La Polonia costretta a sospendere gli aiuti per la cultura dopo le critiche per corruzione


La Polonia è stata costretta a sospendere il suo programma di ristori per la cultura a causa delle forti critiche di corruzione e favoritismi. Ecco come è andata.

La Polonia in queste ore non tiene banco solo per il veto che ha espresso sul Bilancio Europeo (unico paese dell’Unione a farlo assieme all’Ungheria: entrambi sono infatti in disaccordo sulla regola che subordina la ricezione dei fondi al riconoscimento dello stato di diritto) e che rischia di far saltare il Recovery Fund: il comparto culturale del paese è infatti in subbuglio perché la Polonia ha deciso di sospendere il programma di aiuti alla cultura durante la pandemia di Covid-19, a causa delle accuse di favoritismo e corruzione che hanno investito il governo.

Il ministero della cultura ha varato un piano da 400 milioni di złoty (circa 90 milioni di euro), per supportare più di duemila beneficiari. Tuttavia le critiche si sono concentrate sul fatto che i fondi non andranno soltanto a musei, teatri, orchestre, spazi culturali e scuole d’arte, ma anche a cantanti e attori famosi. Tra i beneficiari figurano, infatti, anche alcuni dei nomi più noti del paese, come la popolarissima Golec uOrkiestra, un gruppo di folk-rock che ha ricevuto 1,90 milioni di złoty (circa 420mila euro), o come la band di disco polo Bayer Full che ha ricevuto un contributo di 400mila złoty (circa 90mila euro). Si è dunque scatenata una forte ondata di critiche: tra gli altri, hanno commentato i provvedimenti, come riporta la rivista Artnet, il regista Karol Radziszewski e l’artista Aleksandra Karpowicz, due nomi molto noti della cultura polacca, anche fuori dai confini nazionali.

“Quelli che hanno guadagnato di più hanno avuto tanto, quelli che invece vanno avanti con difficoltà hanno avuto poco o niente”, ha detto Radziszewski, rimarcando il fatto che lui non ha fatto domanda per i contributi. “Tutto questo non mi sorprende”, ha detto invece Karpowicz. “Il sostegno della Polonia alle arti è lento, caotico, inconsistente. E la tipica strategia del partito al governo è di dare ai più poveri le briciole e di aspettarsi che siano grati e leali. E allo stesso tempo aprono le porte alla corruzione donando grandi somme di denaro, ingiustificate, ad amici, familiari, sostenitori del regime. Questo governo è uno dei più corrotti che abbia visto dal 2000”.

Per rispondere alle critiche, il primo ministro polacco (che è anche ministro della cultura), Piotr Gliński, ha dovuto specificare, con un paio di tweet, qual è stato il metodo di calcolo degli aiuti: il ministro ha specificato che gli aiuti sono stati determinati da “un algoritmo” che ha garantito il sostegno sulla base delle perdite. Secondo Gliński, le critiche sono strumentali: “abbiamo creato meccanismi che consentono a soggetti di diversi settori, compresi quelli colpiti dalle restrizioni alla cultura, di ottenere equi ristori per le perdite subite”.

Ed è proprio questo meccanismo che è stato criticato: perché, secondo i critici, è premiante soprattutto per i grandi nomi (che hanno perso di più, ma hanno anche una base di guadagno molto maggiore). Molti, rispondendo ai suoi tweet, gli fanno per esempio notare che ci sono tanti istituti culturali che avranno difficoltà a sopravvivere e nonostante ciò il governo ha garantito forti somme alle band più popolari del paese che non avranno problemi a risollevarsi dopo la pandemia (“Un musicista che non gestisce alcuna attività”, scrive un utente, Przemysław Sieciński, “non ha risparmi, e che è sopravvissuto a malapena alla primavera, si chiede perché il ministro sia generoso con i ricchi e non ci sia niente per lui. Sarei lieto di mandarle il suo contatto tramite messaggio privato”). Altri ancora gli rinfacciano il fatto che gli aiuti agli artisti famosi non vengono pagati dal ministro di tasca propria ma sono soldi dei contribuenti che andrebbero spesi meglio. Gliński ha quindi risposto con alcuni tweet ironici (“lunedì presenterò un disegno di legge che vieta gli aiuti statali agli artisti famosi, sposteremo questi fondi per aiutare i tweeter più attivi: la cultura non ne trarrà beneficio, ma le pubbliche relazioni andranno bene”).

Di qui, la decisione di sospendere il programma di aiuti: lo ha comunicato lo stesso ministro Gliński, che ha promesso, attraverso un comunicato, che la lista dei beneficiari verrà rivista per una urgente verifica e che la Polonia si impegnerà per fare ogni sforzo affinché la platea di quanti riceveranno gli aiuti venga raggiunta in modo efficiente e scupoloso.

Nella foto: Palazzo Potocki a Varsavia, sede del ministero della cultura polacco. Ph. Credit Adrian Grycuk

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