatrici nel loro contributo scientifico, “e abbiamo datato il busto al XIX secolo. Questo prova che l’opera non fu prodotta nel Rinascimento, e che dunque non può essere attribuita a Leonardo da Vinci”. E il Bode Museum può dunque aggiornare la scheda del suo catalogo.


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