Un cantiere museale partecipato. Il caso del MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta


Immagina un museo facile da capire, coinvolgente per te e per i tuoi, che non richieda competenze specialistiche per interagire con oggetti e contenuti. Come può essere questo museo? Il MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta sta provando a crearlo.

Immagina un museo facile da capire, coinvolgente per te e per i tuoi, che non richieda competenze specialistiche per interagire con oggetti e contenuti. Immagina un museo in cui ti sentiresti a tuo agio, dove puoi trovare risposte a domande svariate che nascono dal contenuto esposto, dove potresti comprendere i futuri possibili grazie alle storie che il museo racconta ed una scelta di oggetti curati dal passato. Esiste questa tipologia di museo più esperienziale? Sì, ed è sempre di più in crescita nell’ecosistema museale internazionale.

I musei sono stati da sempre i luoghi per la conservazione, la preservazione e la tutela di oggetti, manufatti e opere d’arte per un pubblico, da visitare, scoprire e conoscere. Questo è spesso il caso delle pratiche museali del sud Europa, che vantano ricche collezioni che, storicamente, traggono origine prevalentemente dallo stesso contesto e paesaggio culturale del museo che li custodisca. Molta enfasi è stata posta sui contenuti all’interno del contenitore museale. Molta meno sui pubblici dei visitatori.

Meta/Mar
Meta/Mar. Foto: Marketing Toys srl
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Meta/Mar. Foto: Marketing Toys srl
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Meta/Mar. Foto: Marketing Toys srl

Poiché la vocazione storica del museo è stata quella di raccogliere e conservare il patrimonio culturale che poi rende accessibile al pubblico in generale, uno sguardo sempre più attento verso il suo pubblico con un approccio umano centrico richiederebbe un assestamento mentale considerevole. Negli ultimi quindici anni, "Il museo partecipativo" di Nina Simon (2010) è stato il libro di riferimento per la progettazione museale partecipativa sperimentate in persona da Nina Simon al Museum of Art and History di Santa Cruz (California, Stati Uniti d’America) nella veste di Direttore esecutivo del museo.

Ma possiamo fare un copia e incolla, o ci sarebbe da percorrere un’altra strada? Bisogna creare soluzioni autoctone che vengono incubate nel territorio stesso. Questo è il caso del METAMAR - Metamorphose 2025 - cantiere museale partecipato che fa parte del progetto di riallestimento del Museo Archeologico Regionale di Aosta. Il museo, aperto da sempre a mettersi in discussione con mostre, conferenze ed eventi didattici che mettono al centro il pubblico museale, ha scelto di fare un ulteriore passo in avanti.

Si potrebbe paragonare il cantiere museale partecipato ad una scatola di attrezzi per costruire una tipologia di museo nuova, uno spazio sperimentale o un laboratorio dove sviluppare nuovi modi di coinvolgimento del pubblico attuale e futuro del MAR. In sintesi il progetto ha lo scopo di trovare la risposta ad una semplice domanda: perché e a che serve un museo? La domanda è d’obbligo ma spesso non viene fatta.

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Meta/Mar. Foto: Alessandro Rabatti
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Meta/Mar. Foto: Alessandro Rabatti
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Meta/Mar. Foto: Alessandro Rabatti

Il percorso intrapreso dal Museo Archeologico Regionale di Aosta (MAR) prevede un nuovo allestimento attualmente in corso di definizione con la scelta di storie da raccontare attraverso una scelta mirata e scientificamente solida di reperti archeologici. Invece di chiudere il vecchio museo, come avviene di solito, la Regione autonoma Valle d’Aosta – Dipartimento per i beni e le attività culturali (Struttura patrimonio archeologico e restauro beni monumentali) ha deciso invece di trasformare il museo in uno spazio sperimentale, simile al concetto di laboratorio, dove possono essere sperimentate pratiche socio-museali con l’intento di creare esperienze partecipative autoctone.

