“Cari amici gestori di stabilimenti balneari… ”. Alessandro Gassmann non usa giri di parole e, via Instagram, lancia il suo affondo: “Leggo che la stagione non sta andando bene. Forse avete un po’ esagerato con i prezzi e la situazione economica del Paese spinge gli italiani a scegliere una spiaggia libera? Abbassate i prezzi e le cose, forse, andranno meglio. Capito come?”. Parole che hanno acceso il dibattito in una stagione che, nelle previsioni, doveva essere da record e che invece, a metà estate, mostra ombre e numeri in calo. Non è il solo. Salvo Sottile e Pinuccio di Striscia la Notizia si aggiungono al coro di critiche sul “caro ombrellone”, con quest’ultimo che ironizza: “Avete rotto il c…o: non si può portare da mangiare, si deve pagare tutto e gli stipendi delle famiglie sono sempre quelli”.
Le aspettative erano altissime. Il 25 luglio, Federalberghi, presentando un’indagine commissionata a Tecnè, parlava di “Estate che vince”: “36,1 milioni di italiani in viaggio tra giugno e settembre, per un giro d’affari di 41,3 miliardi di euro, +1,7% rispetto al 2024”. L’associazione, guidata da Bernabò Bocca, stimava che l’88% delle vacanze sarebbe rimasto in Italia, con Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia e Sardegna in testa alle destinazioni. Il primo agosto, l’Osservatorio Turismo Confcommercio-Swg indicava che 18 milioni di italiani sarebbero partiti in agosto, spendendo in media 975 euro a testa per un totale di 17,6 miliardi, con il 26% diretto al mare e il 22% in montagna o natura. Il 14 giugno, il Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo-Confesercenti, sulla base di un’indagine su 1.489 imprese balneari, stimava 20,7 milioni di arrivi e oltre 110 milioni di presenze tra giugno e agosto, +1,1% rispetto al 2024, con un aumento marcato di turisti stranieri (+1,8%).
Ma la realtà pare mutata. In un’intervista al Corriere della Sera dell’8 agosto, Bernabò Bocca ha ammesso: “In nove località su dieci i dati sono negativi”. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Balneari Italiani (Sib) il 31 luglio diceva che “a luglio la riduzione complessiva è stata del 15%, con punte del 25% in Calabria ed Emilia-Romagna”. In Abruzzo, il presidente regionale del Sib, Riccardo Padovano, ha dichiarato il 9 agosto, come riporta l’Ansa, che “siamo nel periodo più turistico dell’anno, ma non c’è gente: siamo qui a contare le pecore”. Il Messaggero del 6 agosto titola: “Spiagge vuote, dal Lazio al Salento le località in crisi (e perché): anche Riviera e Toscana lontane dal tutto esaurito. Per la prima volta dopo anni, gli italiani stanno preferendo la montagna al mare in queste vacanze”. E nell’articolo si dà conto di come i giorni feriali gli stabilimenti balneari sembrino “un film in bianco e nero visto alla tv”. E addirittura la ministra del Turismo Daniela Santanchè il 7 agosto ha dovuto intervenire dichiarando: “Parlare di crisi del turismo ad agosto è allarmistico e fuorviante. L’estate non è solo mare. L’Italia è al top del mercato turistico mediterraneo, con prezzi medi più bassi della Grecia e della Spagna”, sottolineando la crescita delle prenotazioni nei mesi di giugno e settembre.
Il quadro dei prezzi arriva dai giornali e dalle associazioni dei consumatori. Nel suo reportage sul Corriere Fiorentino del 3 agosto, si legge che a Baratti (Livorno) “un ombrellone con due lettini costa 30 euro, il parcheggio 2,40 €/h e una frittura 15 euro”, mentre a Punta Ala (Grosseto) “si arriva a 100 euro per la sola postazione”. Secondo un’inchiesta di Altroconsumo diffusa a inizio agosto, il costo medio per ombrellone e lettino è aumentato del 5% rispetto al 2024 e del 17% dal 2021. Il Codacons, citando dati Istat, denuncia un +32,7% per i servizi ricreativi dal 2019.
Gli esempi più eclatanti arrivano dalle cronache: “Fino a 90 euro a Gallipoli” e “120 euro in Sardegna”, scrive Il Mattino il 7 agosto; Repubblica Bari, nella stessa data, riporta che in Salento una “frisa gourmet” costa 17 euro, una puccia oltre 14 euro, e l’acqua 3 euro. Sempre Repubblica Bari cita il Togo Bay di Porto Cesareo, dove si arriva a 100 euro per ombrellone e due lettini. Nel segmento lusso si segnala la “tenda imperiale” del Twiga Beach Club (Marina di Pietrasanta) a 1.500 euro al giorno; l’Augustus Hotel (Forte dei Marmi) a 560 euro, il Nikki Beach in Costa Smeralda a 550 euro e il Cinque Vele Beach di Pescoluse (Salento) a 470 euro.
