USA, polemica attorno a una mostra di Basquiat: sarebbero esposti ben 25 falsi


Negli USA scoppia la polemica attorno a una mostra dell’Orlando Museum of Art che espone 25 opere attribuite a Basquiat: secondo alcuni esperti sarebbero tutte dei falsi.

Scoppia la polemica negli USA attorno a una mostra di opere di Jean-Michel Basquiat organizzata dall’Orlando Museum of Art e intitolata Heroes and Mosters: Jean-Michel Basquiat, The Thaddeus Mumford Jr. Venice Collection. La rassegna, in programma dal 12 febbraio 2022 al 30 giugno 2023 nel museo della Florida, espone, a detta del museo, “un raro gruppo di dipinti provenienti da una collezione privata” (sono venticinque in tutto) e che sarebbero stati creati “nel 1982 mentre l’artista viveva temporaneamente a Los Angeles, in California”. La polemica nasce dal fatto che, secondo alcuni esperti, i 25 lavori in mostra a Orlando sarebbero dei falsi. In sostanza, in Florida si sta consumando quello che è avvenuto a Genova attorno alla mostra su Modigliani del 2017.

Andiamo con ordine: secondo Aaron De Groft, direttore dell’OMA, i dipinti sarebbero stati venduti direttamente da Basquiat all’autore televisivo Thaddeus Mumford, per la somma di 5.000 dollari in tutto (che corrispondono a circa 14.000 dollari di oggi), che Mumford avrebbe versato interamente in contanti. Di questi 25 lavori tuttavia non si è più saputo niente per trent’anni esatti, ovvero fino a quando sono ricomparsi nel 2012, messi all’asta per debiti e acquistati da due collezionisti, William Force e Lee Mangin, per circa 15.000 dollari. Force e Mangin hanno presentato all’OMA le ricevute relative all’acquisto, ma i dubbi sono nati a seguito delle dichiarazioni del famoso gallerista Larry Gagosian, che conosceva bene Basquiat e che ha detto al New York Times di “ritenere lo scenario di questa storia altamente improbabile”. Le preoccupazioni di Gagosian, afferma il quotidiano newyorkese, sono condivise da curatori ed esperti che hanno scritto molto sul lavoro di Basquiat e che però hanno deciso di non esprimersi sulla mostra di Orlando.

De Groft, che sempre al New York Times si è detto molto irritato per lo scetticismo attorno alle opre, ha detto di non avere dubbi che le opere siano di Basquiat, dichiarandosi pronto a fornire prove, tra cui un’indagine forense del 2017, quando è stata condotta una perizia sulle firme apposte ai quadri oggetto della disputa, e poi ancora una perizia di Jordana Moore Saggese, docente alla University of Maryland e autrice di un libro su Basquiat, nonché l’attribuzione di Diego Cortez, che conosceva l’artista e che era membro del comitato che autenticava le opere di Basquiat (ora non più esistente). Secondo De Groft tuttavia la prova regina sarebbe una poesia di Mumford del 1982 che celebra la creazione delle opere d’arte e l’incontro tra lo stesso Mumford e Basquiat: il direttore la ritiene autentica.

La situazione è resa complicata dal fatto che, come detto, la Basquiat estate, che gestisce l’eredità dell’artista, ha chiuso il comitato che autenticava i dipinti nel 2012. Per comprendere dunque se un dipinto è autentico occorre per forza ricostruirne la storia, con metodi da storici dell’arte. La questione non è di poco conto, perché se i dipinti fossero autentici potrebbero valere qualcosa come 100 milioni di dollari, e la mostra di Orlando potrebbe contribuire a risollevare l’interesse dei collezionisti attorno a questo gruppo di opere.

Contro le opere gioca il silenzio di molti esperti, il fatto che Sotheby’s si sia rifiutata di esprimere un commento sulla loro autenticità, il fatto che la famiglia di Mumford non era a conoscenza di questi dipinti (il fratello minore di Thaddeus, Jeffrey, ha detto di non saperne niente, e che anzi suo fratello “non andava spesso nelle gallerie d’arte, era spesso intimidito dall’idea di andarci perché sentiva di dover avere una laurea in arte per apprezzare le opere”), e i dubbi sollevati da alcuni conoscitori. Il New York Times cita un commerciante che ha lavorato personalmente con Basquiat e dopo aver visto i dipinti di Orlando (in fotografia) ha detto: “il modo in cui Basquiat colloca gli elementi nella composizione ha una logica interiore che manca in queste immagini”. Anche John Seed, assistente di Basquiat, non sapeva di questi 25 dipinti su cartone. E ci sono anche altri elementi inquietanti: uno dei 25 dipinti è stato realizzato su un cartone del corriere FedEx, ma un esperto del brand ha detto che si tratta di un tipo di scatola che entrò in produzione solo nel 1994.

Il museo, nell’occhio del ciclone, è intervenuto lo scorso 18 febbraio con un post sulla sua pagina Facebook per esprimere la propria posizione: “Riconosciamo le sfide che vengono poste quando nuove opere appaiono dopo lo scioglimento del comitato di autenticazione dell’eredità di un artista”, ha scritto l’OMA. “Ecco perché abbiamo diligentemente intrapreso un processo molto rigoroso di ricerca e valutazione prima di aprire questa mostra. Le opere sono state completamente autenticate da fonti attendibili, inclusa la persona che ha guidato il comitato di autenticazione della proprietà di Basquiat [...]. Siamo certi dell’autenticità delle opere e siamo orgogliosi di presentarle per la prima volta al pubblico”. A giudicare dai commenti, tuttavia, il museo non sembra essere stato convincente. Vedremo come evolverà il caso.

Nell’immagine, una sala della mostra

USA, polemica attorno a una mostra di Basquiat: sarebbero esposti ben 25 falsi
USA, polemica attorno a una mostra di Basquiat: sarebbero esposti ben 25 falsi


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