In pratica, il percorso di visita del cantiere museale partecipato ha proprio l’aria di un cantiere edile vero e proprio con lavori in corso. Si è intervenuti sull’allestimento proponendo interpretazioni e pannelli didattici scritti in un linguaggio semplificato con una scelta di contenuti da comunicare intesa proprio per suscitare curiosità e coinvolgimento. Il pubblico in visita ha davanti a sé una scelta di linguaggio comunicativo ed interpretativo da mettere a confronto che lo abilita a mettere a confronto una strategia interpretativa sperimentale che parte dalla domanda di coinvolgimento con quella precedente di stampo più tradizionale. In alcuni casi, si cerca di andare oltre la domanda da stimolo cercando invece un approccio che parte dalla museologia critica chiedendo, per esempio, se il pubblico in visita si sentirebbe a suo agio di fronte a resti umani in mostra (è spesso il caso dei musei archeologici). Alcuni spazi sono stati trasformati molto più di altri, mettendo in relazione materiale interpretativo visivo e testuale con reperti archeologici. Altri saranno sottoposti ad interventi mirati man mano che il cantiere va avanti fino alla chiusura nel mese di ottobre prossimo.

Ci sono poi anche dei momenti “rompighiaccio” per un pubblico con meno dimestichezza con il contenuto di un museo archeologico. All’ingresso, per esempio, il pubblico in visita viene accolto con l’impronta di una mano lasciata sull’argilla fresca di un laterizio del periodo romano invitando il visitatore a relazionare l’impronta di duemila anni con la sua stessa mano. In seguito, uno dei pezzi pregevoli della collezione, un busto di Giove Graio in argento, viene presentato al pubblico in visita con immagini dello stato di conservazione del reperto al momento della scoperta. Il busto, trovato interamente schiacciato, fu riportato allo stato originale dal famoso orafo Renato Brozzi (1885-1963) che ebbe in Gabriele D’Annunzio uno dei suoi principali clienti. Si cerca quindi di stratificare l’esperienza museale di coinvolgimento creando modalità di fruizione anche per pubblico non esperto, aiutandolo a rompere il ghiaccio per innestare la curiosità.

La scatola di attrezzi e strumenti museali creata appositamente per questo cantiere museale partecipato considera il design thinking come uno degli strumenti essenziali con il quale si cercherà di definire modalità di coinvolgimento per il pubblico museale del MAR futuro. L’utilizzo del design thinking da parte dei musei non è una cosa del tutto nuova, in particolar modo per quelli che stanno investendo di più nell’audience development (sviluppo di pubblico). In Italia, ad esempio, il Museo Egizio di Torino lo ha utilizzato per la creazione di un’audioguida già nel 2017. Nel caso del cantiere museale partecipato di Aosta, la scelta di metodologia di design thinking viene dal marketing inteso come l’attività di promozione e vendita di prodotti e servizi. Questo approccio si allinea perfettamente con l’esigenza del museo del ventunesimo secolo di “vendere” esperienze museali fruibili e coinvolgenti.

Nelle prossime settimane, man mano che il lavoro andrà avanti, sarà un piacere condividere ulteriori approfondimenti partendo dall’esperienza di un team multidisciplinare nel sperimentare e definire le soluzioni migliori al museo che verrà.

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Meta/Mar. Foto: Marketing Toys srl
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Meta/Mar. Foto: Marketing Toys srl
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Meta/Mar. Foto: Sandro Debono

METAMAR - Metamorphose 2025: il cantiere museale partecipato è il frutto del lavoro di un team multidisciplinare guidato da Maria Cristina Ronc, responsabile del MAR alla Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Valle d’Aosta al quale fanno parte Gaia Provvedi, Filippo Giustini e Alessandro Rabatti (Marketing Toys SRL), gli archeologi Giordana Amabili, Gwenael Bertocco e Paola Alemanni insieme a Maurizio Castoldi e Alessandra Armirotti della Sovrintendenza. Il sottoscritto fa parte di questo team multidisciplinare nella veste di museologo e pensatore museale.


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Sandro Debono

L'autore di questo articolo: Sandro Debono

Pensatore del museo e stratega culturale. Insegna museologia all'Università di Malta, è membro del comitato scientifico dell’Anchorage Museum (Alaska) oltre che membro della European Museum Academy. Curatore di svariate mostre internazionali, autore di svariati libri. Scrive spesso sui futuri del museo ed ha il suo blog: The Humanist Museum. Recentemente è stato riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica Italiana cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia e dal Ministero della Cultura Francese Chevalier des Arts et des Lettres per il suo contributo nel campo della cultura.



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