Importanti novità sono emerse sul Volto Santo di Lucca dalle prime operazioni di restauro


Dalle indagini diagnostiche e dalle prime operazioni di restauro del Volto Santo di Lucca sono emerse importanti novità. Ecco quali. 

Nell’ambito delle indagini diagnostiche e delle prime operazioni di restauro del Volto Santo di Lucca, promosse dall’Ente Cattedrale grazie a un accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara e l’Opificio delle Pietre Dure e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, sono emerse importanti novità. La scultura si trova infatti dallo scorso dicembre nell’area di cantiere appositamente predisposta all’interno della Cattedrale di San Martino di Lucca ed è stata sottoposta a un’attenta campagna di indagini scientifiche con l’obiettivo di approfondirne gli aspetti tecnici e materiali e alle prime operazioni necessarie a mettere in sicurezza la pellicola pittorica, grazie a un gruppo di lavoro multidisciplinare che comprende storici dell’arte, esperti scientifici e restauratori specializzati.

La campagna diagnostica ha permesso di acquisire nuove informazioni sulla tecnica di realizzazione del Volto Santo: al corpo, ricavato da un unico grande tronco di noce interamente scavato all’interno dalla testa ai piedi, sono innestate le braccia tramite un sistema di giunti che si inseriscono in appositi alloggi. La giuntura delle braccia è rafforzata da una fascia di tessuto, mentre l’unione del crocifisso alla croce è garantita da sei perni (quattro in rovere e due in cedro che fissano le braccia alla croce sottostante). È confermata inoltre l’antichità del Cristo ligneo (VIII-IX secolo) da nuove analisi al C14 compiute sulla fascia di tessuto all’altezza della giuntura del braccio sinistro con il torso del Crocifisso.

Le indagini hanno rivelato anche due interventi di restauro, finora sconosciuti dalle fonti: un antico rifacimento di parte della punta di entrambi i piedi, forse consumati dalla devozione dei fedeli, e un più recente rifacimento di pollice e indice della mano sinistra del Cristo. Sotto lo strato scuro che ora riveste interamente la veste, in corrispondenza del collo e della parte terminale delle maniche, è stata riscontrata la presenza di dorature con motivi vegetali contornate da una decorazione formata da puntini a rilievo rossi e bianchi.

Per quanto riguarda lo scuro negli incarnati, nella croce e nella veste, il Volto Santo è stato ridipinto più volte nel corso della sua storia, nascondendo così la sua originaria colorazione. Per la comprensione delle policromie che si sono succedute in antico sulla scultura, come pure per le tinteggiature brune applicate a più riprese in epoca più recente sul Volto Santo, un supporto essenziale viene dalle analisi chimiche in corso, che caratterizzano gli strati pittorici nei loro materiali compositivi, comprensivi dei supporti preparatori, pigmenti cromatici e leganti. Le analisi hanno rilevato i diversi pigmenti utilizzati, tra cui i lapislazzuli usati dal primo strato che davano una colorazione blu alla veste. I leganti individuati sono stati molti, grazie alle indagini chimiche nei diversi strati pittorici che vanno dalla colla animale, all’albume d’uovo fino agli oli essenziali.

Per la prima volta è stata presa in esame anche la croce del Volto Santo, documentata per la prima volta in una miniatura, nel codice della Fraternità del Volto Santo dei primi del Trecento. Le analisi realizzate con il Carbonio 14 la rivelano in realtà molto più antica, ovvero di epoca altomedioevale come il Cristo. Dall’analisi delle specie legnose della croce è stata rivelata la presenza di due legni diversi: castagno per l’asse verticale e cedro per il braccio orizzontale. Mentre il castagno è una pianta di ampia diffusione europea, il cedro venne trapiantato in Europa, dal Medio Oriente, solo nel XVI secolo. Si tratta quindi di un reperto di importazione, il cui utilizzo per la croce del Volto Santo fu probabilmente dovuto a una finalità simbolica, nell’intento di confermare la provenienza dalla Terra Santa di quello che era ritenuto il veridico ritratto del Salvatore scolpito dal discepolo Nicodemo. L’antichità della croce è attestata, al di sotto della tardiva tinteggiatura scura attuale, anche dai diversi strati di colore che la rivestono, ed è stata rilevata la presenza di vere decorazioni a contorno della figura del Cristo.

Queste indagini, che consentono di comprendere la composizione di ogni strato, così come le riprese radiografiche, stanno assolvendo a un duplice intento: la conoscenza di una storia complessa sviluppatasi nel lungo percorso di quest’opera antica di milleduecento anni, e il necessario supporto all’intervento di restauro in atto, sia per i metodi che per le scelte operative, con particolare riferimento alla delicata fase di pulitura alla quale si sta per dare avvio. Finora si è provveduto alla fermatura del colore che si stava sollevando in più punti, a trattamenti anossici per preservarlo da attacchi biologici e ad una prima pulitura superficiale sia dell’interno che dell’esterno della scultura. Adesso con le acquisizioni sulla composizione degli strati pittorici e sulla tecnica costruttiva si potrà entrare nel vivo della seconda fase del restauro.

Durante le operazioni preliminari alla movimentazione del Volto Santo, quando si è resa necessaria la rimozione del fondale di legno rivestito di stoffa che faceva da sfondo al Volto Santo, è emersa un’altra importante novità nel tempietto del Civitali: la parete retrostante, costituita da una struttura muraria a conci lapidei, si è rivelata ben diversa dalle pareti marmoree del Civitali. Sulla parete di sfondo al Volto Santo è emersa una pittura murale frammentaria, con un partito decorativo aniconico a losanghe, girali vegetali e ruote che fiancheggiano una croce color ocra. Un assetto finora sconosciuto e inaspettato del tempietto e dell’allestimento del Volto Santo, che per caratteristiche formali e materiali pare precedente il sacello di Matteo Civitali edificato tra 1482 e 1484.

Le indagini in corso, sia sulla muratura che sulle fondamenta sono finalizzate a chiarirne caratteristiche e datazione: l’ipotesi è infatti la preesistenza della parete al tempietto del Civitali, e la sua verosimile appartenenza alla cappella medioevale, ricordata dai documenti e in parte raffigurata in una miniatura degli inizi del Trecento. La sua conservazione nella sistemazione quattrocentesca del venerato Crocifisso si può intendere come la “sacralizzazione” di un elemento che essendo stato a contatto con il Volto Santo era diventato esso stesso preziosa reliquia.

Le indagini, estese nell’occasione all’intero tempietto, e il recupero delle pitture murali (comprensivo dello studio di un sistema che ne consenta un’accessibilità almeno parziale una volta ricollocato il simulacro ligneo) saranno oggetto di un ampliamento del progetto per il Volto Santo, coordinato dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure. D’accordo con l’Ente Cattedrale, i dati raccolti durante il cantiere inerenti sia il tempietto che la scultura potranno essere restituiti al pubblico attraverso una piattaforma informatica dedicata che utilizzerà anche la modellazione 3D.

Immagine: Volto Santo di Lucca (Lucca, Cattedrale di San Martino). Foto di Lucio Ghilardi

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