È stato venduto ieri in asta a Parigi per quasi due milioni di euro (1.832.800 per la precisione) un dipinto di Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919) ritenuto perduto. La vendita è avvenuta all’Hôtel Drouot dove era in corso un’asta della casa Christophe Joron-Derem. Il dipinto, L’enfant et ses jouets – Gabrielle et le fils de l’artiste, Jean (“Il bambino e i suoi giocattoli – Gabrielle e il figlio dell’artista, Jean”) è stato venduto a un acquirente internazionale, dopo un’intensa gara. Christophe Joron-Derem, banditore e fondatore dell’omonima casa, ha commentato: “Il successo di questa straordinaria opera è il culmine di un viaggio straordinario che ci ha portato da Louveciennes agli Stati Uniti. Vedere questo capolavoro emergere dall’oscurità e risplendere di nuovo a Drouot è una soddisfazione immensa”. Lo studioso Pascal Perrin, che ha seguito la vendita, ha aggiunto: “La scoperta di quest’opera dopo oltre un secolo ha posto Renoir e l’Hôtel Drouot sotto i riflettori. Il risultato di stasera è una testimonianza dello straordinario lavoro, svolto in collaborazione per diversi mesi con la casa d’aste Joron-Derem”.
Dipinta prima del 1910 e conservata nella stessa famiglia fin dalla sua creazione, quest’opera cattura una tenera scena materna, offrendo un raro scorcio sull’infanzia del futuro regista Jean Renoir (Parigi, 1894 – Beverly Hills, 1979), regista di La Grande Illusion, La Règle du jeu e Partie de campagne. La protagonista del dipinto, Gabrielle Renard (1870-1959), tata dei figli di Renoir, fu anche una delle modelle preferite dell’artista, e posò per quasi duecento dipinti. Entrò al servizio di Aline Charigot, moglie di Renoir, a sedici anni e si prese cura dei tre figli della famiglia, che videro sempre Gabrielle come una seconda mamma, per oltre vent’anni.
Il dipinto apparteneva originariamente a Jeanne Baudot (1877–1957), unica allieva e amica intima di Renoir, che ospitò persino lo studio dell’artista nella sua proprietà di Louveciennes. Nel 1895, divenne madrina di Jean Renoir, insieme a Georges Durand-Ruel. Jeanne Baudot conservò il dipinto fino a quando non lo lasciò in eredità al suo figlio spirituale, Jean Griot, che prestò servizio nell’ufficio del Generale de Gaulle durante la guerra e in seguito divenne direttore di Le Figaro fino al 1975. Visse nella casa-studio di Louveciennes, dove aveva lavorato Renoir, conservando il dipinto e altre opere della collezione di Baudot.
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