Il presidente di Assobalneari Italia, Fabrizio Licordari, in una nota del 5 agosto, respinge l’idea di “spiagge inavvicinabili”: “Il sistema balneare italiano è diversificato, offre soluzioni per tutte le tasche. Imputare il calo solo alle tariffe è sbagliato”. Ma lo chef Guido Mori, intervistato da Mowmag il 7 agosto, afferma: “Il problema è il sistema Versilia: offerta noiosa, prezzi alti ovunque. Se per una settimana spendi 800 euro solo di stabilimento, guardi alla Grecia o all’Indonesia”. Marco Daddio, presidente dei balneari di Lido di Camaiore, a La Nazione il 6 agosto, offre invece la versione degli imprenditori delle spiagge: “Chi pensa che possiamo tagliare ancora i prezzi non ha idea di cosa significhi tenere in piedi un’impresa turistica oggi. Abbassare i prezzi significa chiudere. Come la crisi investe le famiglie, investe anche l’azienda. Chi fa impresa, infatti, è una famiglia”. Daddio segnala che “le persone restano 3-5 giorni al massimo, segno che le risorse economiche sono ridotte, ma i veri costi sono benzina, autostrada, parcheggi, ristoranti. Il problema è il potere d’acquisto delle famiglie italiane e i rincari che hanno colpito tutto. Basta andare a fare la spesa per rendersene conto”. Secondo le prime stime dell’Associazione balneari di Lido di Camaiore, uno dei comuni della Versilia, il calo a luglio è del 20% rispetto al 2024. Qui gli ombrelloni si trovano a 25-30 euro al giorno così come in Maremma.
Dal Lazio alla Puglia, il quadro si ripete. Sul Corriere del Mezzogiorno del 7 agosto, si parla di “estate nera per i lidi: vuoti in settimana e pieni solo nei weekend”. Stesse parole per la riva tirrenica: “L’estate nera della Campania e la fuga dai lidi: c’è un calo del 15 %. Ma i balneari negano che sia colpa del caro ombrellone” con tanto di hashtag #SpiaggeVuote per avere una carrellata di immagini. Salvatore Trinchillo (Sib-Confcommercio) parla di calo “più forte del solito” anche nelle località di punta, pur prevedendo un recupero a fine stagione. Al Quotidiano di Puglia, Fabrizio Santorsola (Fiba-Confesercenti) avverte: “Il turista cerca valore, non sconti. E col caldo estremo di luglio molti hanno scelto di spostare le ferie”.
Per gli operatori del turismo manca il ceto medio che era il target della clientela dei bagni. Secondo Fabio Cenni, presidente regionale Assohotel Confesercenti Toscana, “i rincari degli operatori ci sono stati, ma sono legati a un aumento generico dei costi che chiunque faccia la spesa o paghi le bollette può verificare senza indugi. Il problema vero è che a questo rincaro non è corrisposto un aumento del potere di spesa degli italiani, che si trovano oggi più poveri e con meno possibilità di spendere per acquisti non necessari, come la vacanza, l’ombrellone o il ristorante. Dobbiamo ridare potere di spesa agli italiani, ma non aumentando soltanto gli stipendi, perché questo porterebbe altri rincari nei settori ad alta incidenza del fattore umano come nei servizi di ospitalità e ristorazione, bensì attraverso una riduzione del cuneo fiscale e delle imposizioni sui lavoratori dipendenti. Un’azione questa che tutti propongono da decenni, ma che nessuno attua”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore generale di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, che porta i dati del Centro Studi Confcommercio sull’andamento delle spese obbligate nel periodo 1995–2025 come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni, che incidono sempre più sui bilanci familiari. Nel 2025 sono il 42,2% della spesa totale, con un + 5,2 rispetto a 10 anni fa: “Ogni anno, su una spesa media pro capite di 22.114 euro, ben 9.343 euro sono assorbiti dalle spese obbligate”, spega Marinoni. In testa l’abitazione (5.171 euro, +109 euro rispetto al 2024), poi assicurazioni e carburanti (2.151 euro) e l’energia (1.651 euro). Negli ultimi dieci anni, i prezzi delle spese obbligate sono aumentati del 132%, più del doppio rispetto ai beni commercializzabili (+55%) . “In questo contesto, è evidente che toscani e italiani abbiano sempre meno risorse da destinare ai consumi liberi”, conclude Marinoni.
In controluce, emerge la frattura: il modello tradizionale della vacanza stanziale in spiaggia (dove convivono economia familiare, strategie imprenditoriali e identità dei territori) è sotto pressione. Il caldo, i prezzi, le nuove abitudini e la ricerca di esperienze diverse spingono a un ripensamento. Certamente non basta più l’azzurro del mare all’orizzonte per fare pagare qualcosa in più al cliente.
Ma i prezzi intorno al turista/viaggiatore sono da alti in generale, al di là della stagione: se davanti a un piatto di linguine alle vongole in spiaggia si può storcere la bocca se il conto è di 22 euro ma c’è la vista mare a compensare, peggio è se in attesa della partenza, come nell’aeroporto di Bologna, un panino si può pagare ben 8,5 euro, un caffè 1,60 e una bottiglietta d’acqua da 75 centilitri 3 euro. Buone vacanze.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.Per inviare il commento devi
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