Sta facendo molto discutere in questi giorni, a Vicopisano (Pisa), la vicenda della vendita della Torre di Caprona, nota anche come Torre degli Upezzinghi, costruzione ottocentesca che riproduce la torre dell’antico castello medievale che sorgeva sullo sperone roccioso che domina la pianura pisana e rappresenta uno dei simboli storici del territorio. La sua fama è legata non solo al valore architettonico e paesaggistico, ma anche al richiamo letterario: Dante, infatti, la cita nella Divina Commedia, ricordando l’azione militare del 1289 a cui lo stesso poeta partecipò.
La torre, sottoposta a vincolo culturale per il suo rilievo storico e paesaggistico, è entrata a far parte di un trasferimento di proprietà che comprende anche le cave dismesse vicine. La storica famiglia proprietaria, i Conforti, ha ceduto l’area alla società “Vico ambiente” srl, attiva nei settori della bonifica di cave, della lavorazione di inerti e della gestione di rifiuti industriali. L’atto di compravendita, stipulato all’inizio di giugno, ha avviato l’iter previsto dalla normativa per i beni vincolati: dal momento della comunicazione alla Soprintendenza, al Ministero, alla Regione e al Comune di Vicopisano, gli enti pubblici hanno infatti sessanta giorni per esercitare il diritto di prelazione. Il prezzo concordato è di 99mila euro.
Il Comune di Vicopisano ha discusso la questione in consiglio comunale il 13 agosto, su sollecitazione del gruppo di minoranza “Vicopisano del cambiamento”, guidato dal consigliere Roberto Orsolini. La richiesta era di valutare l’opportunità di esercitare la prelazione, anche alla luce del valore simbolico del bene. L’amministrazione, tuttavia, ha scelto di non procedere. Nella nota diffusa dalla lista civica di maggioranza “Vicopisano in Cammino” si legge che “innanzitutto non se ne conoscono dettagliatamente i costi, la messa in sicurezza e il recupero avrebbero potuto impiegare troppe risorse anche per il futuro delle casse comunali. L’acquisto sarebbe stato irresponsabile, vista la scarsità di tempo e la complessità delle valutazioni necessarie”. Il sindaco Matteo Ferrucci ha poi aggiunto che “il Comune di Vicopisano possiede già un grande patrimonio storico (67 beni tra pubblici e privati) e abbiamo già recuperato numerosi torri. Inoltre, con risorse pubbliche limitate le priorità, oltre al patrimonio storico, restano: scuole, sociale, dissesto idrogeologico, prevenzione degli incendi, manutenzione e cura del territorio, per garantire la sicurezza dei cittadini”.
La scelta ha suscitato un dibattito politico e culturale. Se da un lato il Comune rivendica il pragmatismo della decisione, dall’altro le opposizioni e una parte della cittadinanza sottolineano il rischio che un bene di tale valore finisca gestito secondo logiche private, che non sempre tuttavia sono compatibili con l’interesse pubblico. Il bene, va ricordato, non è l’originale torre medievale, ma una ricostruzione ottocentesca che ad ogni modo conserva il ruolo di simbolo del territorio.
Un ulteriore elemento è la destinazione futura dell’area. Stando a quanto si apprende dal quotidiano Il Tirreno, la società acquirente intende utilizzare le cave dismesse per operazioni di consolidamento con materiali di scavo, mentre la zona più vicina alla torre potrebbe avere uno sviluppo turistico-ricettivo. L’amministrazione comunale ha annunciato l’intenzione di stipulare una convenzione con i nuovi proprietari per garantire la valorizzazione pubblica del monumento. Il progetto prevede la riqualificazione ambientale dell’area, interventi di sicurezza e la possibilità di rendere la torre accessibile in condizioni adeguate. Nel caso, l’obiettivo sarebbe, ha detto il sindaco, “quello di migliorare la viabilità e i parcheggi ma anche realizzare un anfiteatro nelle cave per gli spettacoli di musica classica e lirica, oltre a mettere in sicurezza la parte del monte e del precipizio per renderla fruibile ai visitatori”.
La vicenda aveva comunque varcato i confini locali ed è arrivata in Parlamento. Lo scorso 6 agosto, il deputato Edoardo Ziello (Lega) aveva presentato un’interrogazione ai ministri della Cultura e dell’Ambiente chiedendo chiarimenti sulla vendita e sollecitando un piano di tutela. Nel testo dell’interrogazione parlamentare si sottolinea come l’area comprenda cave dismesse non bonificate e si paventa il rischio di un utilizzo come discarica per materiali inerti. Ziello richiama anche i numerosi incidenti avvenuti negli ultimi anni, con più decessi per cadute dall’alto in assenza di adeguate misure di sicurezza. L’interrogazione chiede se siano state attivate le procedure di tutela previste dalla normativa, quali iniziative intenda assumere il Ministero della Cultura per verificare la prelazione pubblica e quali misure il Ministero dell’Ambiente adotterà per la bonifica delle cave e per impedire nuove destinazioni d’uso incompatibili con il contesto paesaggistico.
La questione della sicurezza è infatti un altro nodo centrale. La torre è da tempo meta di escursioni, ma l’area non dispone di protezioni adeguate e le cronache locali hanno registrato diversi casi di incidenti fatali. L’amministrazione comunale, insieme alla Regione Toscana e all’Università di Pisa, aveva già firmato un accordo per il recupero e la valorizzazione della Torre degli Upezzinghi, riconoscendo l’urgenza di un intervento. Ora la nuova proprietà e la convenzione annunciata dovranno chiarire tempi e modalità per garantire l’accessibilità in condizioni di sicurezza. Il destino della Torre di Caprona resta quindi legato a un equilibrio complesso tra esigenze di tutela, vincoli economici e prospettive di valorizzazione turistica. La rinuncia del Comune alla prelazione sposta l’attenzione sui rapporti tra pubblico e privato, in un’area dal forte valore simbolico e culturale. La speranza delle istituzioni è che la convenzione possa garantire la possibilità che la Torre degli Upezzinghi possa rimanere accessibile alla collettività e una riqualificazione ambientale delle cave circostanti.
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